Il flop dell'inchiesta sul Petruzzelli
di Angela Stella il Riformista 20 maggio 2020
Carlo Maria Capristo, 67 anni,
entra in magistratura dai primi anni ottanta. Prima di arrivare alla Procura di
Taranto nel 2016, Capristo è stato prima a Bari, dove ha ricoperto l’incarico
di sostituto procuratore occupandosi di inchieste delicate. La più nota è
quella sull’incendio doloso del teatro Petruzzelli, distrutto all’alba del 27
ottobre del 1991, e terminata con l’assoluzione dei principali imputati. Dal primo momento gli investigatori imboccarono
la pista che portava all’ex gestore, Ferdinando Pinto. Il pm decise di
ascoltare l’indagato Pierpaolo Stefanelli, malato terminale di Aids, ricoverato
nell’ospedale di Catania, e morto dieci giorni dopo. La testimonianza fu resa
in assenza del legale e divenne importante per accusare Pinto; l’uomo fu
arrestato con l’accusa di aver commissionato il rogo e di concorso in
associazione a delinquere di stampo mafioso. Tredici anni di carcere fu al
processo la richiesta dell'accusa, e, in attesa dell' espiazione della pena,
anche un regime da sorvegliato speciale. Pinto, invece, fu poi rimesso in
libertà e infine, nel 2007, del tutto scagionato. Il procuratore della
Cassazione disse che il processo non si sarebbe mai dovuto celebrare. Tra il 1995 e il 1996, come riferì Il
Giornale, è lo stesso Capristo a finire sotto la lente degli inquirenti, che lo
accusavano di aver fornito notizie sulle indagini a Francesco Cavallari, noto
alle cronache come il re Mida della sanità privata italiana, uomo chiave di
un’inchiesta su un presunto intreccio tra criminalità, affari e politica.
Capristo venne assolto. Nel 2008 diviene capo della Procura di Trani. Anche lì
la sua carriera è segnata da clamorose inchieste come quella contro le
principali agenzie di rating mondiali, Moody’s, Fitch e Standard & Poor’s,
responsabili a suo dire di aver tagliato il rating italiano ingiustificatamente
e manipolato il mercato: pure in questo caso arrivarono, tra l’altro, sette
assoluzioni. Un altro caso che giunse alla ribalta nazionale fu quello relativo
al nesso di causalità tra somministrazione del vaccino contro morbillo e
parotite e insorgenza dell’autismo, a partire dalla denuncia di alcuni
genitori. Una teoria alquanto stramba, come conclamato dalla comunità
scientifica internazionale, il cui esito giudiziario terminò con una
archiviazione. Il nome di Capristo finì
poi nel 2009 sulle pagine del Fatto Quotidiano che pubblicò l’intercettazione
di una telefonata tra lui e il suo legale, in cui Capristo raccontava di aver
incontrato ‘Raffaele’, individuato nel ministro Fitto, il quale gli era
sembrato intenzionato a “sbarrare la strada” a un magistrato barese proposto
quattro mesi prima dal Csm per la procura di Brindisi. Tutto finì in un non
nulla. Non si sa ancora invece come finirà un'altra questione: nel luglio 2019
la Procura di Messina ha iscritto nel registro degli indagati, per abuso
d'ufficio, proprio Capristo. Le accuse si riferiscono all'epoca in cui il
magistrato era a capo sempre della Procura di Trani e riguardano la vicenda
dell'esposto anonimo su un presunto complotto contro l'Eni e il suo ad Claudio
Descalzi recapitato alle procure di Trani e Siracusa. Secondo gli inquirenti
Capristo trasmise gli atti a Siracusa invece che a Milano, naturale sede
dell'inchiesta sul falso complotto. In
questo momento nella mani di Capristo c'erano
le sorti dell'Ilva e di Arcelor Mittal.
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