Quando l’espiazione è anche redenzione
di Valentina Stella 3 marzo 2020
Scriveva Victor Hugo ne I miserabili: ' La liberazione non è la libertà; si esce dal carcere, ma non dalla condanna'. Questa espressione riassume perfettamente quel sentire popolare che circonda coloro che per qualche sbaglio, piccolo o grande che sia, abbiano trascorso tempo della loro vita in carcere. Chi commette un errore difficilmente viene riaccolto dalla società, quella stessa comunità che preferiscono però la via più semplice del “buttiamo la chiave”. Invece può esistere un altro finale per quelli che hanno smarrito la via: è l’Atonement, che è anche il titolo di un libro edito dalla Libreria Editrice Vaticana “Atonement. Storia di un prigioniero e degli altri” di Salvatore Torre a cura di Antonella Bolelli Ferrera, introduzione di monsignor Dario Edoardo Viganò ( pagine 176, euro 10). È proprio Viganò, vice cancelliere della Pontificia Accademia delle
Scienze, a spiegare il significato della parola inglese: “espiazione ma
anche redenzione”. Da un lato il conto che il detenuto deve pagare per
il male commesso, dall’altro lato “sentieri di speranza, di esistenza
rinnovata, di vita nuova”. La possibilità, la scommessa di trasformare
il male in bene passano per i numerosi racconti raccolti nel testo. E
le persone dietro a questi racconti sono uomini e donne che hanno
travalicato i confini della legalità: detenuti che ci consegnano i loro
passati, gli sbagli e le coscienze. A scegliere i testi Salvatore
Torre, ergastolano detenuto da quasi trent’anni in carceri di massima
sicurezza, che li ha selezionati fra i numerosi elaborati che hanno
partecipato al Premio Goliarda Sapienza. “Salvatore – scrive Antonella
Bolelli Ferrera, curatrice del libro - si è calato nelle storie degli
altri, compiendo, forse per la prima volta e a sua insaputa, un’opera di
revisione di se stesso, che finisce per diventare la vera storia del
suo percorso criminale”
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