«Manette e gogna mediatica: così mi hanno annientata»
di Valentina Stella Il Dubbio 19 aprile 2017
Parla Maria Grazia Modena, la cardiologa fatta arrestare dai giudici dell’inchiesta “Camici sporchi”, condannata e linciata da televisioni e giornali, poi assolta in tribunale
La vicenda della scienziata Ilaria Capua non è la sola a
vedere stritolata una delle nostre eccellenze italiane dalla macchina difettosa
della giustizia e dall'accanimento mediatico. Oggi vi raccontiamo,
infatti, la storia di Maria Grazia
Modena, professoressa di Cardiologia dell’Università di Modena e Reggio Emilia,
già Presidente della Società Italiana di Cardiologia - la prima donna a
ricoprire tale ruolo - , ed ex primario della Cardiologia del Policlinico
modenese. Il suo nome balza agli onori della cronaca prima nazionale, e poi
internazionale - Forbes ad esempio -, nel 2012: all'alba del 9 novembre, i
carabinieri suonano al campanello della sua casa e le mettono le manette,
mentre elicotteri dell'Arma sorvolano su di loro. Insieme a lei vengono
arrestati altri 8 medici, vengono effettuate 33 perquisizioni, nonché imposto
il divieto a dodici aziende che producono attrezzature cardiologiche di contrattare con la Pubblica
amministrazione. Si trattava della operazione 'Camici sporchi' che impegnò
oltre 150 militari dei Nas, coordinati dalla Procura di Modena, e che
individuava una associazione a delinquere finalizzata a sperimentazioni
cliniche non autorizzate, all' installazione di apparecchiature mediche, alcune
delle quali difettose, su pazienti ignari e alla creazione di false cartelle
cliniche. Il ruolo apicale, secondo il pm Marco Niccolini e l’allora
procuratore capo Vito Zincani, all'interno della presunta associazione, era svolto proprio dalla professoressa Modena
che secondo gli accusatori "promuoveva
e tollerava lo svolgimento delle sperimentazioni illegittime presso il reparto
da lei diretto, al fine di trarne beneficio in termini di carriera essendo
indicata quale autrice di numerose pubblicazioni ed abstract ". Dal
giorno dell'arresto la sua faccia è stata sbattuta sulle prime pagine dei
giornali e nei tg che avevano già decretato la sua colpevolezza. Rimase ai
domiciliari per 40 giorni, poi, avendo spedito delle email affinché dei colleghi
la sostituissero ad alcuni lezioni ai suoi studenti, fu costretta dalle
autorità a risiedere per due mesi al di fuori della provincia di Modena, poiché
ritenuta pericolosa e con tendenza a reiterare i suoi crimini. Tornata a Modena
ebbe l’obbligo di firma. In primo grado, con rito abbreviato, è stata
condannata dal Gup del tribunale di Modena ad una pena di 4 anni e mezzo . Ma
nel dicembre dello scorso anno la corte d’Appello di Bologna ha annullato quasi
totalmente la sentenza emessa. L'ex Direttrice del reparto di Cardiologia è
stata difatti assolta dai reati più gravi con formula piena per non aver
commesso il fatto e perché il fatto non sussiste: associazione a delinquere,
corruzione, truffa ai danni dell’ospedale e abuso d’ufficio. Rimane in piedi
solo la condanna a otto mesi (pena sospesa) per falso, per la quale gli
avvocati Iovino e Stortoni ricorreranno in Cassazione, in merito a due lettere
firmate da lei ma che riportavano dati errati su delle sperimentazioni.
