Tregua interna dell'Anm
Valentina Stella Dubbio 11 marzo 2025
Parola d’ordine: unità. Questo l’obiettivo che si è data l’Anm da qui almeno fino all’incontro che avverrà con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella entro la conclusione di marzo. Un appuntamento già programmato, che c'è ogni volta che viene eletta una nuova Giunta, ma che avrà un significato più profondo in un momento di grave crisi istituzionale tra la politica e la magistratura, riaccesasi ancora più forte dopo l’ordinanza delle SS UU civili della Cassazione in merito ai migranti trattenuti sulla nave Diciotti. In realtà le toghe avrebbero sperato in un intervento del Colle dopo le critiche feroci arrivate dalla maggioranza contro gli ermellini. Così non è avvenuto; tuttavia l’auspicio – ci ha condiviso qualcuno del Comitato direttivo centrale – è che possa avvenire anche a ridosso del referendum costituzionale. La sensazione che serpeggia tra i magistrati è che comunque il Quirinale non sia favorevole alla riforma Nordio e lo abbia fatto capire nel suo ultimo intervento al Csm: «Il presidente Mattarella è veramente un punto di riferimento per tutti i magistrati italiani; anche con le sue recenti dichiarazioni sul tema dell'indipendenza ancora una volta ha dimostrato di essere un personaggio straordinario per chiarezza, lucidità e coraggio e quindi andremo a salutarlo molto volentieri», ha detto il presidente dell’Anm Cesare Parodi. Sta di fatto che al momento vanno eliminate alla radice o procrastinate dai dibattiti del ‘parlamentino’ tutte le questioni che potrebbero minare almeno in apparenza la compattezza del ‘sindacato’ delle toghe, uscito rafforzato dallo sciopero contro la separazione delle carriere e che ha visto l’adesione dell’80 per cento dei magistrati, dato mai smentito dal Ministero della Giustizia. Due sono i segnali che spingono verso questa lettura. Primo: sabato il componente del Cdc in quota AreaDg, Domenico Pellegrini, aveva presentato una mozione di fiducia verso la nuova Giunta, dal testo molto semplice: «Il comitato direttivo centrale esprime pieno apprezzamento all'operato della giunta in ordine alle attività di preparazione ed organizzazione sia dello sciopero che dell'incontro con la presidente del Consiglio». Tuttavia è stata ritirata dallo stesso proponente dopo qualche ora perché si era capito che paradossalmente proprio alcuni membri di Magistratura Indipendente, la corrente di Parodi, si sarebbero potuti esprimere contro. Come più spesso raccontato, esiste una parte della corrente conservatrice dell’Anm che avrebbe voluto un dialogo col Governo e sarebbe stata disposta anche a cedere sul sorteggio temperato a differenza della linea maggioritaria all’interno della Giunta. Invece adesso si ritrovano a dover portare avanti la battaglia contro la separazione delle carriere proprio con un presidente di Mi. A creare una crepa ci avrebbe pensato pure il gruppo dei CentoUno che conta due componenti in Cdc, Andrea Reale e Natalia Ceccarelli. I due hanno diffuso una nota in cui tra l’altro hanno stigmatizzato il fatto che non siano stati invitati a far parte della delegazione che ha incontrato il Governo il 5 marzo e hanno annunciato che «la nostra posizione, da oggi e per il futuro, sarà di favore alla riforma nell’esclusiva parte in cui essa prevede l’introduzione del sorteggio dei Consiglieri Superiori». Secondo: sempre Mi aveva presentato una integrazione all’odg per regolamentare la partecipazione dei magistrati alle iniziative organizzate dai partiti politici. Il tutto, benché non esplicitato ufficialmente, nasce dal recente intervento in un dibattito contro la separazione delle carriere organizzato da un circolo Pd di Roma con la responsabile giustizia dem Debora Serracchiani e l’ex Segretario di AreaDg, Eugenio Albamonte. In realtà, i contrari all’iniziativa di Mi, ci ricordano che era stato proprio l’ex presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia ad intervenire in un faccia a faccia con il Ministro Nordio sul palco di Atreju. «Sarebbe inimmaginabile che con l’intensificarsi della campagna referendaria si vietasse ad esempio a Parodi di partecipare a questo tipo di eventi che offrono grande visibilità» ci dice un togato di area progressista. Mentre Stefano Celli di Md ha aggiunto: «smettiamola di essere ipocriti, i magistrati votano e quindi perché non intervenire ai dibattiti? La nostra imparzialità si misura con le motivazioni delle sentenze». Altri ricordano che sempre dal palco della kermesse di Fratelli d’Italia era intervenuta il sostituto procuratore Annalisa Imparato, editorialista del Tempo, e sostenitrice di Giorgia Meloni. Mentre per Gerardo Giuliano di Mi «la foto di un collega in un circolo di partito con la bandiera di partito alla spalle» creerebbe un grave danno di immagine all’Anm e a tutta la comunicazione già in atto. La divisione di vedute si è manifestata anche ai vertici: mentre Parodi prima dell’inizio del dibattito ci aveva detto, senza prendere una posizione netta, che comunque occorre «porsi il problema dell’immagine esterna e valutare la ricaduta di ogni uscita pubblica», al contrario il Segretario Rocco Maruotti non aveva mostrato tentennamenti: «Se Fratelli d'Italia o il PD mi invitano a parlare di separazione delle carriere o di temi di giustizia io vado. Ciò che qualifica un magistrato è ciò che dice e come lo dice non il contesto dove lo fa». La discussione in Cdc si preannunciava dunque infuocata soprattutto con Md e Area pronte ad alzare le barricate contro Mi. Alla fine «con un accordo» definito da Parodi «tra gentiluomini» si è deciso di rinviarla al Cdc di aprile: tema troppo delicato e potenzialmente divisivo, meglio privilegiare per ora l'unità ritrovata.
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