«A metà agosto il grande Satyagraha per l’ordinamento penitenziario»

di Valentina Stella Il Dubbio 13 luglio 2017

Rita Bernardini è di nuovo in forma ed è ritornata nella sede del Partito radicale da qualche giorno, dopo che il 6 luglio è stata dimessa dall’ospedale, nel quale era ricoverata dallo scorso 21 giugno per un infarto al miocardio e una fortissima colica biliare che ha reso necessario programmare un intervento di asportazione della colecisti.
Innanzitutto come sta adesso e come ha vissuto una combattente come lei un periodo di tre settimane di riposo? Sto molto meglio, davvero felice di essermi ripresa dopo l’ultimo sciopero della fame. Ho avuto una rete straordinaria di amiche e amici radicali che mi sono stati accanto minuto dopo minuto riempiendomi di attenzioni e affetto. E poi tanta sincera solidarietà da ogni angolo d’Italia. In una delle tre notti passate in terapia intensiva per via dell’infarto ho avuto un sogno agitatissimo; l’ho passata a “visitare” uno per uno i quasi 200 istituti penitenziari italiani… Insomma, continuavo ad avere ben presenti gli obiettivi dell’iniziativa nonviolenta e non avevo alcuna intenzione di mollare.
Sul suo profilo Facebook scrive che è pronta a ripartire per la ' carovanaxlagiustizia' in Sicilia, dopo quella di giugno in Calabria. Quali sono gli obiettivi di questa nuova iniziativa? Gli stessi della Carovana che abbiamo fatto in Calabria: raccolta firme per strada e nelle carceri sulla proposta di legge popolare dell’Unione delle Camere Penali sulla separazione delle carriere dei magistrati; dibattiti pubblici sulla giustizia trattando anche temi indiscussi e indiscutibili in quella regione, come la nostra opposizione all’ergastolo ostativo e al 41- bis; raccolta di iscrizioni al Partito Radicale “nonviolento transnazionale transpartito”, argomento prioritario visto che il Congresso di Rebibbia ha posto l’obiettivo dei 3.000 entro il 2017, da ripetere nell’anno 2018, pena lo scioglimento di quello che Marco Pannella ha sempre definito come uno “strumento” che per essere utile deve camminare sulle gambe e sul contributo economico di persone che hanno a cuore la democrazia, lo Stato di diritto, i diritti umani fondamentali. Siamo oggi a 1.500 iscritti ai quali si aggiungono 348 persone che si stanno iscrivendo a rate per completare la quota entro la dell’anno e 195 contribuenti che ci auguriamo tramutino il loro sostegno economico in iscrizione. La strada è in salita, ma nessuno di noi mollerà, credo proprio che ce la possiamo fare. L’esempio straordinario che ci dà la giovanissima novantaduenne Laura Arconti dal suo 41- bis domiciliare ( il suo medico le ha letteralmente intimato di non uscire di casa in questa estate infernale), è una lezione di vita per tutti: decine di iscrizioni raccolte, presenza costante sui social network, telefono rovente in entrata e in uscita, fili diretti settimanali da Radio Radicale, solo per citare alcune delle sue attività.
Parla anche del ' Grande Satyagraha collettivo di metà agosto per l’effettiva riforma dell’Ordinamento penitenziario': di cosa si tratta? È il proseguimento della lotta nonviolenta decennale di Marco Pannella per l’amnistia che portava tanti – ahinoi, anche dentro il mondo radicale – a manifestare chiari segni di insofferenza di fronte alla sua ostinazione. Pannella, impareggiabile nel coinvolgere la comunità penitenziaria e i massimi vertici istituzionali dello Stato, considerava quello della giustizia ( con la sua infame appendice carceraria) il più grande problema sociale, civile e democratico del nostro Paese e, attraverso l’individuazione di questa chiave tutta politica, ha declinato e affrontato le tragedie del nostro tempo. Si tratta semplice- mente di proseguire il suo Satyagraha, per quel che possiamo senza di lui e cercando di attrezzarci al meglio. Un primo, immediato obiettivo è fare in modo che il governo emani i decreti attuativi del disegno di legge di Riforma dell’Ordinamento Penitenziario, altrimenti abbiamo solo la certezza che il lodevole lavoro messo in cantiere in questi anni dal ministro della Giustizia sul fronte di un’esecuzione penale che finalfine mente recepisca i principi costituzionali si tramuti in lettera morta: non possiamo permettercelo come Paese e, mi creda, faremo di tutto per scongiurarlo. Una proposta aggiuntiva che avanziamo come Partito Radicale, fondamentale se vogliamo fronteggiare in qualche modo la ripresa ormai inarrestabile del sovraffollamento carcerario, è quella di portare da 45 a 60 i giorni di liberazione anticipata ogni semestre per i detenuti che abbiano un buon comportamento; inoltre, chiediamo che così come accade in Germania i giorni di liberazione anticipata siano direttamente computati senza l’intervento del Giudice di Sorveglianza, il quale sarà chiamato ad agire solo nel caso in cui il detenuto abbia avuto rapporti disciplinari o si sia rifiutato di aderire alle attività trattamentali, laddove previste. Il Partito Radicale ha contribuito in maniera notevole al raggiungimento delle 50000 firme sulla proposta di legge per la separazione delle carriere promossa dall’Unione delle Camere Penali: ma le forze politiche tacciono. Perché?
Iniziativa lodevolissima quella dell’Unione Camere Penali che sosteniamo con entusiasmo. Del resto, si tratta di una battaglia storica che i radicali hanno provato a perseguire anche per via referendaria nel 2000. Ecco, se andiamo a rivedere il comportamento delle forze politiche in quell’occasione, scopriamo che nulla è cambiato da allora. I partiti – è amaro dirlo – continuano ad essere succubi del potere giudiziario che non vogliono mai contraddire anche quando si manifesta nelle richieste più oscene al legislatore, quelle che contravvengono ai più pregnanti principi costituzionali come accade per l’art. 111 che, senza alcun ombra di dubbio e per rimanere in tema, stabilisce che il giudice debba essere terzo fra accusa e difesa.
Sul fronte accesso alla cure a base di cannabis ci sono novità? Poche e poco confortanti. Voglio qui ringraziare l’onorevole Mara Mucci che ha posto al governo, con un’interpellanza urgente, precise domande sulla scomparsa dal mercato di un farmaco come il Bediol e, attraverso una più dettagliata interrogazione a risposta scritta, tutta una serie di questioni riguardanti, più in generale, l’inaccessibilità dei farmaci cannabinoidi per centinaia di migliaia di malati nel nostro Paese, nonostante che la legge sia in vigore dal 2007.

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