Vade retro riforme Toghe pronte alla riscossa

 di Valentina Stella Il Dubbio 7 agosto 2021

«Noi abbiamo la legislazione antimafia più evoluta al mondo, almeno prima della riforma Cartabia che mi auguro, sogno, fantastico non venga approvata in Senato»: se sia una ironica iperbole o una reale speranza non lo sappiamo ma le parole pronunciate dal procuratore Nicola Gratteri in un dibattito sulla legalità svoltosi due sere fa a  Diamante aprono ufficialmente lo scontro in vista dell'approvazione autunnale della riforma della giustizia penale in Senato. Come anticipato ieri, la strada per il Governo è in salita, benché abbia incassato la fiducia e il voto finale alla Camera. I giocatori che si stanno muovendo sul tavolo del risiko avranno il mese di agosto per rafforzare gli schieramenti e prepararsi alla battaglia di settembre; tuttavia già iniziano ad inviare segnali precisi. Lo ha fatto anche ieri dalle pagine del Corsera il presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, Giuseppe Santalucia, che sul sistema di proroghe per i processi complessi ha dichiarato che bisognerebbe prevederle anche per lo stalking, reati ambientali, infortuni sul lavoro.  «Omissiva, scellerata, irragionevole» sono invece gli aggettivi che il magistrato Enrico Zucca, sostituto procuratore generale a Genova, ha utilizzato sul Domani per bocciare la 'mediazione Cartabia'. La magistratura si sta compattando per minare il risultato ora raggiunto dal premier Draghi e della Cartabia? Se ci sia un disegno, lo lasciamo dire ai complottisti, noi ci limitiamo a guardare ai fatti e proviamo ad immaginare gli scenari futuri che comprendono altri possibili terreni di scontro sulle riforme in cantiere, tutte volte a rafforzare le garanzie costituzionali e a restituire credibilità al sistema giustizia e alla magistratura. Il primo dei quali è quello sul decreto attuativo di recepimento della direttiva europea sulla presunzione di innocenza. Si tratta di un tema su cui la Ministra Cartabia ha richiesto sin da subito l'attenzione del Parlamento; messaggio colto immediatamente dal responsabile Giustizia di Azione, Enrico Costa che, nel day after dell'approvazione dello schema di attuazione in Cdm, dice: «Le denominazioni delle inchieste sono scelte sapientemente per rafforzare l’impianto accusatorio e per evocare una ‘condanna certa’. Spesso vengono smentite dalle sentenze, ma restano impresse nell’opinione pubblica ben più delle assoluzioni. Mai più nomi roboanti solo per i titoli dei giornali.Ora il provvedimento arriverà nelle commissioni parlamentari. Ci saranno resistenze conservative, ce le attendiamo: senza conferenze stampa e nomi alle inchieste in tanti usciranno dai riflettori e parleranno solo attraverso gli atti, come la civiltà giuridica stabilisce». Sullo stesso fronte anche l'onorevole di Italia Viva Catello Vitiello (oggi con una intervista su questo giornale a pag 4), il cui ordine del giorno volto ad incentivare la garanzia della segretezza delle indagini per tutelare l'indagato è stato accolto dal Governo. Questo scenario sfida talmente tanto la magistratura che lo scontro è pronto ad accendersi. Ed infatti la prima resistenza arriva sempre dal vertice dell'Anm che da Repubblica avverte: « La direttiva europea sulla presunzione d’innocenza esiste, e bisogna tenerne conto. Ma non credo che le conferenze stampa potranno essere abolite perché sarebbe un danno al diritto all’informazione».  Stessa posizione espressa da Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia della Camera. Non è difficile pensare che soprattutto certa magistratura requirente sia già pronta  a compiere una operazione di distrazione di massa: intraprendere una battaglia contro il fronte garantista accusato di voler mettere in bavaglio alla stampa in modo da far dimenticare tutti gli scandali che la stanno attraversando da Milano a Roma, tanto per cominciare. Chi potrebbe giocare iI ruolo del mediatore è il Partito Democratico: se è vero che  il Governo ha accolto un ordine del giorno  a prima firma del vice capogruppo dem alla Camera Piero De Luca a favore del recepimento tempestivo della direttiva stessa, lo stesso De Luca però precisa al Dubbio: «comprendo e condivido le preoccupazioni del Presidente Santalucia ma mi sento di tranquillizzarlo in quanto il recepimento integrale della direttiva non mette affatto in discussione il diritto all'informazione e alla libertà di stampa. Semplicemente mira a tutelare la dignità di una persona sottoposta ad indagini e a non adoperare modalità informative che portino a considerarla già colpevole agli occhi dell'opinione pubblica. Noi lavoreremo per trovare una soluzione equilibrata senza cadere in alcun eccesso: nessuno vuole mettere bavagli ma argini ad un eccesso di comunicazione sensazionalista che svilisce troppo spesso la presunzione di innocenza». Un'altra strada impervia per il Governo sarà quella di riforma dell'ordinamento giudiziario e del Csm. Ad animare il dibattito non ci sarà solo la campagna referendaria promossa da Lega e Partito Radicale, ormai ad un ottimo punto di raccolta firme, ma anche l'ancestrale scontro tra chi vede in ogni proposta innovatrice un attentato all'autonomia dell'ordine giudiziario e chi desidera una capitolazione, una normalizzazione di una magistratura, caratterizzata da troppi eccessi distorsivi della sua funzione. E sicuramente la magistratura associata farà una forte opposizione al sorteggio, a cui sarebbe affidato il compito di espellere il correntismo dal Csm. 

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