Salvini insulta i giudici
Valentina Stella Dubbio 25 novembre 2025
Dopo il lupo di Bibbiano, ora il bosco di Chieti. La destra al Governo, se si parla di infanzia forse a rischio, non riesce mai a frenare il richiamo della polemica aspra e strumentale. Non soddisfatta di aver scritto, proprio sulla vicenda giudiziaria della Val d’Enza, alcune tra le peggiori pagine della nostra politica, adesso si prepara a cavalcare l’ennesima drammatica vicenda che riguarda minori sottratti ai genitori. «Andrò in Abruzzo – ha annunciato il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini – la settimana prossima. Giudice e assistenti sociali non rompano le scatole. Anche questa storia dimostra che una profonda, sana e giusta riforma della giustizia che non funziona sarà fondamentale». Il leader del Carroccio non ha perso tempo per legare la vicenda della famiglia che vive nei boschi di Chieti e a cui sono stati sottratti i tre bambini dopo una decisione del Tribunale per i minorenni dell’Aquila al referendum sulla separazione delle carriere. Ogni scusa è buona insomma per portare acqua al proprio mulino. Mai sia abbassare i toni, considerato anche che una pioggia di insulti ha travolto il Tribunale dei minorenni dell'Aquila e, in particolare, la sua presidente, Cecilia Angrisano, bersaglio di pesanti minacce via social. Una caccia alle streghe con tanto di indirizzo, numero di cellulare e mail per rintracciare il magistrato che ha firmato l'ordinanza di allontanamento. E però come ha sottolineato ieri a L’Aria che Tira l’ex senatore del Pd e sociologo dei fenomeni politici Luigi Manconi c’è un problema di coerenza: «Voglio fare un elogio del Ministro Salvini che ha difeso il diritto di una famiglia a scegliere il proprio stile di vita e voglio fare ancora un elogio del ministro dei trasporti Salvini perché ha affermato che lo Stato con i suoi apparati non può invadere la vita privata dell’individuo, non può limitarne la libertà se non minaccia quella degli altri. Però un caro amico mi ha inviato un lungo elenco di dichiarazioni di Salvini in cui rivendicava che ai genitori di etnia rom fosse sottratta la responsabilità genitoriale. Matteo Salvini dovrebbe mettersi d’accordo con sé stesso», ha terminato Manconi. Sempre Matteo Salvini si era spinto a dire che quei bambini erano stati addirittura «rubati» alla loro famiglia. In pratica i magistrati avrebbero commesso un reato. Come Salvini anche la premier Meloni ha mostrato «grande preoccupazione per quanto sta accadendo». Mentre il Ministro Nordio ha chiesto alla procura generale dell’Aquila una relazione completa in merito alla vicenda. Si tratta di un passaggio preliminare per poi decidere se inviare degli ispettori al tribunale dei minori de L’Aquila. Tutto questo nei giorni scorsi ha scatenato la reazione dell’Anm: «Le strumentalizzazioni di certa politica su ciò che sta succedendo appaiono a nostro avviso in netto contrasto – ha sottolineato l'associazione delle toghe - col rispetto dei diritti dei minori, dei più deboli, e della dignità di tutte le persone coinvolte. Occorre invece avere fiducia nelle decisioni assunte dai tribunali ed evitare semplificazioni e contrapposizioni». Certo, c’è da dire che pure l’Anm nazionale non appare sempre così coraggiosa nel difendere i colleghi. Basti pensare ad alcuni casi in cui dei giudici hanno assolto o mitigato la pena in casi di violenza di genere: seppur bersagliati sono stati lasciati soli. Comunque la questione non termina qui perché ieri il Comitato di Presidenza del Csm ha ricevuto una richiesta di apertura di pratica a tutela dei magistrati del Tribunale per i minorenni dell’Aquila, a seguito appunto delle dichiarazioni di esponenti politici. La richiesta è stata sottoscritta da tutti i consiglieri togati, con la sola eccezione di Bernadette Nicotra (Magistratura Indipendente) e dai consiglieri laici Ernesto Carbone, Michele Papa e Roberto Romboli. Nicotra non ha firmato «per ragioni di coerenza rispetto a precedenti pratiche che analogamente non avevo sottoscritto, a causo di un uso eccessivo dello strumento, forse anche a causa della loro innegabile valenza politico-mediatica». Nel documento, comunque, si richiama la complessità e la gravosità delle decisioni di protezione dei minori, assunte sulla base di atti e valutazioni tecniche e con finalità esclusivamente di tutela. Ma soprattutto si stigmatizzano «alcune dichiarazioni pubbliche» che hanno definito la decisione come un «“sequestro” di minori, l’hanno qualificata con espressioni fortemente denigratorie e hanno annunciato iniziative ispettive e interlocuzioni dirette con i giudici investiti del procedimento. Tali affermazioni provenienti anche da rappresentanti di pubbliche Istituzioni trascendono la legittima critica a un atto giudiziario e finiscono per colpire direttamente l’operato dei magistrati del Tribunale per i minorenni, esponendoli a una indebita pressione anche mediatica».
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