Intervista ad Alfredo Bazoli

 Valentina Stella dubbio 10 maggio 2025

Senatore Alfredo Bazoli, membro della commissione Giustizia di Palazzo Madama, il vice ministro Sisto nell’intervista al Dubbio di ieri ha detto che in merito all’iter sulla riforma costituzionale della separazione delle carriere ci sono due soluzioni: fissare l'approdo in Aula senza mandato al relatore, oppure contemplare un budget di ore da dedicare agli esami di emendamenti, esaurito il quale però poi si procede verso l’Aula. Cosa ne pensa?

Mi viene da sorridere. Noi stiamo parlando di una riforma costituzionale che interviene su un aspetto delicatissimo della nostra Costituzione, ossia la magistratura.  Si tratta di un disegno di legge di iniziativa governativa, che la maggioranza pretende di far passare senza neanche un emendamento di maggioranza e di minoranza. E in più vorrebbero anche imporre un contingentamento dei tempi di discussione in commissione oppure andare in Aula senza aver conferito il mandato al relatore. Si tratta di una modalità mai praticata nella storia della Repubblica rispetto ad una riforma costituzionale. Tutto questo è una grave provocazione da parte della maggioranza.

Il numero due di Via Arenula tuttavia sostiene che è proprio il regolamento parlamentare a consentire questa possibilità.

Ma che cosa vuol dire? Ripeto: stiamo parlando di una riforma costituzionale. Non è mai accaduto nella storia di questo Paese che si facesse una riforma così impegnativa della nostra Costituzione senza interloquire con le opposizioni. Sarebbe inaccettabile andare in Aula senza il dibattito in commissione. In più si creerebbe un precedente che rischia di fare scuola. Chiunque in futuro avrà una maggioranza parlamentare e un governo deciso a fare una riforma della Costituzione procederà nello stesso modo: scriverà una riforma della Costituzione, la imporrà al Parlamento, sfruttando le possibilità regolamentari e impedendo, di fatto, un confronto, per poi cercare il plebiscito popolare nel referendum.

Proprio ieri il Ministro Nordio ha dichiarato: “La separazione delle carriere va avanti con molta fatica, perché i regolamenti che sono vecchi, antichi e antiquati e prevedono tutta una serie di step che sono incompatibili con l'organizzazione moderna della società. Però ci sono e vanno rispettati”.

Il Ministro dimostra ulteriormente l'allergia del Governo al ruolo del Parlamento, quasi un fastidio per una funzione che è considerata una perdita di tempo e non l'esercizio della democrazia.

Sempre il vice ministro Sisto ha sostenuto che diversi esponenti delle opposizioni hanno apertamente spiegato le loro proposte come il più classico degli ostruzionismi.

Non è così. Noi abbiamo presentato tanti emendamenti perché è l'unica possibilità che abbiamo per un confronto con la maggioranza su questo tema in quanto, ripeto, siamo dinanzi ad una riforma sulla quale non c'è stata alcuna interlocuzione. Quindi respingo questa lettura e aggiungo, invece, che tutto quello che sta accadendo tra Camera e Senato è figlio della protervia della maggioranza che pretende di cambiare la Costituzione senza una interazione con le forze di minoranze, come sempre accaduto in passato. Oggi invece assistiamo ad una prova muscolare su un tema così delicato come l'equilibrio dei poteri dello Stato: tutto questo è francamente inaccettabile.

Dietro a queste migliaia di emendamenti ci potrebbe essere da parte vostra la volontà di procrastinare al massimo il dibattito e arrivare al referendum a meno di un anno dalle elezioni del rinnovo del Parlamento, in un momento cui il consenso verso il Governo cala fisiologicamente?

Noi non facciamo calcoli rispetto alle tempistiche. Noi vogliamo semplicemente che vengano salvaguardate le prerogative del Parlamento da una forzatura mai vista da chi ha vinto le elezioni.

Negli ultimi mesi si è parlato una magistratura engagé dalla politica: basti pensare alle polemiche per la partecipazione dell’ex presidente dell’Anm, Eugenio Albamonte, in un vostro circolo romano a parlare di separazione. Secondo lei non c’è il rischio che una campagna referendaria portata avanti insieme da partiti come il Pd e esponenti dell’Anm possa comportare il rischio che la magistratura venga accusata di essere politicizzata e così esporla a dure critiche agli occhi dei cittadini?

I magistrati faranno il loro percorso, il partito democratico e le opposizioni il loro. Quando si avvierà la campagna referendaria sarà necessario far capire ai cittadini italiani qual è la posta in gioco di questo referendum.

Sarebbe?

Il tema non è tanto e solo la separazione delle carriere, ma la salvaguardia della separazione dei poteri su cui si fonda lo stato di diritto. Questa riforma si colloca dentro un contesto nel quale oggi, in tante democrazie liberali e occidentali, vediamo che lo stato di diritto è messo fortemente in discussione da molti governi che attaccano libertà e indipendenza di magistratura e avvocatura, mostrando uno spirito autoritario e illiberale. Basta guardare cosa succede negli Stati Uniti. L'Italia purtroppo non è affatto estranea a questo clima, e dobbiamo sapere che approvare questa riforma significa prendere quella direzione.

Due giorni fa la Corte Costituzionale ha salvato l’abrogazione del reato di abuso di ufficio. Il pd ha sempre contestato però questa previsione. Avevate torto?

La Consulta non giudica sulla bontà o meno dell’abrogazione. La Consulta ha detto, da quello che possiamo intuire in attesa di leggere la sentenza, che l'abrogazione dell'abuso d'ufficio non lede i principi contenuti nella Convenzione di Merida. Noi ovviamente prendiamo atto di questa decisione della Consulta, tuttavia questo non sposta molto i termini del problema. Noi continuiamo a ritenere che l'abrogazione tout court del reato di abuso d'ufficio sia stato un errore, una scelta inopportuna perché comunque lascia un vuoto normativo e toglie presidi di legalità e di controllo all’interno della pubblica amministrazione.

A proposito di pubblica amministrazione, nel caso in cui dal Governo e dalla maggioranza si decidesse di scrivere e far approvare una norma di interpretazione autentica della nuova disciplina sul limite dei 45 giorni alle intercettazioni, sareste pronti a veicolare una narrazione per cui si allenta la lotta alla criminalità amministrativa?

Qualsiasi iniziativa finalizzata ad estendere ulteriormente la portata di quella riforma sarebbe per noi criticabile perché andrebbe nella direzione di limitare eccessivamente l'utilizzo di quello strumento di indagine, come abbiamo sempre detto. Termini ridottissimi per lo strumento investigativo rischierebbero seriamente di pregiudicare le indagini sui reati contro la pubblica amministrazione quindi. 

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