Raffaele Sollecito: «Ho deciso di fare causa a quei giudici che hanno distrutto la mia vita»


Raffaele Sollecito non molla e chiede allo Stato tre cose: capire perché la sua vita è stata stravolta dalla macchina giudiziaria, essere risarcito per aver trascorso da innocente 4 anni in carcere, e condannare civilmente i magistrati che lo hanno punito ingiustamente. La storia di questo ragazzo, dalla voce e dell’atteggiamento mite, e che può essere riassunta da questa frase che apre il suo sito ' The long path through injustice' ( il lungo percorso attraverso l’ingiustizia), è quella di un giovane uomo che ancora non si è risvegliato completamente dall’incubo che lo ha segnato quando aveva solo 23 anni, che aveva da poco perso la madre e che stava per laurearsi. Il suo futuro è incerto, tra il nuovo lavoro a Parma e l’esito delle sue iniziative giudiziarie contro lo Stato. Tuttavia sull’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, uccisa nel 2007 a Perugia, esistono due certezze: la prima è che per quel brutale assassinio c’è un solo colpevole, l’ivoriano Rudi Guede, condannato in via definitiva con il rito abbreviato a 16 anni di reclusione. La seconda è che per il delitto sono stati assolti ' per non aver commesso il fatto', dopo ben 5 gradi di giudizio, Raffaele Sollecito e Amanda Knox. A mettere un punto alla vicenda giudiziaria dei due ex fidanzati, che al momento dei fatti si conoscevano da appena una settimana, ci ha pensato la Cassazione il 27 marzo 2015 con una sentenza di cui è bene sottolineare un estratto riguardo le indagini: ' un iter obiettivamente ondivago, le cui oscillazioni sono, però, la risultante di clamorose defaillances o ‘ amnesie’ investigative e di colpevoli omissioni di attività di indagine'. Ora però si apre un altro capitolo: Raffaele Sollecito chiede, appunto, i danni allo Stato. Il primo tentativo per il risarcimento per ingiustizia detenzione è stato respinto, ma gli avvocati Giulia Bongiorno e Luca Maori hanno annunciato il ricorso in Cassazione. Intanto si è aperto da poco l’altro filone: l’ingegnere informatico, assistito dagli avvocati Antonio e Valerio Ciccariello, ha deciso di fare causa ad alcuni magistrati, chiedendo tre milioni di euro in virtù della legge sulla responsabilità civile dei togati che prevede cause “per dolo o colpa grave”.
Perché hai deciso di fare causa ai giudici? Quali sono, a vostro parere, le colpe gravi?
Si tratta di tutte le mancanze interpretative che ci sono state in questi anni. Ad esempio è cambiato il movente da un giudizio all’altro, la prova sul Dna è stata travisata più volte, il materiale probatorio è stato interpretato in maniera differente da un giudice all’altro, addirittura diversi magistrati hanno diciamo - disatteso le regole pur di dimostrare l’indimostrabile. Oltretutto questi errori vengono in una certa maniera stigmatizzati e riassunti dalla Corte di Cassazione che mi ha assolto.
La persona che forse più di tutte ha segnato il tuo destino è stato il pm Giuliano Mignini.
Lui ha condotto le indagini e mi ha accusato, ma alcuni giudici mi hanno dichiarato ingiustamente colpevole e hanno messo l’ultima parola. È vero comunque che Mignini è stato sanzionato dal Csm per avermi vietato di conferire con il mio avvocato in fase preliminare, e questa la considero una grave lesione dei miei diritti di difesa.
La Corte d’appello di Firenze ha respinto invece l’istanza per il risarcimento per ingiusta detenzione a causa della tua ' condotta dolosa o gravemente colposa'. Percepisci un pregiudizio da parte della magistratura nei tuoi confronti o sei fiducioso sull’esito del risarcimento e della causa ai magistrati?
La magistratura è fatta di tante teste diverse. Di fatto la sentenza della Corte di appello di Firenze non ha fatto altro che condannarmi un’altra volta, perché hanno completamente distorto e disatteso tutte le risultanze probatorie che sono intervenute durante questi anni, non prendendo minimamente in considerazione tutto quello che è emerso durante le udienze. Hanno reinterpretato tutto il caso, piazzandomi addirittura sulla scena del crimine. Tra virgolette è come se mi avessero detto “Sollecito ti è andata bene tutto sommato, però ora stai zitto”. Si sono comportati in maniera indecente.
Contro di te c’è una sorta di accanimento?
Forse risulto loro antipatico, forse non piaccio perché sottolineo i loro errori; d’altronde hanno totalmente stravolto e distrutto la mia esistenza, per questo non capisco perché dovrei essere magnanimo nei loro confronti o rimanere zitto nell’angolo e dire “no, per favore non fatemi più del male”. Hanno la colpa di aver perseguitato per anni degli innocenti. Perciò, quantomeno, credo che possa chiedere delle spiegazioni allo Stato di tutta questa vicenda. E vorrei una risposta chiara.
Ora come va la tua vita a Parma?
Mi sono trasferito da un mese per una nuova opportunità lavorativa. Sono stato accolto decisamente bene: molte persone mi hanno dato il benvenuto e mi hanno trattato con rispetto. La cosa più importante è il lavoro e spero di riuscire a far fronte ai grossi debiti nei quali mi ha lasciato questa giustizia.

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