L’avvocatura non molla: «Basta speculazioni, ora dite sì alla riforma»

Di Valentina Stella Il Dubbio 17 aprile 2018
Un appello a Governo, Istituzioni e intera classe politica affinché venga approvata quanto prima, abbandonando ogni forma di ‘ostruzionismo’, la riforma dell’ordinamento penitenziario: è ciò che è stato illustrato ieri in una conferenza stampa convocata dall’Unione delle Camere Penali Italiane, durante la quale è stata resa nota anche l’astensione dalle udienze e da ogni attività nel settore penale per i giorni 2 e 3 maggio. Qualora gli organi parlamentari non provvedessero ad inserire i Decreti Legislativi approvati dal Consiglio dei Ministri nell’ordine del giorno delle Commissioni Speciali, si terrà anche una manifestazione nazionale il 3 maggio volta a “sensibilizzare l’opinione pubblica e l’informazione” sulla situazione in atto, e a cui sono invitati tutti gli esponenti di Governo e parlamentari. “Come UCPI abbiamo inviato lettere ai presidenti delle Camere, ai capigruppo ma forse non le hanno ancora ricevute. La politica è senza pudore se non si accorge che per le carceri potrebbe finire tutto punto e daccapo e che questa riforma va nel senso della sicurezza dei cittadini”, ha dichiarato l’avvocato Beniamino Migliucci, presidente dell'Unione Camere Penali Italiane, il quale non ha risparmiato critiche al Governo: "sono convinto della buona fede del ministro Orlando, ma trovo disgustoso che non ci sia stato il coraggio di far approvare questa riforma prima delle consultazioni elettorali. Il premier Gentiloni aveva dato rassicurazioni al riguardo, ma ciò non è avvenuto, mettendo in atto un vero tradimento. Se io fossi il ministro della Giustizia e il mio Governo non mi facesse approvare una riforma su cui c’è stato tanto lavoro, mi dimetterei e me ne andrei. Tranne che da Orlando, non ho sentito nessuno del Governo ribattere a chi sosteneva che questo provvedimento è uno «svuota carceri»”. La strada percorribile, come evidenziato dall’esponente radicale Rita Bernardini, potrebbe essere anche quella tracciata a Radio Radicale dal professor Nicola Lupo, ordinario di diritto delle assemblee elettive alla Luiss Guido Carli secondo cui “il Governo è giuridicamente autorizzato ad adottare il decreto legislativo, a prescindere dal parere parlamentare, ove questo non sia stato espresso nel termine previsto”, ossia i dieci giorni intercorsi dalla trasmissione nelle commissioni competenti. Su tale posizione si trova d’accordo Andrea Mascherin, presidente del Consiglio Nazionale Forense che ha dichiarato: “credo che il Consiglio dei Ministri possa provvedere, in quanto i dieci giorni dalla trasmissione sono trascorsi, e prendere atto che non vi sono osservazioni per impedire che si prosegua. Meglio agire che compiere una omissione che trovo sia politicamente che giuridicamente molto discutibile, anzi censurabile” e sulle speculazioni circolate da Lega e Movimento 5 Stelle secondo le quali i criminali uscirebbero di galera con questa riforma, Mascherin ha ribattuto:  “le misure previste in realtà alzano la soglia di sicurezza e aggiungo che la personalizzazione delle misure alternative, che è molto marcata in questo provvedimento, finisce col rendere più complicata la concessione. Non è quindi vero che esiste un riconoscimento più ampio. La personalizzazione ha due conseguenze: da un lato proprio perché personalizzata sarà più difficile da ottenere, dall’altro lato sarà più efficace proprio perché ritagliata sul singolo detenuto; coloro che fanno il calcolo su un presunto consenso, coltivando posizioni giustizialiste o negando misure costituzionalmente orientate, rischiano di sbagliarlo. Credo che la maggioranza della nostra società sia, infatti, incline a condividere questo genere di valutazione dell’esecuzione della pena come un trattamento mai inumano, quindi come un recupero oltre che inevitabile retribuzione. L’altro ieri ho letto sul Dubbio che qualcuno [il questore della Camera, Edmondo Cirielli, FdI ndr] ha espresso la necessità di abolire il regime delle celle aperte. Ciò è molto indicativo e molto pericoloso perché siamo in presenza di una corsa al rialzo delle istanze populistiche e demagogiche”.  Per il Garante per i detenuti, Mauro Palma, “nessuno può comunque ritoccare il provvedimento che è stato trasmesso alle Camere per il secondo parere solo per cortesia istituzionale, e, trascorsi 10 giorni senza che il parere arrivi, il Cdm è  comunque autorizzato a emanare il decreto. Non bisogna considerare la porta completamente chiusa, ci sono spiragli, ma spetta a tutti noi farli diventare un’apertura per superare l’attuale ''stop'' al decreto sulle carceri”. Al termine dell’incontro coi giornalisti, il responsabile dell'Osservatorio carcere dell'UCPI, Riccardo Polidoro, ha lanciato la pagina facebook “Sì alla riforma penitenziaria”, “uno spazio pubblico per raccogliere interventi a favore della riforma penitenziaria. Infatti la volontà politica va recuperata con una corretta informazione e con una educazione dei cittadini. Bisogna far capire che il detenuto che riesce a fare un percorso rieducativo e riesce ad avere un rapporto familiare completo sicuramente è un detenuto più tranquillo.  Lo dimostrano anche i dati sulla recidiva: tornano a delinquere il 70% dei detenuti che hanno scontato tutta la detenzione in carcere, mentre tra quelli che hanno avuto accesso alle pene alternative solo il 10%”.  Presenti alla conferenza stampa anche Patrizio Gonnella, presidente dell’Associazione Antigone, e l’avvocato Emilia  Rossi, componente dell'Ufficio del Garante Nazionale dei diritti dei  detenuti.

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