Migranti, rimpatri forzati: le raccomandazioni del Garante

di Valentina Stella Il Dubbio 15 novembre 2018

Sei mesi ( dicembre 2017 giugno 2018) per monitorare le operazioni di rimpatrio forzato dei cittadini stranieri. Un lavoro svolto dal Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale nella sua funzione di organo indipendente - con delegazioni formate da membri del Collegio, da alcuni garanti regionali e dai membri dello staff. Il rapporto, presentato lunedì in Senato, non ha solo lo scopo di fornire informazioni sul fenomeno, ma anche quello di evidenziare specifiche raccomandazioni alle Autorità responsabili al fine di rafforzare la tutela dei diritti fondamentali delle persone coinvolte nelle procedure. Al termine delle 20 pagine “Rapporto sull’attività di monitoraggio delle operazioni di rimpatrio forzato di cittadini stranieri”, contiamo 14 raccomandazioni, alcune delle quali meritano di essere elencate in dettaglio.

Cooperazione/ Trasparenza Il Presidente Mauro Palma sottolinea che come “di consueto ha ricevuto un’ottima collaborazione da parte del Ministro dell’Interno”. Tuttavia raccomanda “che sia sempre assicurato il rispetto del ruolo e delle prerogative del monitor ( Garante, ndr) che deve avere accesso a tutte le informazioni pertinenti un’operazione, incluso l’accesso senza restrizione a tutti gli spazi utilizzati e ai rimpatriandi”.

Staff impiegato nelle operazioni/ Professionalità linguistica Di particolare criticità il fatto che il personale responsabile delle fasi preliminari dell’operazione di rimpatrio forzato non riceve alcuna specifica formazione pur entrando e rimanendo solitamente a lungo in contatto con i rimpatriandi: dall’avvio della procedura nel Centro di partenza fino all’arrivo presso lo scalo aeroportuale di partenza. Inoltre “pur apprezzando, in via generale, l’elevato grado di professionalità dimostrato dagli operatori di scorta nel corso delle operazioni, in qualcuna delle operazioni monitorate il monitor ha infatti constatato l’adozione di modi bruschi di interazione con i rimpatriandi che non comprendevano le indicazioni loro rivolte in lingua italiana”. Pertanto raccomanda “che in tutte le fasi di un’operazione di rimpatrio ( o almeno nei voli charter) siano previste professionalità linguistiche in grado di rivolgersi alla persona soggetta al rimpatrio in una lingua a lei comprensibile”.

Preavviso di rimpatrio Va rileva- to - si legge nel rapporto - che l’avvio delle operazioni di rimpatrio, sia nel caso di provvedimenti di respingimento che di espulsione, è stato di fatto comunicato ai rimpatriandi senza alcun preavviso. Il mancato preavviso «può provocare uno stato di angoscia che raggiunge la massima intensità durante l’espulsione e può spesso degenerare in crisi violente ed escandescenze». Secondo il Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa è dimostrato che consentire a una persona di prepararsi in anticipo al rimpatrio è l’approccio più umano ed efficiente. Pertanto il Garante raccomanda di “comunicare preventivamente agli interessati la data della partenza, in modo da consentire loro di organizzarsi per il viaggio, raggruppare per tempo in condizioni dignitose gli effetti personali, avvisare i familiari o comunque le persone di fiducia e/ o l’avvocato per venire a conoscenza di eventuali aggiornamenti riguardanti la lo- ro posizione giuridica”.

