Corte dei Conti: non basta costruire nuove carceri
Valentina Stella Dubbio 6 maggio 2025
«In ragione dei costi e delle tempistiche occorrenti per realizzare nuove strutture carcerarie», l’edilizia penitenziaria non può ritenersi «l’unica strada da percorrere per superare il problema del sovraffollamento carcerario»: questo un passaggio importante della relazione concernente “Infrastrutture e digitalizzazione: Piano Carceri” diffusa ieri dalla Corte Conti. Dunque l’organo di controllo si pone in posizione contraria a quella intrapresa dal Governo che invece punta la sua politica penitenziaria esclusivamente sulla costruzione di nuove carceri, escludendo altri tipi di provvedimenti come la liberazione anticipata speciale, indulto e amnistia. Il report, di quasi 300 pagine, ha come oggetto il programma di interventi di edilizia penitenziaria del periodo 2021-2024 e l’attività del Ministero della Giustizia e Ministero delle infrastrutture e dei trasporti rispetto alle scadenze previste. La conclusione è che a dieci anni dal termine della gestione commissariale, persistono situazioni critiche di sovraffollamento carcerario soprattutto in alcune regioni: «Il termine dei lavori appare non ulteriormente procrastinabile soprattutto per interventi che insistono su territori, quali quelli delle regioni Lombardia, Puglia, Campania, Lazio, Veneto e Sicilia, ove il fenomeno del sovraffollamento ha raggiunto livelli elevatissimi». Molteplici, secondo la Corte dei Conti, le cause dei ritardi: dalle inadempienze contrattuali da parte delle imprese ai mutamenti repentini delle esigenze detentive rispetto al passo dei lavori, dalle carenze nei finanziamenti necessari per attuare le modifiche progettuali alla mancanza, presso gli Uffici territoriali (PRAP), di un numero adeguato di dipendenti dotati di competenze tecniche ai fini dell’esercizio delle funzioni legate ai procedimenti di gara. Tra le raccomandazioni della Corte dei Conti quella di «necessità ed urgenza» di giungere «a conclusione gli ulteriori interventi di manutenzione straordinaria già programmati - e tuttora in corso - per il miglioramento delle condizioni ambientali, igienico-sanitarie e trattamentali all’interno degli Istituti». In conclusione, «anche con riguardo alla nuova figura di Commissario straordinario recentemente istituita», la Corte «invita a considerare le criticità fino ad oggi riscontrate ed evidenziate nella presente indagine, anche ai fini del monitoraggio delle attività rimesse all’eventuale soggetto attuatore». Sempre ieri è arrivato anche un report dall’Eurostat, secondo il quale l’Italia è il terzo Paese con le situazioni più critiche per quanto concerne il sovraffollamento. «Nel 2023, 13 paesi dell'UE hanno registrato celle carcerarie sovraffollate. Il tasso di sovraffollamento più elevato è stato osservato a Cipro, con un tasso di occupazione delle carceri del 226,2%, seguito da Francia (122,9%) e Italia (119,1%)», si legge nel documento. E stando alle statistiche di oggi del Ministero della giustizia siamo oltre il 120 per cento. Rispetto a questo quadro, il ministro della Giustizia Nordio ha ripetuto quanto detto già in tante altre occasioni: «Le carceri sono un problema quotidiano. Adesso abbiamo il commissario straordinario che ha poteri piuttosto estesi, abbiamo trovato anche buoni fondi per ampliare le strutture carcerarie. L'Italia non è la California o l'Arizona dove puoi instaurare 500 moduli in un mese, piazzandoli nel deserto. Qui da noi, per rimuovere una porta all'interno di Regina Coeli, abbiamo avuto un veto da parte delle Belle Arti, perché sono elementi vincolati». Secondo il Guardasigilli «è difficile erigere o anche modificare strutture per fare delle carceri, però ce la stiamo mettendo tutta. C’è bisogno essenzialmente di spazi e in Italia non è facile trovarli. Per questo stiamo pensando a edifici compatibili come le vecchie caserme dismesse o anche altri edifici», ha concluso Nordio. Di diverso parere le opposizioni. Secondo la responsabile giustizia del Partito democratico, la deputata Debora Serracchiani, «il problema del sovraffollamento delle carceri è un problema che noi, come Pd, ormai da molto tempo abbiamo fatto presente al governo, un governo sordo e cieco con occhi rivolti solo ai numeri del passato ma senza proposte concrete che guardino al futuro. Oggi (ieri, ndr) la Corte dei Conti ribadisce quello che già aveva detto il Pd: la situazione è grave, mancano strutture adeguate, i detenuti vivono in condizioni igienico - sanitarie precarie e le condizioni di lavoro degli operatori sono indecorose. Ma soprattutto mancano i fondi per finanziare nuovi progetti, per costruire nuove strutture e rendere più accessibili e vivibili quelle esistenti laddove possibile». Per Riccardo Magi, deputato di +Europa, «il Governo è completamente assente sulla questione delle carceri. Ripropone la soluzione edilizia invece che ribaltare il tema come dovrebbe fare: il punto è evitare che più persone vadano in carcere, non costruire nuove carceri». Anche per Fabrizio Benzoni, deputato di Azione, la relazione della Corte dei Conti «conferma, punto per punto, ciò che da anni denunciamo inascoltati: il fallimento strutturale del Piano Carceri, l'incapacità di realizzare interventi già finanziati e programmati, e la totale assenza di una visione coerente per la gestione della popolazione detenuta».
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