Di Maio: «I soldi per Radio Radicale? Ai terremotati»
di Valentina Stella Il Dubbio 31 ottobre 2019
Il destino di Radio Radicale torna a dividere il governo: dopo gli scontri in commissione tra gli alleati della vecchia coalizione, ora il futuro dell’emittente agita Movimento 5 Stelle e partito democratico. Di Maio, adesso come allora, mostra la volontà di silenziare la voce storica del Parlamento: «Ci sono di nuovo 8 milioni di euro all'anno per 3 anni a Radio Radicale. Ma diamoli ai terremotati». Addirittura sul Blog delle Stelle il finanziamento alla radio nata grazie a Marco Pannella è definita una “porcata”. Non si è lasciata attendere la risposta del Pd tramite vari esponenti: per la sottosegretaria al Mise Alessia Morani «i fondi per Radio Radicale non si toccano». Per il senatore pd Roberto Rampi le dichiarazioni di Di Maio «sono vergognose. I temi vanno affrontati con serietà e non si mischiano quelli del diritto alla conoscenza e del pluralismo dell'informazione a quelli della vita e della sofferenza di persone come i terremotati».
Lapidario il dem Marcucci: «Radio Radicale è viva, il M5S, che voleva chiuderla, ha già perso. Il ministro Di Maio se ne faccia una ragione». Anche dalle opposizioni insorgono: per Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia, «che nel giorno dell'anniversario del sisma in Umbria Di Maio proponga di destinare quei fondi ai terremotati, dopo che i governi di cui fa parte non hanno fatto nulla per la ricostruzione, è semplicemente sciacallaggio politico». Per Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi «l'ennesima sortita» di Di Maio «è un attacco all'articolo 21 della Costituzione, la cui importanza è stata sottolineata più volte dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella» Questo tema sarà sicuramente all’ordine del giorno del nono congresso degli iscritti italiani al Partito Radicale che si apre oggi a Napoli per concludersi il 2 novembre. Un’altra questione affrontata sarà quella della giustizia: dalle ultime decisioni in materia di ergastolo alla legge che blocca la prescrizione.
Il destino di Radio Radicale torna a dividere il governo: dopo gli scontri in commissione tra gli alleati della vecchia coalizione, ora il futuro dell’emittente agita Movimento 5 Stelle e partito democratico. Di Maio, adesso come allora, mostra la volontà di silenziare la voce storica del Parlamento: «Ci sono di nuovo 8 milioni di euro all'anno per 3 anni a Radio Radicale. Ma diamoli ai terremotati». Addirittura sul Blog delle Stelle il finanziamento alla radio nata grazie a Marco Pannella è definita una “porcata”. Non si è lasciata attendere la risposta del Pd tramite vari esponenti: per la sottosegretaria al Mise Alessia Morani «i fondi per Radio Radicale non si toccano». Per il senatore pd Roberto Rampi le dichiarazioni di Di Maio «sono vergognose. I temi vanno affrontati con serietà e non si mischiano quelli del diritto alla conoscenza e del pluralismo dell'informazione a quelli della vita e della sofferenza di persone come i terremotati».
Lapidario il dem Marcucci: «Radio Radicale è viva, il M5S, che voleva chiuderla, ha già perso. Il ministro Di Maio se ne faccia una ragione». Anche dalle opposizioni insorgono: per Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia, «che nel giorno dell'anniversario del sisma in Umbria Di Maio proponga di destinare quei fondi ai terremotati, dopo che i governi di cui fa parte non hanno fatto nulla per la ricostruzione, è semplicemente sciacallaggio politico». Per Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi «l'ennesima sortita» di Di Maio «è un attacco all'articolo 21 della Costituzione, la cui importanza è stata sottolineata più volte dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella» Questo tema sarà sicuramente all’ordine del giorno del nono congresso degli iscritti italiani al Partito Radicale che si apre oggi a Napoli per concludersi il 2 novembre. Un’altra questione affrontata sarà quella della giustizia: dalle ultime decisioni in materia di ergastolo alla legge che blocca la prescrizione.
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