Fegato grasso colpisce 30% degli italiani

Di Valentina Stella Nuovo Corriere Roma Lazio 14 novembre 2018

Mangiamo tanto, spesso in modo scorretto, e soprattutto ci muoviamo poco. Lo sport più comune sembra essere diventato quello di camminare dalla scrivania al distributore di snack e bevande nel corridoio dell’ufficio. Questo malsano stile di vita si protrae spesso per anni. Finiamo così in sovrappeso; in Italia il 45% dei cittadini di età superiore ai 18 anni ha problematiche legate al peso. E ciò può condurre ad una serie di patologie anche gravi. A pagarne le conseguenze è molte volte il nostro fegato, che alla fine diventa "grasso":  il termine medico esatto è steatosi epatica. È normale che il nostro fegato contenga grasso. Ma se il grasso ammonta a più del 5-10% del peso del fegato, allora possono svilupparsi serie complicanze. La steatosi epatica, o ‘fegato grasso’ appunto, colpisce almeno il 25-30% di tutta la popolazione adulta. L’80% degli obesi ne soffre mentre il 10% dei bambini sovrappeso rischia di andare incontro a questa patologia. Numeri destinati ad aumentare a fronte di uno stile di vita scorretto e sedentario. “La steatosi epatica può essere una condizione benigna, ma può progredire verso quadri più seri di infiammazione epatica ed evolvere verso cirrosi ed epatocarcinoma, nonché contribuire alla sindrome metabolica - spiega Claudio Puoti - responsabile del Centro di epatologia all’INI-Istituto Neurotraumatologico Italiano di Grottaferrata - La sua incidenza è in aumento, tanto da essere definita l’epidemia del terzo millennio”.  Delle modificazioni epidemiologiche e cliniche che si stanno susseguendo negli ultimi anni e delle novità diagnostiche e terapeutiche si parlerà il prossimo 17 novembre nel ‘Salotto della Epatologia’, III edizione del convegno di Epatologia dell'INI di Grottaferrata. Nel corso dell’evento verranno proposti confronti tra un epatologo senior, che narrerà la propria esperienza professionale, e un giovane epatologo, che illustrerà le linee guida attuali. “L’epidemiologia delle malattie epatiche in Italia sta cambiando - spiega Puoti - l’epatite C è in rapida riduzione a seguito dell’introduzione dei nuovi farmaci antivirali diretti e nuove tecniche diagnostiche e terapeutiche consentono un controllo sempre maggiore della progressione delle malattie. Ma nello stesso tempo avanzano altre sfide. È in crescita inarrestabile in tutto l’Occidente la prevalenza della steatosi epatica, dovuta a sedentarietà, erronei stili di vita ed errori alimentari, influenze ambientali, fattori genetici. Si rendono quindi sempre più necessarie campagne educazionali rivolte anche ai giovani, data la prevalenza di sovrappeso ed obesità nelle giovani generazioni”. Ma quali sono i sintomi della steatosi? “Essa in genere non presenta sintomatologia, salvo talora un vago senso di peso al fianco destro e una difficile digestione”. Da essa si guarisce pienamente? “Certamente, con attività fisica quotidiana e perdita di peso”. Nuovi strumenti diagnostici permettono ora di individuare il danno epatico in modo sempre più accurato e meno invasivo, consentendo una rapida programmazione del percorso terapeutico. “Una delle ultime rivoluzioni in epatologia è Fibroscan, una sorta di ecografo in grado di misurare in modo esatto la durezza del fegato, dunque la severità della malattia, in alternativa alla biopsia epatica - prosegue l’esperto - Fibroscan, infatti, non è invasivo né doloroso, consente un controllo periodico della patologia e può essere utilizzato anche nei bambini, in casi di alterazione della coagulazione del sangue, cirrotici scompensati. Inoltre - conclude l’epatologo - non ha i rischi di un intervento chirurgico, dura 3-4 minuti e la risposta è immediata. In questo modo si può programmare subito un percorso terapeutico e il controllo successivo. Questo strumento di ultima generazione è utilizzato all’INI di Grottaferrata dal 2016”.

Commenti

Post popolari in questo blog

Le commissioni di inchiesta in Parlamento

«L’avvocato non può essere identificato con l’assistito»

«Ridurre l’arretrato civile del 90%? Una chimera» Nordio ripensa l’intesa con l’Ue