La verità vi prego sulla prescrizione

di Valentina Stella Left 13 dicembre 2019


Si è conclusa sabato a Roma la maratona oratoria di circa un migliaio di avvocati penalisti di tutta Italia che per sei giorni si sono alternati ad un microfono in piazza Cavour per dire no alla riforma abrogativa della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, voluta fortemente dal Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Ideatore della manifestazione il presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane Giandomenico Caiazza:  “E’ la prima volta che si è organizzata una forma di protesta di questo tipo tra gli avvocati. L’ispirazione mi è venuta grazie a Marco Pannella che la ideò circa 25 anni fa per una campagna referendaria”. L’obiettivo dei partecipanti è stato quello di dire finalmente la verità sul tema della prescrizione che, a detta di Caiazza, è stato contraddistinto “da una delle più riuscite ed efficaci operazioni di manipolazione informativa che sia dato ricordare”. La verità passa anche attraverso le storie di persone che sono rimaste imprigionate nelle catene della giustizia per decenni, vedendo spesso le loro vite sconvolte. Un avvocato ha raccontato che quando era al liceo due persone sono finite a processo con l’accusa di essere pedofili. Il processo è durato talmente tanto che in appello sono state difese da quello stesso avvocato che intanto aveva terminato la scuola, si era laureato ed aveva fatto la pratica. La vicenda si è conclusa con una assoluzione ma i due imputati hanno confessato che in un momento di massimo sconforto avevano pensato di farla finita. Otto anni invece ci sono voluti perché una dirigente comunale, sottoposta a processo per turbativa d’asta, venisse assolta in primo grado ‘perché il fatto non sussiste’. Poi c’è un ex dipendente di Poste italiane che viene arrestato nel 1997 con l’accusa di essere basista di due rapine, rimane in custodia cautelare per un anno, nel 2004 viene condannato a 6 anni di reclusione e solo nel 2011 assolto in appello con la formula piena. Ci sono voluti quattordici anni per mettere fine a tutto.  Un’altra storia è quella di un giovane studente di giurisprudenza che al secondo anno di università viene beccato con 30 grammi di marijuana e mandato a processo: dopo 4 anni e 3 mesi viene assolto perché il giudice riconosce l’uso personale, il pm non si arrende e fa appello, e dopo circa 3 anni viene assolto nuovamente; intanto si è laureato ma non ha potuto partecipare a concorsi pubblici perché aveva carichi pendenti. Senza la minaccia della prescrizione processi del genere non si sarebbero nemmeno conclusi. Queste vicende, batte duro Caiazza, dimostrano che “qui è in gioco il diritto di ciascuno di noi a non divenire sudditi di una giustizia penale che ci possa dire: dispongo di te e della tua vita per tutto il tempo che riterrò necessario. La prescrizione è l’unico strumento che riequilibra una patologia che è tra le più gravi: quella di un processo penale che dura tempi irragionevoli”. Tuttavia alcuni, soprattutto i pentastellati, in primis Alessandro Di Battista, obiettano che la prescrizione è uno strumento per salvare i ricchi e i potenti, come Berlusconi, Andreotti, De Benedetti; ciò fa molto irritare Caiazza: “la verità che abbiamo comunicato, spero in modo definitivo,  è che questa narrazione della prescrizione come strumento dei furbi e dei potenti per farla franca è vergognosa. Un istituto giuridico non si giudica da chi ne ha beneficiato, ma dai principi di diritto che esso salvaguarda. E se pure fosse, che rilievo può mai avere un elenco di quindici o venti o anche cento persone “potenti” in un complesso di molte centinaia di migliaia di persone di ogni ceto e classe sociale che, nello stesso arco di tempo, hanno beneficiato della prescrizione, per qualificare quell’istituto uno strumento di salvaguardia dei potenti?”. E su Di Battista ci va giù pesante: “un tizio senza arte né parte che solo un Paese tragicamente allo sbando può qualificare come leader politico”. A ciò è legata anche un’altra mistificazione che in questi ultimi giorni si sta espandendo sui social ossia che ‘in Italia c’è la prescrizione perché siamo un popolo di truffatori mentre all’estero non esiste. A ciò Caiazza replica sottolineando che “in altri Paesi non esistono processi che durano a lungo come da noi. Se il processo in Italia dura il doppio rispetto alla media di tutti i Paesi civili, evidentemente lì non c’è necessità di discutere di prescrizione”. C’è però chi sostiene che le vittime, grazie alla prescrizione, non vengano così mai risarcite: “la prescrizione – precisa Caiazza -  non preclude mai, anzi fa salvi i diritti risarcitori delle parti civili. Ed è bene ricordare che la prescrizione colpisce i reati bagatellari: i tempi di prescrizione sono proporzionali alla gravità del reato. I reati di maggiore allarme sociale si prescrivono dopo molti decenni”. Solo per citare alcuni esempi: per un sequestro di persona a scopo di lucro la prescrizione scatta dopo 60 anni, per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti dopo  40 anni, per associazione atta ad agevolare l’immigrazione clandestina dopo 30 anni, per associazioni di tipo mafioso dopo 30 anni, per omicidio stradale dopo 45 anni, per violenza sessuale dopo 30 anni, per omicidio colposo commesso nell’esercizio abusivo di una professione dopo 25 anni, per corruzione in atti giudiziari dopo 30 anni, per maltrattamenti - verso familiari o conviventi  - che causano la morte o per atti sessuali con un minorenne la prescrizione arriva dopo 60 anni.  La prescrizione non estingue i reati per i quali la legge prevede la pena dell'ergastolo.  A questi numeri si aggiunge un altro dato importante: il 53% delle prescrizioni (Dati ufficiali 2017 e primo semestre 2018 della Direzione Generale di statistica e analisi organizzativa del Ministero della Giustizia) avviene nella fase delle indagini durante la quale non interviene il legale.  L’avvocato Caiazza conclude la nostra intervista definendo “straordinariamente positivo” il bilancio di questa maratona oratoria: “ha avuto una ricaduta mediatica e politica senza precedenti. Se non ci fossimo stati noi con questa maratona il tema non sarebbe mai stato percepito nella sua importanza: siamo arrivati ad un passo dalla crisi di governo.   In piazza sono venuti esponenti non solo dell’opposizione ma anche della maggioranza, da ultimo la delegazione di Italia Viva, guidata dall’onorevole Maria Elena Boschi”.

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