Tso L'Italia non rispetta le raccomandazioni europee

di Valentina Stella Il Dubbio 24 dicembre 2019

Di Valentina Stella

Nelle Relazioni sulle visite in Italia dal 2004 al 2016 il Comitato per la Prevenzione della Tortura (CPT), organismo collegato al Consiglio d’Europa, ha espresso una serie di Raccomandazioni specifiche sulle garanzie legali relative alla procedura dei Trattamenti Sanitari Obbligatori (Tso). L’Associazione radicale “Diritti alla Follia” ha tradotto ed esaminato queste raccomandazioni perché, come rendono noto in un comunicato stampa Cristina Paderi e Michele Capano, rispettivamente Segretaria e Tesoriere dell’associazione, “di questo documento così significativo per l’Italia, non è stato possibile trovare neanche il testo in italiano”. Per il CPT “è emerso che quasi nessuna delle raccomandazioni specifiche fatte in precedenza dal Comitato è stata realizzata nella pratica. Tale stato di cose non è accettabile”. Ma vediamo nel dettaglio quali sono le criticità emerse: 1) “non era raro che durante la procedura di TSO gli stessi medici che lavoravano nel Servizio Diagnosi e Cura compilassero essi stessi il certificato medico per il Sindaco ed il Giudice. Il CPT ritiene che tale pratica sia discutibile in termini di etica professionale”; 2) “i certificati redatti dai medici spesso non contenevano alcuna motivazione (molto spesso entrambi i certificati contenevano solo la diagnosi di "stato di agitazione"); in diversi casi, il primo e il secondo certificato erano letteralmente identici o erano addirittura redatti con la stessa calligrafia”; 3) “la delegazione ha osservato che, in un certo numero di casi, la decisione del tribunale veniva notificata al Sindaco, ma non al paziente interessato”; 4) “Occorre che i pazienti siano di norma ascoltati di persona dal Giudice Tutelare competente, preferibilmente nei locali dell'ospedale. Si tratta di una garanzia fondamentale”; “il CPT considera che dovrebbe completare l’esame degli atti di tale procedura anche un’udienza in ospedale, che permetta un contatto diretto tra le parti in causa, cioè: paziente, medico e giudice. Tale udienza potrebbe d’altronde essere organizzata nel quadro della legislazione attuale. Essa permetterebbe al magistrato non solo di ascoltare le spiegazioni del paziente e del medico, ma anche di comunicare direttamente la sua decisione al paziente (con l’aiuto del medico, se necessario)”. In merito a tale quadro problematico, Paderi e Capano sottolineano che “rispetto a queste raccomandazioni clandestine, abbiamo riscontrato una sostanziale coincidenza tra quello che il Comitato per la Prevenzione della Tortura predica e quello che è il contenuto della proposta di riforma del trattamento sanitario obbligatorio di cui ci siamo resi elaboratori e protagonisti in questi anni. Ovviamente queste raccomandazioni si sono andate ripetendo nel corso degli anni perché il Comitato nelle visite registrava che nulla era cambiato, ma questo tipo di sollecitazione non è mai entrata neanche nel dibattito istituzionale”. Per leggere tutte le raccomandazioni: https://www.dirittiallafollia.it/wp-content/uploads/2019/12/Raccomandazioni-del-CPT-allItalia.pdf

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