Il procuratore Melillo: colpevole chi mostra indifferenza per i reclusi

di Valentina Stella Il Dubbio 10 luglio 2019

“Chi non ascolta le voci di chi è in carcere si macchia di gravi responsabilità”: è una affermazione forte quella pronunciata ieri da Giovanni Melillo, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, nel corso della manifestazione organizzata a Napoli dall’Ucpi. Chi si gira all’altra parte è dunque corresponsabile dell’emergenza in atto. La buona condotta prevede invece attenzione: “in occasione della rivolta a Poggioreale due magistrati del mio ufficio - ha aggiunto -  si sono recati lì e hanno ascoltato le ragioni esposte civilmente da due detenuti. La legalità processuale non si arresta di fronte al cancello del carcere. Colleghi che lavorano sul carcere incontrano  le Camere penali, il garante nazionale, e costruiscono con loro azioni concrete”. Per questo il suo plauso all’iniziativa: “occorre fare del carcere oggetto di iniziative comuni, per parlare di quello che avviene. Per l’impegno dell’avvocatura sul tema e per aver organizzato l’evento ringrazio i penalisti napoletani e l’Ucpi. Ma credo anche che la magistratura debba assumere un ruolo da maggiore protagonista nella tutela dei diritti nei circuiti penitenziari”. Per il Presidente della Camera Penale di Napoli, l’avvocato Ermanno Carnevale, “questi riconoscimenti  - commenta al Dubbio - rivolti all'avvocatura napoletana dai  vertici dei nostri uffici giudiziari, dei quali siamo naturalmente  grati, credo rappresentino il frutto e testimonino il nostro costante impegno, in particolare su temi di civiltà giuridica, come quello del rispetto dei valori costituzionali nei luoghi di pena, sui quali non ci sono né potrebbero mai esserci divisioni di sorta  tra tutti coloro che operano nel mondo della giustizia, quale che ne sia il ruolo o la funzione”. La stessa sintonia tra le parti è stata sottolineata da Giuseppe De Carolis, Presidente della Corte di Appello di Napoli: “ in un contesto in cui assistiamo pericolosamente ad una deriva carcerocentrica, la tutela dei diritti deve unire magistrati ed avvocati per difendere l’assetto costituzionale della giustizia . Se fallisce il carcere fallisce tutto il sistema penale”.  E di fallimento strutturale del sistema carcerario ha parlato Maria Luisa Palma, direttrice della casa circondariale di Poggioreale: “il sovraffollamento è frutto di scelte politiche criminali. Noi ospitiamo 2400 detenuti. Il numero regolamentare lo abbiamo avuto solo un mese dopo l’indulto. Per riportare l’esecuzione penale nella legalità non bastano i direttori delle carceri, gli agenti, gli educatori. Devono essere la politica e la società civile a cambiare le cose”. Per Luigi Riello, Procuratore generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Napoli, la soluzione è un’altra: “assistiamo spesso ad un pendolarismo tra impulsi forcaioli e ipergarantisti. Invece il sistema delle pene va rivoluzionato nel codice penale, affinché la pena non equivalga solo alla reclusione ma anche a sanzioni alternative al carcere che siamo allo stesso tempo persuasive”. 

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