Quando la musica apre la mente e il cuore

di Valentina Stella Il Dubbio 12 luglio 2017

'Se cantiamo siamo libere' è un verso di una melodia zulu riadattato in italiano da alcune detenute durante una lezione di canto tenuta dal maestro e tenore Massimiliano Tonsini. Il video è stato mostrato ieri alla stampa durante la conferenza di presentazione del Progetto “Fidelio”, portato avanti nel carcere romano maschile e femminile di Rebibbia dai musicisti dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e dalla Cassa Depositi e Prestiti, con il patrocinio del ministero della Giustizia. Obiettivo del progetto, come illustrato dal Capo di Gabinetto di via Arenula, Elisabetta Cesqui, «è quello di attuare il recupero e il reinserimento dei detenuti attraverso la musica, esprimendo emozioni e talenti, umanità e socialità». Le attività didattiche, iniziate il 24 aprile, si sono concentrate su due laboratori corali a cui hanno partecipato oltre 25 detenuti e detenute: ieri pomeriggio nel teatro del carcere maschile di Rebibbia l’esibizione di entrambi i cori a conclusione della prima parte del progetto, che riprenderà a settembre, con due ore di lezione a settimana.
L’iniziativa, ha spiegato Michele dall’Ongaro, presidente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia «è denominata Fidelio dal titolo dell’unica opera di Beethoven che racconta la storia di un prigioniero politico liberato dall’amore e grazie al coraggio della moglie. Non bisogna mai sottovalutare la potenza della musica, che è anche strumento del cambiamento per disegnare una società ideale». Secondo il sottosegretario ai Beni culturali Ilaria Borletti Buitoni, il progetto «può aprire un varco di luce nelle vite dei detenuti perché la musica è forse l’arte che più di tutte riesce a aprire il cuore e la mente delle persone. In più la musica ha regole molto precise, e ferree nella loro interpretazione: il suo studio è dunque un bene straordinario per i detenuti».
Le fa eco il responsabile del Dap, Santi Consolo: «La musica è un’arte che passa attraverso disciplina e regole ferree, strumenti educativi formidabili». Il sottosegretario alla Giustizia, Gennaro Migliore, ha concluso dicendo che «quello della cultura è un volano importantissimo per la rieducazione delle persone detenute. Per noi era un dovere, da parte dell’Accademia di Santa Cecilia è stato un regalo. Si tratta di un lavoro di squadra che potrà essere esportato in altre realtà». È prevista infatti una estensione del progetto anche per i ragazzi dell’istituto penale per minorenni Casal del Marmo, a Roma.

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