Locali utilizzati presso lo scalo aeroportuale di Palermo Si tratta di luoghi adiacenti alla pista ove viene parcheggiato l’aeromobile utilizzato per l’operazione, separati dalle aree di transito dei passeggeri ordinari. Tali ambienti appaiono inadeguati sotto due ordini di profilo: 1) le condizioni materiali degradate e l’assenza di arredi e servizi, 2) il livello di sicurezza degli spazi, le cui possibili vie di fuga determinano l’automatica, generalizzata e preventiva applicazione di strumenti coercitivi con grave pregiudizio della dignità di chi si trovi a subire una tale misura pur mantenendo un atteggiamento cooperativo con le autorità. L’area è totalmente spoglia e priva di arredi, per sedersi vi è solo un tavolaccio posizionato alla meglio su tre blocchi di cemento, la cui seduta “scomoda” è destinata al massimo per otto persone, per tutti gli altri l’unica alternativa è la seduta a terra. Ogni qualvolta debbano essere condotti per qualsiasi motivo all’esterno del locale seminterrato vengono ‘ fascettati’

e accompagnati ‘ a braccetto’ da due operatori fino a destinazione. Ciò considerato, il Garante nazionale raccomanda di intervenire sui locali utilizzati per le operazioni pre- partenza presso lo scalo aeroportuale di Palermo affinché siano riportati in un buono stato di manutenzione e pulizia, resi confortevoli e adattati a riparare e isolare chi vi sosta da qualsiasi condizione climatica, dotati di arredi, quali sedie e tavoli, in quantità sufficienti al numero dei rimpatriandi e degli operatori di scorta, nonché provvisti di bagni direttamente accessibili e distributori di snack e bevande; di interrompere prassi che comportino l’uso sistematico di misure coercitive.

Uso delle misure coercitive In linea generale, anche nelle operazioni condotte mediante voli charter interessate dal presente Rapporto, continua a registrarsi un ricorso intensivo e illegittimo delle fascette in velcro applicate ai polsi dei rimpatriandi in difformità dei principi di necessità, proporzionalità e ricorso come misura di ultima istanza. Il monitor ha verificato che spesso l’applicazione di tale misura coercitiva non viene sospesa nemmeno per consentire la consumazione del pasto, obbligando i cittadini stranieri a portarsi acqua e cibo alla bocca con i polsi legati. Il Garante nazionale raccomanda che nel corso delle operazioni di rimpatrio forzato sia fatto ricorso all’uso della forza e delle misure coercitive nel pieno rispetto degli standard europei e internazionali che ne consentono l’utilizzo solo come misura di ultima istanza, in caso di stretta necessità nei confronti dei rimpatriandi che rifiutano o si oppongono all’allontanamento. Tutela della salute e assistenza sanitaria Persistono invece criticità relativamente alla mancata previsione di un’accurata verifica della compatibilità delle condizioni di salute di ciascun rimpatriando con il viaggio e alla trasmissione da parte delle strutture di trattenimento/ accoglienza delle informazioni di carattere medico. Ciò considerato, il Garante nazionale raccomanda di prevedere che tutte le persone interessate da una procedura di rimpatrio forzato siano sottoposte a una preventiva verifica medica.

Tutela presunti minori ll Garante nazionale stigmatizza la decisione di procedere al rimpatrio di una persona che si è dichiarata minorenne ritenendo che una tale prassi violi la Convenzione sui diritti del fanciullo del 1989. Il Garante nazionale richiama l’esatta applicazione delle norme attualmente in vigore e delle garanzie che devono essere assicurate quando insorga un dubbio sulla minore età di un cittadino straniero. Aspetti critici relativi al diritto alla libertà L’hotspot sarebbe un Centro chiuso da cui non è consentito allontanarsi. “Il Garante nazionale chiede di sapere se si tratta di una prassi diffusa e in ogni caso raccomanda che la privazione della libertà personale dei cittadini stranieri avvenga esclusivamente ai sensi e nei modi previsti dalla legge e che gli hotspot non siano in alcun modo utilizzati come Cpr per trattenere persone destinate al rimpatrio”.

Commenti

Post popolari in questo blog

Le commissioni di inchiesta in Parlamento

«L’avvocato non può essere identificato con l’assistito»

«Ridurre l’arretrato civile del 90%? Una chimera» Nordio ripensa l’intesa con l’Ue