Cpr in Albania
Valentina Stella dubbio 29 marzo 2025
I migranti irregolari in Italia potranno essere portati anche nel Centro di permanenza per il rimpatrio di Gjader in Albania, come in qualsiasi altro Cpr italiano. Dopo due ore di Cdm il Consiglio dei ministri ha approvato ieri - tra gli altri interventi- anche il decreto legge “Disposizioni urgenti per il contrasto dell’immigrazione irregolare”. Un decreto snello di un solo articolo, oltre a quello che disciplina l’entrata in vigore per rilanciare l’operazione Albania. Si tratta, ha spiegato il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi durante la conferenza stampa, di un “dl molto semplice che interviene sulla legge di ratifica del protocollo", siglato da Giorgia Meloni ed Edi Rama il 6 novembre 2023, "non sul contenuto del protocollo, rendendo possibile utilizzare la struttura già esistente anche per persone trasferite dall'Italia e non solo per quelle trasferite all'esito di procedure di soccorso in mare. Ciò ci permette l'immediata riattivazione di quel centro che non perde le sue funzioni già previste e non viene snaturato”. In pratica il centro albanese verrà utilizzato come luogo di detenzione amministrativa dei migranti che dovranno essere espulsi e non solo di quelli tratti in salvo nelle acque internazionali del Mediterraneo dalle navi militari e provenienti dai cosiddetti Paesi sicuri a cui applicare le procedure accelerate di frontiera. Il decreto che sarà entro oggi in Gazzetta Ufficiale prevede pertanto che gli stranieri potranno rimanere lì per diciotto mesi massimo in attesa che i Paesi di origine li riaccolgano. Sul primo trasferimento dal Cpr di Gjader “non abbiamo ancora una data ma stiamo già programmando un primo viaggio”, ha detto ancora responsabile del Viminale che ha specificato: “il Cpr era già previsto, non cambia nulla, è già attivo per 48 posti” e si arriverà a “oltre a 140 a risorse già date. Non costerà un euro in più né per realizzazione né per le espulsioni”. Pertanto non è necessario modificare la destinazione d’uso, si è spiegato ai cronisti. Nella Relazione del dl si parla anche di interlocuzione con la Commissione Ue: “Confermo che il contatto con l'Unione europea c'è stato – ha detto l’ex prefetto di Roma - e che il provvedimento non è stato ritenuto lesivo” dell'ordinamento europeo. “'Noi tocchiamo la legge di ratifica non il trattato tra Italia e Albania - ha chiarito - Applicheremo il provvedimento convinti che si tratti di un provvedimento sostenibile da un punto di vista giuridico e poi vedremo”. Dunque, dopo il fallimento del Protocollo Italia Albania, a causa di tre diverse decisioni dei giudici civili italiani, il Governo sceglie di correre ai ripari – ancora non si sa bene e con che modalità - e riempire quei luoghi rimasti vuoti in tutti questi mesi, senza attendere neanche il pronunciamento in materia da parte della Corte di Giustizia Europea che dovrebbe arrivare a maggio e su cui Piantedosi si è espresso così: “siamo abbastanza fiduciosi, perché riteniamo che siamo dalla parte giusta e per come si sta componendo la nuova situazione in Europa, confidiamo che questo siamo l'ultimo step per la ripresa dell'espansione dei centri in Albania”. “Abbiate fiducia, i centri in Albania funzioneranno, dovessi passarci ogni notte da qui alla fine del governo italiano” disse a dicembre nella giornata conclusiva dell’evento di Atreju la premier Giorgia Meloni. Con il decreto passato ieri si tenta di dare seguito alle parole della presidente del Consiglio. Non sono mancate ovviamente le polemiche da parte delle opposizioni in Parlamento. Secondo il segretario di +Europa, Riccardo Magi, “la cosa peggiore è che in Albania replicheranno il modello dei Cpr presenti sul territorio italiano, dove avvengono abusi, violenze, azzeramento del diritto e della dignità degli esseri umani. In più, nel caso dei Cpr in Albania, verrà cancellato il diritto di difesa effettiva per le persone che dall’Italia andranno a Gjader, con l'impossibilità di avere contatti diretti con i legali e con la difficoltà di un monitoraggio effettivo da parte di parlamentari e soggetti della società civile”, o come il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale. Secondo invece l'eurodeputato Alessandro Zan, responsabile Diritti nella segreteria nazionale del Pd ed europarlamentare, “il governo Meloni fa il gioco delle tre carte e con decreto legge trasforma le strutture in Cpr. Ma c’è un problema: la normativa europea attuale non prevede la possibilità di istituire Cpr in Paesi terzi. Le norme Ue su asilo e rimpatri sono chiare e si fondano sul rispetto dei diritti fondamentali, che Meloni e Piantedosi calpestano in nome della propaganda, buttando al vento quasi un miliardo di euro degli italiani”. Per permettere altresì un riavvio immediato delle partenze verso l’Albania, il Governo ha anche approvato la relazione al Parlamento con la validazione annuale dell’elenco dei 19 Paesi di origine dei migranti da ritenersi “sicuri” che era stato aggiornato nel 2024 stavolta con legge nazionale. Si tratta di Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia.
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