Mattarella alla polizia penitenziaria: «Siete un presidio per la sicurezza »

di Valentina Stella Il Dubbio 20 settembre 2017

Lo splendido scenario delle Terme di Caracalla ha incorniciato ieri a Roma la celebrazione del bicentenario del corpo di Polizia Penitenziaria, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nel suo discorso il Capo dello Stato ha parlato di «innegabili criticità del sistema carcerario» a cui fanno fronte con «abnegazione, spirito di servizio e non comune professionalità» gli agenti penitenziari contribuendo quotidianamente «al mantenimento dell’ordine» e assecondando «il complesso percorso di rieducazione dei condannati, dando così adempimento ai precisi obblighi in tal senso sanciti dalla Costituzione», pur nelle «situazioni di sofferenza e di disagio proprie della realtà carceraria». Accanto a Mattarella il ministro della Giustizia Andrea Orlando: «Il corpo di Polizia Penitenziaria ha costantemente rappresentato un presidio essenziale per la sicurezza della Repubblica, rendendo tangibile la presenza dello Stato in un luogo cruciale per la democrazia come il carcere». Orlando ha sottolineato poi l’apporto cruciale che la Polizia Peniten- ziaria offre contro la radicalizzazione in carcere: «Nella consapevolezza dei rischi che affronta il nostro Paese, in un delicato scenario geopolitico, caratterizzato da minacce ibride e spesso inedite, nonché da dinamiche di radicalizzazione che richiedono un attento monitoraggio, occorre soffermarsi anche sul ruolo del Corpo in materia di sicurezza». E ha concluso con l’invito a «evitare che una maggiore apertura del carcere si traduca in una flessione degli strumenti di controllo e in maggiori rischi di sopraffazione e violenza».
Alla cerimonia ha partecipato
anche una componente del Consiglio nazionale forense, l’avvocato Donatella Ceré, che ha rappresentato il presidente Andrea Mascherin. A fare gli onori di casa il responsabile del Dipartimento dell’amministra-zione penitenziaria, Santi Consolo: «Il ruolo della polizia penitenziaria è, oggi, quanto mai strategico e incisivo per la sicurezza del Paese. Essa infatti rappresenta lo Stato negli istituti penitenziari, dove è chiamata ad agire con fermezza, equilibrio, saggezza e con la più generosa disponibilità, per finalità di alto valore sociale. Del che, purtroppo, non sempre nei mass mediasi trova adeguato riconoscimento». Il responsabile del Dap ha poi alzato il tono quando si è rivolto ai rappresentanti sindacali – Sappe, Osapp, Uilpa, Sinappe, Fns– Cisl, Uspp, Cnpp e Fp– Cgil – che nelle stesse ore avevano convocato una manifestazione a Montecitorio «per rivendicare più sicurezza nelle carceri, ma anche nuove assunzioni, nuove dotazioni di risorse finanziare e tecnologiche e adeguati stanziamenti per il rinnovo del contratto scaduto oramai da dieci anni». A loro Consolo ha risposto richiamando il senso di responsabilità: «In questo momento di transizione faccio appello al senso di responsabilità delle forze sindacali con un saluto che vuole, anche, essere segno di intento collaborativo».
Al termine della cerimonia, a cui erano presenti la sottosegretaria Maria Elena Boschi, la presidente della Camera Laura Boldrini, il sottosegretario Gennaro Migliore, oltre al conferimento della medaglia d’oro al valore civile alla bandiera del Corpo, sono state consegnate medaglie, alla memoria, ai familiari di due agenti che si sono distinti per meriti morali e civili: Calogero di
Bono, torturato e ucciso dalla mafia il 28 agosto 1979, e Carmelo Magli, morto in un agguato di mafia nel 1994.

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