La partita sulla riforma non è chiusa

 di Valentina Stella Il Dubbio 6 agosto 2021

Diciamolo chiaramente: la partita sulla riforma della giustizia penale, appena approvata alla Camera, non è affatto chiusa. Ora la 'mediazione Cartabia' dovrà passare all'esame del Senato che riprende i lavori il 7 settembre. Un mese e più per dare tempo di pensare a miglioramenti o peggioramenti, a seconda dei punti di vista. Il Governo vorrebbe blindare quanto raggiunto fino ad ora e fare solo un passaggio formale a Palazzo Madama ma i segnali che potrebbe non andare così ci sono tutti. Mettiamoli semplicemente in fila: per il presidente dell'Anm Santalucia, intervistato a RadioRai1, oltre ai reati esclusi dalla tagliola dell'improcedibilità, come quelli per mafia, ci sono altri processi che meriterebbero di essere inseriti nell'elenco di quelli che avranno un regime diverso, come la morte sul lavoro e i reati ambientali. Proprio sugli eco-reati, il M5s tre giorni fa ha votato a favore di un odg della deputata Muroni di FacciamoEco per inserirli tra quelli a proroghe indeterminate, su cui il sottosegretario Sisto aveva espresso parere contrario a nome del Governo. E poi c'è il caso dei reati contro la Pubblica Amministrazione, vessillo dei grillini: per ora esclusi da quelli a binario diverso da quello della prescrizione processuale, potrebbero essere terreno di scontro al Senato. A questo scenario si devono aggiungere i pungoli che arrivano da altra magistratura: nell'articolo di Nello Rossi, esponente di spicco di Magistratura Democratica, ospitato proprio su questo giornale, c'è chiaramente un allarme sull'eccessiva discrezionalità lasciata in mano ai giudici nella gestione delle proroghe. E l'accademia continua a stigmatizzare i pericoli degli effetti sull'improcedibilità, con una nuova preoccupazione, come ci spiega Giorgio Spangher, professore emerito di diritto processuale penale: «l'articolo 2 della riforma relativo alla nuova prescrizione è legge ordinaria, immediatamente vigente. La mediazione sottesa a questa parte della riforma, per cui in base ai reati ci sono binari diversi per concludere i processi, porta al pericolo che tra qualche mese qualsiasi reato ritenuto di emergenza sociale, come quello ad esempio sulla cybersicurezza di cui si discute molto in questi giorni, potrebbe senza problemi essere posto tra quelli a regime particolare». In conclusione se il Senato a settembre modifica in qualche punto la riforma, essa dovrà tornare alla Camera e tutto sarà facilmente rimesso in discussione.

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