«Chi ha paura di Rita Bernardini e della battaglia sulla cannabis?»

di Valentina Stella Il Dubbio 13 dicembre 2019

«Perché non arrestate Rita Bernardini?». È questa la sintesi dell’interrogazione a risposta scritta presentata ieri in Aula dall’onorevole di Italia Viva Roberto Giachetti e indirizzata al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. Giachetti prende spunto da una notizia pubblicata sul sito leiene. it riguardante una delle tante iniziative di disobbedienza civile sulla cannabis portate avanti dall'esponente del Partito Radicale e già deputata nella XVI legislatura, Rita Bernardini.
L’ex parlamentare - si legge nell’interrogazione – «è stata trovata in possesso di 32 piante di marijuana sul balcone di casa sua», ma «non sarebbe stata arrestata su indicazione del procuratore di Roma Michele Prestipino. L’obiettivo sarebbe stato quello di evitare la risonanza mediatica che quell’arresto avrebbe potuto comportare, essendo la Bernardini da anni impegnata in battaglie per la legalizzazione della cannabis». Il problema che solleva con le sue disobbedienze civili e la richiesta di legalizzazione è «maledettamente serio, e non solo per i malati che non riescono ad accedere ai farmaci cannabinoidi» ci dice la radicale.
A sostenere la tesi richiamata nell’atto parlamentare – si legge ancora nell'articolo a cura del programma di Italia1 - è un carabiniere del Nucleo radiomobile della compagnia Roma Cassia, Enrico Sebastiani, che «quest’estate eseguì in un primo momento l’arresto della ex parlamentare. Secondo lui, i carabinieri in un primo momento avrebbero arrestato Rita Bernardini per aver violato il Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti. Una volta giunta in caserma, però, le cose cambiano: il superiore di Sebastiani, che era tra i militari coinvolti nell’arresto, gli avrebbe ordinato di rilasciare la donna. Sempre secondo la ricostruzione del carabiniere, l'indicazione di rilasciare Rita Bernardini a piede libero sarebbe arrivata direttamente dal procuratore della Repubblica in persona. La paura del procuratore sarebbe stata la seguente: un arresto di quel tipo avrebbe provocato una grande risonanza mediatica, e dunque era meglio evitare». Due pesi e due misure quindi?
«Questa storia della Procura di Roma che mi riserva un trattamento di favore costituisce uno scandalo inaudito – commenta ancora al Dubbio Rita Bernardini - . Cominciò il l’ex procuratore capo Pignatone, quando l' 8 febbraio del 2016 archiviò il procedimento riguardante la mia coltivazione di ben 56 piante, prosegue ora il procuratore Prestipino. Plaudo al comportamento del carabiniere costretto dalla legge ad arrestare ogni giorno i coltivatori fai- da- te della cannabis e a me, per volontà della procura, di rilasciarmi a piede libero». Giachetti chiede quindi ai due ministri se siano a conoscenza dei fatti e se sussistano i presupposti di fatto e di diritto per un'iniziativa ispettiva presso la Procura di Roma che non ha proceduto all'arresto dell'onorevole Bernardini.

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