L’assordante silenzio dell’Europa sulla repressione degli ayatollah

di Valentina Stella Il Dubbio 12 gennaio 2018

Al quattordicesimo giorno di manifestazioni in Iran, si contano 50 morti ed oltre tremila arresti, tra cui 90 studenti dell’Università di Teheran, 4 dei quali sono in sciopero della fame dal 29 dicembre, mentre sono centinaia i feriti. Sono i dati allarmanti emersi durante la conferenza stampa di Nessuno Tocchi Caino per appellarsi «al Governo italiano affinché – sottolinea Elisabetta Zamparutti, Tesoriera dell’associazione costituente il Partito Radicale - ci sia più attenzione e sostegno per chi sta ancora lottando per far cadere il regime, espressione di un potere assoluto e teocratico, la cui fine è inesorabile».

Presente l’ambasciatore Giulio Maria Terzi di Sant’Agata: «La narrativa che ci viene propinata da molto tempo è che l’Iran è un Paese stabile, che guarda con fiducia al futuro e che vede nell’Italia la porta serena verso il mercato europeo. Questo dogma è stato diffuso senza vergogna fino a qualche settimana fa. Invece ciò che dimostrano queste manifestazioni è che l’Iran è fortemente instabile e che il regime viene contestato anche al proprio interno. Inoltre l’economia continua ad andare a picco perché i soldi vengono usati per folli spese militari che destabilizzano tutto il Medio Oriente. E in tutto questo l’Europa si fa dettare la politica estera verso l’Iran da Teheran stesso»..

Per Laura Harth, rappresentante del Partito Radicale alle Nazioni Unite, «molti Stati membri europei si stanno infatti inchinando apertamente a vari regimi, quali la Cina, la Russia, l’Iran». Mariano Rabino, deputato di Scelta Civica, condanna «l’atteggiamento di pavidità dell’Europa» che, anche con l’atteggiamento inetto - come più volte sottolineato dai relatori - di Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri, «finisce per legittimare il regime sul piano interno».

Proprio ieri, rende noto alla conferenza il senatore di Forza Italia Lucio Malan, è stato firmato un accordo dal valore di cinque miliardi di euro tra Invitalia - Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, di proprietà del Ministero dell’Economia – e l’amministrazione pubblica di Teheran per sponsorizzare gli investimenti delle nostre aziende nel Paese degli ayatollah: è scandaloso, sostiene Malan «che nella legge di bilancio, all’articolo 32, siano stati previsti 120 miliardi sul versante del sostegno all’internazionalizzazione del sistema produttivo nazionale in Paesi qualificati ad alto rischio, ossia l’Iran. Ho presentato emendamenti per destinare quei fondi altrove, a Stati ad esempio la cui emigrazione è forte, ma è stato inutile perché ci hanno fatto capire che quei soldi sono solo l’inizio di un fondo».

Intanto sottolinea il Segretario di Nessuno Tocchi Caino, Sergio D’Elia «nel corso dei due mandati di Rohani sono stati almeno 3294 i prigionieri giustiziati, tra cui 10 donne, 4 oppositori politici e 4 minorenni, violando tutti i trattati internazionali, senza dimenticare che in Iran gli omosessuali rischiano la pena di morte».

A sostegno di ciò arriva la testimonianza di uno dei leader dei giovani iraniani, ora fuggito e in clandestinità per il timore di essere arrestato, raccolta con difficoltà tramite whatsapp da Antonio Stango, presidente della Federazione Italiana Diritti Umani ( FIDU): «stiamo vivendo in un regime totalitario e di apartheid, dato che a causa della sua interpretazione della religione impone separazione fra uomini e donne, oltre che discriminazioni fra nazionalità ed etnie; e non lascia nessuna via legale per ottenere il rispetto dei diritti».

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