Maurizio Turco: «In giro per l’Italia nel segno di Pannella»

di Valentina Stella Il Dubbio 1 settembre 2017

Se si chiede a Maurizio Turco, al vertice della Presidenza del Partito Radicale, di fare un bilancio della Carovana per la Giustizia in corso in Sardegna, preferisce parlare di racconto: «Quello iniziato lo scorso settembre con la mozione approvata dagli iscritti al Congresso di Rebibbia per riformare la giustizia, proseguendo la battaglia storica di Marco Pannella. Da allora abbiamo organizzato due marce per l’amnistia e l’indulto, abbiamo visitato oltre 200 carceri e abbiamo proseguito questo cammino ideale ma anche materiale, fatto di chilometri e chilometri in giro per l’Italia». Da giugno infatti il Partito Radicale è impegnato a girare in camper la penisola per raccogliere le firme sulla proposta di legge per la separazione delle carriere dei magistrati, promossa dall’Unione delle Camere Penali Italiane. Prima la Calabria, poi la Sicilia, ora la Sardegna fino al 3 settembre e poi la Puglia.
«Siamo stati molto severi con noi stessi in questa Carovana sarda, - prosegue Turco - con un calendario molto stretto e faticoso, però ne vale davvero la pena quando nelle carceri c’è riscontro, non solo dei detenuti, ma anche degli agenti e dei direttori.
Facendo sottoscrivere la proposta di legge ai detenuti vogliamo dare anche a loro il diritto di poter determinare la vita del Paese». E i numeri sono confortanti: sono oltre 6000 le adesioni raccolte fino ad ora nei tre tour, contribuendo dunque in maniera significativa alle oltre 62000 firme portate a casa dei penalisti. «Questa lotta, questo incontro con le Camere Penali - ci tiene a ribadire Turco - è qualcosa che va perseguito fino in fondo, e oltre. Per costruire insieme qualcosa di nuovo che vediamo già crescere».
Tale sinergia tra Partito Radicale e avvocati si è tradotta anche in molte iscrizioni, come ha specificato Gian Domenico Caiazza, Responsabile dei Rapporti Istituzionali dell’Unione delle Camere Penali: «Voglio sottolineare la fecondità di questo incontro tra l’Ucpi e il Partito Radicale. Gli avvocati stanno iscrivendosi a centinaia perché hanno capito la natura transpartitica del Partito. La sopravvivenza del Partito Radicale è una garanzia per i diritti di tutti i cittadini».
Ma per sopravvivere, il Partito, come deciso in mozione, deve raggiungere 3000 iscritti entro il 31 dicembre, da confermare anche nel 2018: ad oggi quelli totali sono 1710, a cui si aggiungono 500 parziali.
Il problema però rimane l’informazione: «Due giorni fa nel carcere di Cagliari, dove siamo stati guidati dall’ex cappellano don
Ettore Cannavera, abbiamo assistito ad un atto di autolesionismo di un detenuto di vent’anni che con una lametta si è fatto dei tagli ai polsi. Per non parlare del fatto che in quell’Istituto oltre la metà dei reclusi ha problemi psichiatrici o di tossicodipendenza. Questo è solo un esempio delle degradanti condizioni in cui versano le nostre carceri. La questione giustizia è stata tuttavia cancellata dall’informazione. Dove sono i dibattiti televisivi? Ci sono milioni di processi accumulati di cui nessuno parla e i primi a pagarne le conseguenze sono le vittime dei reati», conclude Turco.

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