Annullata anche l’interdizione dai pubblici uffici. Ieri la Procura Generale ha
deciso di ricorrere in Cassazione contro l'assoluzione. Intanto la
professoressa Modena si racconta nel suo secondo libro "Il Caso
cardiologia...la Verità", che segue "Il Caso cardiologia La mia vita,
la mia verità", entrambi Edizioni il Fiorino. Si aspettava il ricorso in Cassazione? Era scontato, contro di me
un vero accanimento. La Procura di Modena ha investito troppo in questa
inchiesta e non è pronta ad emettere di aver sbagliato nei miei confronti. Cosa ha provato nel momento
dell'assoluzione, giunta a dicembre in appello? Ho provato la consapevolezza
di quanto sia importante essere dichiarata innocente per una innocente. Chi
era la professoressa Modena prima di quel 9 novembre 2012?Una persona
rispettata, stimata, conosciuta,consapevole di avere ricevuto tanto, anche
sotto il profilo cristiano di “talenti”, ma inconsapevole che la vita può
cambiare in un attimo dalla sera alla mattina, come quella dell’arresto. Come ha vissuto il periodo ai domiciliari?
In una specie di limbo, senza mai perdere fiducia in me stessa, non nella
magistratura,come usano dire tutti, con serenità e speranza per tre motivi: la
vicinanza di mio marito, la certezza di avere dei grandi avvocati e di vivere un enorme errore giudiziario,che
si sarebbe presto chiarito. E invece è diventato inizialmente un incubo, ma me
sono resa conto solo a posteriori. Quello
che ha colpito Lei, ha anche distrutto l'intera reputazione del reparto di
cardiologia e la fiducia dei pazienti. Quando riprenderà il Suo posto al
Policlinico? Non lo so, mi si dice da cinque mesi che ci sono tanti
interlocutori che si stanno confrontando su di me e sul come reintegrarmi: il
Rettore, il Preside, il Direttore Generale del Policlinico, l’Assessore alla Sanità
dell’Emilia Romagna, manca solo la Ministra Lorenzin. Credo che la realtà sia
da ascrivere al fatto che il professor Giuseppe Boriani, peraltro segnalato anche
da me quando fui sospesa, ha preso il mio posto
e che tutti i sopracitati attori siano stati spiazzati da un’assoluzione
così rapida e imprevedibile. Lei
sintetizza la Sua vicenda così: la mia convinzione è che siamo in un Paese dal
sistema giudiziario tutt’altro che garantista che tratta gli “innocenti fino a
prova contraria” come “colpevoli fino a prova contraria”. Secondo Lei cosa non
hanno capito i Pm e i giudici di primo grado? Forse che il merito e il
prestigio in ambiente universitario non sono sinonimi di cupidigia,ma sono
parte del mondo accademico. Le ricordo che io sono stata condannata per
corruzione ascrivibile all’ambizione di veder aumentare le mie pubblicazioni, non
per denaro. La mia non era ambizione personale, ma il desiderio di veder
crescere un reparto, quello che nel mio primo libro chiamai "la mitica
cardiologia del policlinico” e tale è stata fino alla sua distruzione motivata
dall’invidia: questo è un vizio capitale, non l’ambizione. Lei scrive anche: la poca preparazione - da parte dei NAS - in una
branca della medicina altamente specialistica e la “scarsa” conoscenza della
lingua inglese, soprattutto tecnica, hanno originato errori grossolani che sono
emersi durante le udienze. Può spiegarci meglio? L’inchiesta della Procura
di Modena partì da esposti anonimi di elenchi di pazienti deceduti o con
complicanze dopo interventi “subìti” presso la cardiologia del Policlinico, poi
continuò su elenchi anonimi di sperimentazioni clandestine su pazienti ignari.
