Flick festeggia la Costituzione: «Prima di cambiarla dobbiamo conoscerla »

Di Valentina Stella Il Dubbio 26 gennaio 2018

Presentato nella splendida cornice del Salone Vanvitelliano della Biblioteca Angelica di Roma –  fondata nel 1604 – il libro “Elogio della Costituzione” di Giovanni Maria Flick, pubblicato dalla casa editrice Paoline. A discutere con l’autore del testo a 70 anni dall’entrata in vigore della Carta Costituzionale, c’erano il giornalista Paolo Mieli e l’ex presidente della Camera Luciano Violante. Il filo che unisce i 30 capitoli, “ma non scoraggiatevi – sottolinea Mieli – si tratta di brevi paragrafi molto curati che tracciano un bilancio di questi 70 anni”, si ritrova nella dedica con cui l’ex Ministro della Giustizia apre le pagine: “A chi crede in una Costituzionale attuale, ma da attuare”.  Infatti, sottolinea Flick, “qualcuno pretende e ha preteso di modificare la Costituzione, senza neanche conoscerla. Prima di domandarci se è ancora attuale – sottolinea l’ex Presidente della Corte Costituzionale – occorre chiedersi se è pienamente attuata”. Gli esempi a supporto che Flickcita riguardano in primis l’articolo 27 della Costituzione, quello che prevede la rieducazione  del condannato, messa in pericolo “da un costante aumento del sovraffollamento”, l’articolo 53 che prevede che ognuno paghi le tasse in base alle possibilità economiche, e l’articolo 4 che considera il lavoro come un diritto-dovere.  Non sono mancati anche i riferimenti al referendum del 2016: Flick ha sempre espresso la sua contrarietà e ci piace qui riportare un capoverso del libro: “un grande costituzionalista come Costantino Mortati ricordava, in accordo con il Presidente dell’Assemblea Costituente, Umberto Terracini, come «i banchi del Governo devono restare vuoti quando il Parlamento discute di Costituzione e delle sue modifiche»”. Luciano Violante invece, pur apprezzando l’analisi dei valori di fondo della Costituzione che corre lungo tutto il testo, si chiede perché oltre che dei diritti Flick non si sia occupato anche dei doveri: “Ad ogni nostro diritto corrisponde il dover di qualcun altro. Non c’è purtroppo realtà politica che parli di doveri; è evidente come i gruppi dirigenti si disperdano nella massa, nel consenso, nei sondaggi”. Un altro tema affrontato è stato il legame tra la Corte Costituzionale e la legge elettorale e la quasi certezza che il 5 marzo non ci sarà nessun vincitore ma nessun dirà di aver perso. A conclusione dell’incontro abbiamo posto al professor Flick una domanda su un capitolo del libro, quello intitolato “il mito della razza”. Gli abbiamo chiesto se alla luce degli ultimi accadimenti, ossia relativamente alla poco opportuna dichiarazione sulla razza da parte del candidato di centrodestra alle Regione Lombardia Attilio Fontana, non sia opportuno pensare di togliere il termine dalla Carta Costituzionale: “ la biologia – ci risponde Flick  -ci ha dimostrato che il concetto di razza non esiste ma il dibattito se levarla o lasciarla può essere un’arma a doppio taglio. Il mio auspicio è che il tema del diverso venga affrontato sul piano della sostanza e non su quello meramente semantico”. 

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