Salvini vuole rivedere il reato di tortura

 Angela Stella Unità 26 giugno 2025

Serve “rivedere, circoscrivere e precisare reato di tortura”, ha annunciato ieri il vice premier Matteo Salvini: “È una cosa da fare e chi se non la Lega può farlo”, ha aggiunto nel corso di un'iniziativa del suo partito a Montecitorio sull'impatto del decreto sicurezza sul settore penitenziario. Per il leader del Carroccio il decreto sicurezza non è un punto di arrivo ma “una tappa. Io credo che gli agenti della penitenziaria non siano potenziali delinquenti e torturatori ma che svolgano un lavoro in condizioni complicatissime. E finire sui giornali come torturatori con nome e cognome ...", ha continuato. Peccato che sia proprio Salvini a non rispettare la presunzione di innocenza dai suoi social quando ad esempio ad essere indagati per un crimine sono dei migranti. Comunque l’ annuncio ha destato le polemiche da parte delle opposizioni. “In quanto ministro dei Trasporti, Salvini dovrebbe occuparsi di quello. Vorrei fargli presente che non sono in generale gli agenti ad essere etichettati di essere 'torturatori' ma lo sono quelli perseguiti penalmente per questo reato, sul quale non permetteremo che vengano messe le mani soltanto per pura propaganda politica. Il mio pensiero va a tutte le vittime di torture, a partire da quelli della mattanza nell'istituto di Santa Maria Capua Vetere, e la mia solidarietà va anche ai magistrati che con la schiena dritta non si fanno intimidire”: così la senatrice di Avs Ilaria Cucchi, sorella del detenuto Stefano Cucchi, morto a seguito di un pestaggio delle forze dell'ordine dopo il suo arresto. Per Alfredo Bazoli, capogruppo del Pd in Commissione Giustizia di Palazzo Madama, “Per Salvini al fine di consentire alle forze dell'ordine di fare seriamente il loro lavoro occorre ridurre l'applicazione del reato di tortura. Insomma bisogna lasciare mani libere, con buona pace dei principi liberali su cui si fonda uno Stato democratico, delle convenzioni internazionali, del buon senso. Frasi dettate da un'attitudine autoritaria che si è già manifestata col decreto sicurezza e che alzano la tensione, di certo non aiutando le nostre forze di pubblica sicurezza”. Secondo Riccardo Magi, deputato du +Europa “troppo spesso ci troviamo davanti a casi di vere e proprie torture nei confronti di persone che sono in carcere o in stato di fermo. Ma questa è l’Italia che sogna Salvini, dove vige la legge del più forte come nel far west. Per quanto ci riguarda, il reato di tortura non si tocca”. Forza Italia ovviamente si trova nel solito imbarazzo nell’avere in certi casi come alleata di Governo la Lega. Ed infatti il portavoce degli azzurri, Raffaele Nevi, interpellato sulla proposta ha detto: “Non siamo pregiudizialmente contrari ma le cose vanno fatte con grande attenzione”. Ieri intanto il ministro della Giustizia ha risposto alla Camera a due interrogazioni parlamentari di Fratelli d’Italia e della Lega su iniziative normative finalizzate all'introduzione di una specifica tutela procedimentale nei confronti degli agenti delle forze dell'ordine che agiscono nell'adempimento del dovere o in pericolo di vitaCarlo Nordio ha sostenuto che “nel codice di procedura penale questo istituto dell'informazione di garanzia, che è atto dovuto con conseguente iscrizione nel registro degli indagati, va cambiato, va mutato. La nostra intenzione è quella di intervenire nel senso che qualora si profili uno stato di necessità o di uso legittimo delle armi, cioè di scriminante, non sia necessario, anzi non si debba iscrivere la persona nel registro degli indagati. Non si tratta assolutamente di uno scudo penale, ci tengo a ribadirlo”. Eppure ha tutte le caratteristiche di uno scudo penale, nel solco dell’ampliamento delle tutele per le forze dell’ordine già previsto dal dl sicurezza. 

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