Morti e feriti non ci furono, né ci fu un solo caso di malasanità e allora tutto si
concentrò sulle sperimentazioni (quelle incriminate non erano tali, bensì
normali interventi di angioplastiche con raccolta di dati). Ritengo che per
indagare su materiali di uso in emodinamica,come cateteri, stent, protocolli, registri,
linee guida spesso in lingua inglese, si sarebbe dovuto ricorrere a personale
competente in materia o,per lo meno,ricorrere a periti, non a dei Carabinieri. Sostiene di aver subìto un processo per
direttissima, attraverso i mezzi di comunicazione. Racconta di essere stata
descritta come la “ vergogna dei
cardiologi senza cuore ", “mela marcia” in una puntata di Quinta
Colonna, “mercante di stent “ in una
puntata di Report, annoverata fra le
“dame nere della sanità" sul Corriere della Sera. Cosa le ha fatto più male leggere? Mi ha
fatto male tutto e nulla, sono arrivata a un punto da sentirmi ferita, ma inossidabile, tranne per due aspetti: il
dolore che provava, più di me, la mia famiglia e il panico che si era creato nei pazienti,
panico che nessuna Istituzione ha saputo, o voluto, governare. Lei ipotizza un "disegno programmato
di chirurgia politico-sanitaria, una
trama fra Regione e politica sanitaria locale" per colpire Lei e il Suo
operato. Da cosa deduce questo e secondo lei quale sarebbe il motivo? Modena
è una piccola città con da sempre una competizione fra troppi ospedali e
soprattutto fra Università e Ospedale. Io ero allora direttore del Dipartimento
di Emergenza Urgenza e del Reparto di
Cardiologia del Policlinico e in un tavolo di confronto per ridurre le
spese. Proposi, tra l'altro, l’unione
delle varie Cardiologie in unico Dipartimento: mi fu detto di no, anzi fu
proprio quello il momento in cui mi scavai la fossa, era il 2011. Ora però
stanno attuando il mio progetto, perché la crisi finanziaria è insostenibile. Ero
una donna di grande visibilità e a capo di un reparto di eccellenza. Non ti
perdonano il successo e di voler competere addirittura con Bologna. Come ha reagito alla vicenda l'allora
presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani? Mi ha apparentemente ignorata. E quando si
arrivò,dopo lo scandalo innescato dall’Associazione Amici del Cuore da cui è
partita l'inchiesta, a dovermi confermare nella Direzione della Cardiologia,
spinse il Direttore Generale a licenziarmi e questi si oppose. Pagai lo
scandalo con la mancata conferma a Direttore della Cardiologia. Non so ancora
perché, ma fu allora che cominciò il mio calvario. Certamente il tritacarne
mediatico spinse tutti ad abbandonarmi,e il primo fu il Rettore di allora,che
avrebbe dovuto per lo meno tutelarmi in attesa di giudizio. Era il mio
legittimo”capo”. Tra i suoi grandi
accusatori c'era il dottor Daniele Giovanardi, fratello del Senatore. Lei gli
dedica il capitolo "L’ingloriosa fine del “castigatore di costumi”".
Perché? Da apparente amico(era allora il mio vice Direttore del
Dipartimento di Emergenza Urgenza ) diventò,perché vicino al presidente degli Amici del Cuore, uno dei miei
più grandi accusatori, presente quasi quotidianamente sui giornali locali, per
il suo cognome, ad accusarmi di corruzione, di “ sottrarre letti agli
infartuati per destinarli alle sperimentazioni”.Poi non solo al processo
ordinario l’anno scorso smentì tutto dicendo che erano voci di corridoio, ma
lui stesso è naufragato,ora, in uno
scandalo finanziario delle sue associazioni di volontariato. Chi tra i suoi colleghi l'ha delusa di più e
da chi invece ha ricevuto solidarietà? Quasi tutti, quando sei in disgrazia ti
abbandonano,ti evitano e ti ignorano. Solidarietà dai pazienti, dai miei ex collaboratori
per bene che hanno pagato quanto me, dagli infermieri, dalla gente comune. Dalle strade di Modena però Le hanno
gridato 'troia' e 'assassina'. Oggi com'è il suo rapporto con la città? Non
amo più questa città, che mi diede tanto; ora mi abbracciano e si congratulano
con me per l'assoluzione, ma quando scoppiò lo scandalo mi trattarono come una
appestata. Sono nata in un paesino di provincia, che invece non mi ha mai
voltato le spalle.
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