Archiviata l’indagine sul maresciallo Izzo «Non coprì Ciontoli»
di Valentina Stella Il Dubbio 2 ottobre 2019
Il gip, su richiesta della Procura di Civitavecchia, ha archiviato il procedimento contro il maresciallo dei Carabinieri Roberto Izzo, accusato dal commerciante Davide Vannicola di aver coperto e aiutato Antonio Ciontoli nella notte della morte di Marco Vannini. L’uomo aveva raccontato - prima stranamente ai giornalisti e poi ai magistrati - che Izzo gli aveva confidato che a sparare a Marco era stato Federico Ciontoli e non suo padre Antonio, a cui il maresciallo avrebbe poi consigliato di prendersi la colpa. Dunque si trattava di una bufala, a cui molte trasmissioni televisive hanno dato grande risonanza, montando un caso mediatico che la procura non ha ritenuto degno di consistenza probatoria. «Non avevamo dubbi – commenta al Dubbio uno dei legali della famiglia Ciontoli, l’avvocato Andrea Miroli – sull’esito del provvedimento, considerata l’assoluta irrilevanza delle dichiarazioni del Vannicola. Sarebbe bastato ascoltare con attenzione le intercettazioni di Federico per credere alla genuinità del suo racconto». Non è la prima volta che nel procedimento che vede coinvolta l’intera famiglia Ciontoli per la tragica morte del giovane Vannini ( a febbraio la Cassazione) si cercano di inserire nuovi filoni per aggravare la posizione di Antonio Ciontoli: avrebbe puntato una pistola nei confronti di un automobilista sull’Aurelia e avrebbe rapinato una prostituta. Per quanto concerne il primo caso, Ciontoli ha denunciato il suo accusatore per diffamazione; per il secondo, l’accaduto, qualora fosse accertato, risalirebbe a molti anni fa e sarebbe penalmente irrilevante. Appare strano, però, che nello stesso giorno in cui è stata resa nota la decisione dell’archiviazione sulle accuse di Vannicola salti fuori la questione della prostituta. La sensazione è che per troppi Ciontoli e la sua famiglia meritino l’ergastolo morale e carcerario, rispetto alle condanne a 5 e 3 anni inflitte in appello.
Il gip, su richiesta della Procura di Civitavecchia, ha archiviato il procedimento contro il maresciallo dei Carabinieri Roberto Izzo, accusato dal commerciante Davide Vannicola di aver coperto e aiutato Antonio Ciontoli nella notte della morte di Marco Vannini. L’uomo aveva raccontato - prima stranamente ai giornalisti e poi ai magistrati - che Izzo gli aveva confidato che a sparare a Marco era stato Federico Ciontoli e non suo padre Antonio, a cui il maresciallo avrebbe poi consigliato di prendersi la colpa. Dunque si trattava di una bufala, a cui molte trasmissioni televisive hanno dato grande risonanza, montando un caso mediatico che la procura non ha ritenuto degno di consistenza probatoria. «Non avevamo dubbi – commenta al Dubbio uno dei legali della famiglia Ciontoli, l’avvocato Andrea Miroli – sull’esito del provvedimento, considerata l’assoluta irrilevanza delle dichiarazioni del Vannicola. Sarebbe bastato ascoltare con attenzione le intercettazioni di Federico per credere alla genuinità del suo racconto». Non è la prima volta che nel procedimento che vede coinvolta l’intera famiglia Ciontoli per la tragica morte del giovane Vannini ( a febbraio la Cassazione) si cercano di inserire nuovi filoni per aggravare la posizione di Antonio Ciontoli: avrebbe puntato una pistola nei confronti di un automobilista sull’Aurelia e avrebbe rapinato una prostituta. Per quanto concerne il primo caso, Ciontoli ha denunciato il suo accusatore per diffamazione; per il secondo, l’accaduto, qualora fosse accertato, risalirebbe a molti anni fa e sarebbe penalmente irrilevante. Appare strano, però, che nello stesso giorno in cui è stata resa nota la decisione dell’archiviazione sulle accuse di Vannicola salti fuori la questione della prostituta. La sensazione è che per troppi Ciontoli e la sua famiglia meritino l’ergastolo morale e carcerario, rispetto alle condanne a 5 e 3 anni inflitte in appello.
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