Dell’Utri, il Tribunale rinvia ancora

Valentina Stella Il Dubbio 3 febbraio 2018

È attesa per l’inizio della prossima settimana la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma sulla scarcerazione di Marcello Dell’Utri per motivi di salute: il 76enne ex senatore soffre infatti di una grave cardiopatia, di diabete e a luglio gli è stato anche diagnosticato un tumore maligno alla prostata. Ieri vi è stata l’udienza durante la quale il pg si è espresso contro la sospensione della pena chiesta dai legali di Dell’Utri, Simona Filippi e Alessandro De Federicis. Il 5 dicembre scorso lo stesso tribunale aveva respinto la richiesta di scarcerazione, nonostante gli stessi consulenti della procura si fossero espressi per la incompatibilità tra le sue condizioni di salute e lo stato di detenzione. Dell’Utri ha assistito all’udienza, che per sua richiesta si è tenuta a porte aperte, in videoconferenza, dal carcere di Rebibbia dove sta scontando la condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa, ma non è intervenuto. ' Ci auguriamo che i magistrati prendano provvedimenti che tutelino la salute del detenuto e soprattutto siano praticabili, cosa che fino a oggi non è avvenuta', ha dichiarato l’avvocato Filippi. ' Chiunque firmi una detenzione domiciliare per Dell’Utri si espone a critiche”, ha aggiunto il collega De Federicis.
L’ipotesi di spostarlo in una struttura ospedaliera per detenuti non sarebbe praticabile per la sua condizione di cardiopatico, come inattuabile sarebbe la radioterapia a livello ambulatoriale. La richiesta di scarcerazione avanzata dagli avvocati prevede la sospensione della pena per effettuare le cure presso la struttura Humanitas di Milano. «Contro papà c’è un particolare accanimento da parte della magistratura – racconta al Dubbio Marco Dell’Utri, figlio di Marcello -, se oggi ( ndr ieri) ci fosse stata una giuria popolare, preso atto di tutte le carte, avrebbe deciso a favore della scarcerazione di mio padre; non vorrei che fossimo in presenza di una magistratura politicizzata; spero comunque che i giudici prendano una decisione con serenità, dopo aver analizzato tutti gli aspetti di questa vicenda, che ha provato tutti noi vedendo papà, che è la persona più buona del mondo e non farebbe male a nessuno, in tale situazione di ingiustizia. In questi giorni - ha concluso - lo stanno salvando lo studio e i libri». «Il diritto alla salute dovrebbe essere al di sopra della pena», ha dichiarato invece Miranda Ratti, moglie di Dell’Utri, che nel pomeriggio di ieri è intervenuta all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2018, organizzata dalla Camera Penale di Firenze. «Se mio marito si fosse chiamato Mario Rossi, oggi sarebbe già fuori, come dimostrano altre decisioni in merito a casi meno gravi di Marcello. I magistrati hanno paura ad applicare un diritto, quello alla salute, che rimane così solo sulla carta. Il problema è che i magistrati non vogliono prendersi la responsabilità di liberare – se così si può dire – mio marito. Anzi cercano di applicare una giustizia folle e delirante se arrivano a proporci di farlo curare in una struttura privata, piantonato 24 ore, e tutto a nostre spese».

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