Intercettazioni: crisi in maggioranza

 Valentina Stella dubbio 7 maggio 2025

Si può parlare di principio di crisi di panico e a innescarla sarebbe la nuova disciplina sul limite a 45 giorni alle intercettazioni. Quando è stata approvata qualche mese, la norma era stata salutata favorevolmente da tutta la maggioranza come argine all’abuso dello strumento investigativo e inserita nella lista delle poche ma buone riforme portate a casa. E invece adesso sembra creare problemi tra gli azionisti di Governo. Com’è noto la circolare interpretativa del procuratore capo di Messina, Antonio d’Amato, ha inteso sottrarre i reati contro la pubblica amministrazione da quelli soggetti ad un limite per le intercettazioni. Eppure quando la legge è stata approvata sembrava essere pacifico agli occhi di tutti che non fosse così. Al contrario, adesso, tutti sembrano avere dubbi su tale aspetto. Tanto è vero che lo stesso deputato Tommaso Calderone, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia della Camera, e strenuo difensore della interpretazione della norma per cui si applicherebbe anche ai reati contro la PA, si è reso conto che è necessario elaborare una norma di interpretazione autentica per dirimere in via definitiva la questione. Ma sono tutti d’accordo all’interno della maggioranza? Per il momento c’è molta cautela. E che non ci sia una posizione netta e compatta tra i partiti che appoggiano l’Esecutivo lo dimostrano anche le dichiarazioni rilasciate al Dubbio da alcuni parlamentari. Per la senatrice del Carroccio Erika Stefani, che fu relatrice del provvedimento in commissione giustizia di Palazzo Madama, «La proposta diventata legge è frutto anche di un emendamento relatore (io ero relatrice) riformulato dal Governo e la norma pare chiara ed equilibrata. In ogni caso, se ci sarà un testo, lo valuteremo. In generale, a prescindere dal caso particolare, posso dirle che come Lega siamo favorevoli ad una riforma complessiva nei reati contro la Pa, come già chiesto con un nostro ordine del giorno accolto dal Governo, e non a provvedimenti che intervengano a spot sulla materia». Anche per il senatore Sergio Rastrelli di Fratelli d’Italia, Segretario della commissione Giustizia del Senato, benché la norma «appaia sin troppo chiara e lineare già nella sua attuale formulazione» e che «solo letture distorte o faziose possono aggirarne il disposto» tuttavia «in caso di eventuale malafede interpretativa, il rimedio è altro». La lettura dietro a tutto questo potrebbe essere legata sempre al referendum sulla separazione delle carriere. Ormai lo sappiamo: Meloni e Nordio non vogliono correre alcun rischio rispetto alla vittoria referendaria. E anche se i sondaggi li danno in vantaggio, meglio evitare qualsiasi piccolo intoppo. Tuttavia, se tra qualche giorno la maggioranza approvasse una norma di interpretazione autentica nel senso voluto da Forza Italia, le opposizioni avrebbero gioco facile nell’accusare strumentalmente gli avversari di voler allentare la lotta alla criminalità amministrativa, di favorire l’impunità tra i colletti bianchi. Quindi, al di là della questione puramente tecnica, la partita tra maggioranza e minoranze parlamentari sarebbe di immagine agli occhi dei cittadini. E non è una partita che conviene giocare a chi vuole arrivare immacolato all’appuntamento referendario. Comunque ieri alle 20 scadeva anche il termine nelle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia di Montecitorio per la presentazione degli emendamenti alla legge di conversione del dl sicurezza. Nel momento in cui scriviamo si apprende che Forza Italia non ha presentato alcun emendamento per inserire una interpretazione autentica della norma sulle intercettazioni, in quanto manca all’interno del provvedimento un aggancio ad un articolo simile per materia. Ma, rispetto alle esigenze del Governo che non avrebbe voluto emendamenti da parte delle forze di maggioranze per non dilatare ulteriormente i tempi, gli azzurri hanno fatto il contrario.  «Noi – ha spiegato Enrico Costa all'AdnKronos- insistiamo sul nodo del ricorso alla custodia cautelare» da limitare il più possibile e «sui diritti della difesa da salvaguardare». Costa ne ha fatto una questione di principio, di garantismo giuridico, «che noi di Forza Italia non possiamo non porre. Non era possibile non intervenire», ha detto ancora rivolto alle altre forze di maggioranza, dopo l'iniziale intesa su quota emendamenti zero. «Vedremo se saranno ammessi», ha concluso il parlamentare. «Per quel che mi riguarda - ha commentato invece a Public Policy la relatrice di FdI, Augusta Montaruli - il provvedimento va approvato così com'è, perché già accoglie il lavoro parlamentare che era stato fatto e gli accorgimenti tecnici richiesti». Da parte della Lega, principale sponsor della stretta sulla sicurezza, prevista dal decreto, verrà invece presentati solo una manciata di emendamenti, alcuni legati a norme di sostegno all'attività della polizia locale. «Il nostro obiettivo – ha sottolineato con l'Adnkronos il deputato Igor Iezzi- è approvare il testo il prima possibile, come diciamo da tempo, possibilmente entro un paio di mesi» perché «si tratta infatti di un provvedimento già esaminato dalla Camera, poi finito in Senato e ora di nuovo a Montecitorio».

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