Bernardini: «Ad aprile 2016 ci furono gli Stati Generali...»

di Valentina Stella Il Dubbio 20 febbraio 2018

Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, lo ha confermato domenica nella trasmissione di Lucia Annunziata: giovedì il Consiglio dei ministri dovrebbe dare il via libera alla riforma dell’ordinamento penitenziario. Minniti ha dichiarato che «si tratta di un atto dovuto ma anche di un atto di civiltà attraverso cui si affronta il tema della carcerazione per bilanciare la pena ma anche il riscatto del detenuto». Ieri l’Associazione Antigone e il Coordinamento Nazionale degli Operatori per la Salute nelle Carceri Italiane hanno organizzato a Roma un “Dibattito sulla riforma dell’ordinamento penitenziario”. Pasquale Bronzo, ricercatore di diritto processuale penale della Sapienza di Roma, ha evidenziato i numeri del lavoro in carcere, tema stralciato dalla riforma per una questione di copertura economica ma anche perché “il carcere è poco adatto al lavoro come produttore di beni e servizi, se solo pensiamo a come viene scandito il tempo in carcere. Pertanto solo il 21% dei reclusi lavora e l’ 80% di questi compie semplici servizi di istituto”. Presente tra i numerosi relatori Rita Bernardini del Partito Radicale: «È da sottolineare che l’evento conclusivo degli Stati Generali dell’Esecuzione Penale è avvenuto il 19 aprile 2016 e oggi ancora il provvedimento dell’ordinamento penitenziario non è stato ancora varato. Il ministro Orlando ha più volte promesso che i decreti sarebbero stati presentati al Consiglio dei ministri ma di fatto siamo ancora in questa situazione. In tutto ciò, nonostante la mobilitazione di diverse associazioni, è da rilevarsi il silenzio quasi assoluto della stampa».

L’esponente radicale critica poi, perché infondata, la nota dell’associazione “Vittime del Dovere” che rappresenta le famiglie di apparentanti a forze dell’ordine, armate e magistratura, caduti per mano di criminali comuni, mafia e terrorismo, che chiede al governo di non approvare la riforma dell’ordinamento penitenziario definendola ' una svuota carceri mascherata, fino alla rottamazione del 41bis”.

Stefano Anastasia, garante dei detenuti della Regione Lazio, ha concluso l’incontro: «È essenziale salvaguardare, nonostante le deleghe inattuate, le finalità della riforma in ordine al superamento delle condizioni ostative all’accesso alle sanzioni alternative al carcere, essendo per me il carcere l’ultima ratio. Un problema che andrebbe risolto è quello dei luoghi di dimora sociale dove far scontare i domiciliari a chi non ha una residenza da indicare e si tratta di un tema che va affrontato dagli enti territoriali».

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