Luigi Manconi: «Perché Marco Prato è stato trasferito?»

di Valentina Stella Il Dubbio 7 luglio 2017

Il capitolo sul suicidio di Marco Prato dello scorso 20 giugno nel carcere di Velletri non può e non deve essere chiuso: con questo obiettivo il senatore Pd Luigi Manconi, Presidente della Commissione diritti umani, ha presentato una interrogazione al ministro della Giustizia, Andrea Orlando, per chiarire alcuni punti della vicenda. Primo tra tutti “quali provvedimenti siano stati adottati dall’Amministrazione penitenziaria, in particolare dagli istituti di Regina Coeli e di Velletri, in ottemperanza della direttiva ministeriale del 2015 per evitare che un soggetto evidentemente a rischio come Marco Prato potesse suicidarsi”.
Il ragazzo aveva già tentato il suicidio nel 2011, dopo essere rientrato a Roma da Parigi, e una seconda volta due mesi dopo, e ancora poche ore dopo l’orribile omicidio di Luca Varani. Per il brutale assassinio del ventitreenne, ucciso il 4 marzo 2016, il reo confesso Manuel Foffo è stato già condannato a 30 anni con rito abbreviato. Il processo a carico di Marco Prato, invece, che sin dall’inizio e anche nella lettera lasciata si era dichiarato innocente, sarebbe dovuto iniziare il giorno dopo la sua “imprevista e drammatica morte”, il 21 giugno, davanti alla Corte d’Assise di Roma. Dunque Prato era un soggetto che necessitava di una attenzione particolare ma nonostante questo era stato trasferito per ben due volte, contro la sua volontà, nel carcere laziale di Velletri che non ha una articolazione psichiatrica atta a fronteggiare simili casi problematici, come ha raccontato il Garante dei detenuti, Mauro Palma, proprio al Dubbio. La motivazione usata per giustificare il trasferimento di Prato a Velletri sarebbe a dir poco paradossale: «La permanenza in questo Istituto – avrebbe scritto un dirigente di Regina Coeli – è ormai un fattore a favore del soggetto che gli permette di adattarsi e crearsi un ambiente favorevole». Se queste parole trovassero conferma, per Manconi bisognerebbe sospendere i dirigenti del carcere. Non si comprende, infatti, scrive Manconi nella interrogazione a firma anche dei senatori senatori Paolo Corsini, Movimento democratico e progressista ( Mdp), e Dario Stefano del Gruppo Misto “per quali ragioni sia stato disposto il secondo trasferimento di Marco Prato a Velletri, dopo che il primo era stato revocato” grazie ad una segnalazione del Garante dei detenuti. Prato lentamente si stava ambientando nel carcere di Regina Coeli, iniziando anche dei corsi di lettura e tenendo lezioni di lingua straniera ai detenuti; a seguito del trasferimento in un’altra casa circondariale trascorreva il tempo nell’ozio, a pensare ai terribili fatti della notte dell’omicidio e forse a meditare con più forza il suo suicidio.
Come lui altri 22 detenuti dall’inizio dell’anno hanno deciso di togliersi la vita: quali misure ha intenzione di adottare il ministro “per evitare che analoghi episodi si verifichino in futuro? ”, concludono i senatori.

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