Intervista a Ilaria Cucchi
Angela Stella Unità 20 novembre 2025
Senatrice Ilaria Cucchi (Avs), cosa pensa della circolare del Dap che accentra a Roma le richieste per le attività trattamentali esterne?
Sembra una circolare studiata a tavolino per aumentare le sofferenze di chi il carcere lo vive ogni giorno. Al cittadino che non ha mai visto una cella può sembrare un piccolo passo, che non cambia nulla. Ma io le carceri le conosco, le ispeziono spesso, e so bene quanto la burocrazia possa essere letale nel disumanizzare i rapporti che si creano al loro interno. Un’attività che viene a saltare, magari all’ultimo, è un danno per tutti. Per i detenuti significa una possibilità in meno di pensarsi “fuori”, di trovare una via di riscatto. Per il personale significa fare i conti con la tremenda frustrazione che ne deriva: un malessere profondo, che subiscono gli stessi agenti.
Alla fine ha vinto Delmastro?
Se va detto che i problemi in carcere non nascono con Delmastro, è altrettanto vero che in questi tre anni si sono registrati passi indietro che rischiano di diventare irreversibili sul fronte dei diritti umani. Un accanimento motivato da un unico obiettivo: parlare alla pancia della gente, sperando che la propaganda finisca per valere più della realtà. Delmastro però non ha vinto, lo voglio sottolineare, perché gli anticorpi della nostra democrazia resistono ancora. Oltre a me, ci sono diversi parlamentari a denunciare la situazione delle carceri e ugualmente la società civile, nonostante le difficoltà, fa un lavoro straordinario, varcando quel confine ogni giorno per portare un po’ di speranza. Il ministero può rendere le cose più complicate, faticose. Ma questa forza non la può spezzare nemmeno Delmastro.
Che ne pensa di come il Ministro Nordio sta gestendo la questione carcere?
Io e Carlo Nordio siamo sempre stati lontani politicamente. Eppure, sentendo le sue dichiarazioni in campagna elettorale, speravo davvero che, anche nel caso in cui fosse andata al potere la destra, avrebbe dedicato le sue energie a riportare un po’ di dignità in carcere. Dopo tre anni, mi sono convinta che abbia un fratello gemello: non si spiega altrimenti la totale marcia indietro rispetto all’idea della depenalizzazione, che allora sembrava la sua stella polare. In questi anni la destra ha criminalizzato tutti i suoi nemici, facendo del carcere non l’ultima spiaggia del sistema, ma una tappa necessaria per tutte le categorie di persone che si vuole combattere. Un’idea profondamente illiberale, le cui conseguenze drammatiche sono oggi sotto gli occhi di tutti.
In generale in materia di giustizia qual è il suo giudizio su questo Governo?
Pessimo, perché il governo Meloni non ha niente a che fare con l’idea di Giustizia. Lo Stato dovrebbe dare risposte ai bisogni dei cittadini in modo che, come prevede la nostra Costituzione, ciascuno e ciascuna di noi si realizzi nella vita insieme agli altri. Le politiche della destra, a partire da quelle in tema di Giustizia, vanno invece nella direzione esattamente opposta: alimentano paura, odio e discriminazione; frammentano la popolazione in parti non comunicanti, che si guardano con sospetto, senza alcuna fiducia reciproca. Chi ci guadagna in una società del “tutti contro tutti”? Nessuno.
Separazione delle carriere: il vero obiettivo è quello di un giusto processo o di voler ‘ricondurre’ la magistratura?
Parlo, prima che da parlamentare, da persona che ha vissuto sulla propria pelle 15 anni di processi. Il problema non è la separazione delle carriere: è il sottodimensionamento del personale, i tempi lunghissimi che portano il cittadino a non credere nelle istituzioni, a sentirsi abbandonato dallo Stato. La riforma della destra è uno spot, un modo per dire agli elettori che di Giustizia si stanno occupando quando in realtà il loro obiettivo è nascondere la polvere sotto il tappeto. Solo che di polvere se ne sta accumulando sempre di più. E questo significa che la deriva non è più dietro l’angolo: ci siamo già dentro.
Che idea si è fatta del caso Almasri?
Quella che si sono fatti i cittadini ascoltando due ministri della Repubblica che, in Parlamento, raccontano due versioni diverse dei fatti, per poi arrivare a smentirsi, più volte - tutto questo, senza che a nessuno venisse in mente non dico di fare un passo indietro, ma almeno di chiedere scusa. L’immagine che esce dal caso Almasri è quella di un governo che non ha rispetto delle istituzioni e manca di qualsiasi credibilità, in Italia come all’estero.
I Cpr in Albania al momento sono un fallimento ma la premier ha garantito che ‘funzioneranno’. Che ne pensa?
Sto seguendo il caso di un ragazzo con problemi psichiatrici che, detenuto nel Cpr di Milano per più di nove mesi, è stato preso di forza e trasferito nella notte nel Cpr in Albania. Da lì, sono sicura che sia stato fatto tornare indietro, ma non ho più avuto informazioni sulle sue attuali condizioni, con il ministero dell’Interno che continua a rimpallarsi la responsabilità a livelli diversi. Ora, in cosa può funzionare un sistema in cui tutto questo non solo è ammesso, ma è la norma?
Che voto darebbe sulla politica migratoria di questo Governo?
L’unico voto possibile, zero. I giovani scappano dall’Italia perché qui non hanno un futuro. Le persone che arrivano, invece, che tra l’altro porterebbero un grandissimo valore aggiunto per una società anziana come la nostra, non siamo capaci di accoglierle. La politica migratoria del governo Meloni di fatto non esiste.
Cosa ne pensa del nuovo pacchetto sicurezza lanciato dalla Lega qualche giorno fa?
Rilanciare la propaganda è il modo con cui la Lega nasconde il proprio fallimento politico. Non contenti delle critiche provenienti dai massimi esperti sul dl sicurezza, hanno deciso di fare un passo in più per schiantarsi ancora contro lo Stato di diritto e le istituzioni internazionali, contro cui punteranno il dito in cerca di nuovi nemici.
Conosciamo benissimo il loro gioco. E non ha mai portato a niente di buono.
In generale crede che si vada sempre più verso uno Stato di Polizia?
Non è Ilaria Cucchi a crederlo. Sono le istituzioni internazionali, a partire dall’Onu, che lo denunciano.
Il 25 novembre è la Giornata contro la violenza sulle donne. Per quanto concerne il reato di femminicidio, davvero serve la leva penale?
La minaccia del carcere non ha mai bloccato un femminicida. Oggi sappiamo perfettamente che dobbiamo educare alla sessualità e agli affetti, diffondere la cultura del consenso. Mesi fa ho presentato un disegno di legge proprio su questo: purtroppo, come testimoniano le recenti dichiarazioni di Valditara, la destra non ne vuole sapere. Addirittura, propongono di chiedere il consenso della famiglia per educare, quando è proprio in ambito familiare che molto spesso nasce la violenza. Una proposta fuori dalla realtà.
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