Renoldi: dovere di fermare la drammatica escalation dei suicidi

 Valentina Stella Il Dubbio 18 agosto 2022

La Ministra Cartabia, il Capo Dap Carlo Renoldi e i vertici dell’Amministrazione penitenziaria, il giorno di Ferragosto, hanno visitato diverse carceri italiane. Come hanno fatto per anni gli esponenti del Partito Radicale. La Guardasigilli Cartabia ha ricordato che "siamo tutti chiamati ad occuparci di questa parte della società, una parte della nostra Repubblica". Peccato che quando lei lascerà via Arenula saranno poche le speranze di riformare il carcere, se ipotizziamo un Governo di centrodestra. Quello che preoccupa maggiormente in questo momento sono i suicidi dietro le sbarre: 52 dall'inizio dell'anno. Perdite drammatiche di vite, paradossalmente quando le persone sono sotto la custodia dello Stato.  "Quello dei suicidi è un fenomeno in drammatica progressione - ci dice Renoldi - . Le motivazioni alla base di una scelta così drammatica sono individuali e legate al vissuto particolare di ciascuna persona e non di rado al problema della salute mentale, ma il carcere - con il senso di lontananza e di precarietà esistenziale connessa – finisce per amplificarle a dismisura. Lo provano i dati disponibili: i suicidi in carcere sono più frequenti rispetto alla popolazione libera; ciò rivela, impietosamente, una stretta correlazione tra la condizione detentiva e la decisione di togliersi la vita". A questa tragica escalation contribuiscono,ammette Renoldi, "inutile nasconderlo, anche le difficili situazioni di molti istituti, tra carenze di personale, vetustà delle strutture, sostanziale carenza dei servizi sanitari, in specie del personale psichiatrico, indispensabile per la gestione del disagio di una parte crescente della popolazione detentiva, che presenta anche correlate problematiche di dipendenza da sostanze psicoattive. E poi a volte, la difficoltà di rendere quel tempo non solo vuoto e di attesa, ma effettivamente pieno di possibilità. E l’estate, col caldo, è sempre uno dei momenti peggiori in carcere". Lo abbiamo raccontato spesso da questo giornale: celle bollenti e scarsità di acqua rendono la detenzione infernale. Anche per far fronte a questa drammatica situazione, "che l’Amministrazione ha il dovere, morale e giuridico, di cercare di arginare", il Dipartimento "ha varato, di recente, una circolare per la prevenzione dei suicidi. Con questo intervento, che non a caso è stato definitivo come “continuo” (a rimarcare la necessità di un’attenzione permanente e non legata alla contingenza), si intende innanzitutto stimolare l'approvazione dei piani regionale e locali per la prevenzione dei suicidi, che purtroppo non tutte le autorità regionali si sono dimostrate disponibili ad approvare; quindi a verificare la conformità dei piani già approvati alle linee guide nazionali". Ma soprattutto, prosegue Renoldi, "si intende dare nuovo impulso agli staff multidisciplinari, già istituiti a partire da una circolare del 2007 e che riceveranno nuova linfa dall’arrivo di oltre 200 educatori nel prossimo mese di settembre, in un’ottica di rete che coinvolga anche, accanto al personale più vicino al detenuto, come la polizia penitenziaria, anche altri depositari di conoscenze specifiche quali l’avvocatura, i garanti, il volontariato, i familiari". Renoldi è consapevole che si tratta di "una sfida difficile e impegnativa, che va comunque doverosamente raccolta, riguardando la fondamentale missione istituzionale dell’Amministrazione, ovvero la salvaguardia dell’incolumità delle persone che le vengono affidate". Ma come? La difficile partita va giocata "con sempre maggiore formazione e valorizzazione delle specifiche professionalità del personale dell' amministrazione penitenziaria, sulle cui gambe cammina l’azione amministrativa e sulle cui spalle grava il peso quotidiano di un lavoro difficile". Per questa ragione, il 15 agosto, "abbiamo voluto essere presenti in carcere, come ogni giorno, per manifestare gratitudine e vicinanza al nostro personale e all’intera comunità penitenziaria, oltre che per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica su una realtà, quella carceraria, troppo spesso ingiustamente negletta. Ovviamente il miglioramento della qualità della vita e del lavoro in carcere passa attraverso una pluralità di interventi di diversa natura". Come sappiamo "il mondo dell’esecuzione penale - ha proseguito il Capo del Dap -  sta vivendo una importante fase di transizione: più ricorso alle misure alternative, ma il carcere resta uno strumento irrinunciabile delle politiche penali, che deve essere realmente funzionale a quei percorsi di reinserimento che la Costituzione assegna alla sanzione penale". Il magistrato ci ricorda come "la Ministra si è fatta promotrice di una importante modifica delle norme sull’edilizia penitenziaria, per abbreviare le procedure per la progettazione e la realizzazione di nuovi spazi detentivi, in grado di disegnare un contesto carcerario più vivibile per gli operatori e le persone detenute. Ed è stata, inoltre, avviata una politica delle assunzioni indispensabile per la funzionalità dell’Amministrazione, in particolare per alcune figure chiave nella vita del carcere: direttori, educatori, mediatori culturali, contabili, amministrativi e, ovviamente, poliziotti penitenziari". Infine "l’Amministrazione ha avviato alcune iniziative per redistribuire il personale penitenziario e la popolazione detentiva all’interno dei vari istituti, in particolare, per quanto riguarda questo secondo aspetto, con la circolare sul circuito della media sicurezza, che ridisegna l’organizzazione delle modalità della detenzione secondo un criterio di progressività trattamentale. E altre iniziative sono state messe in campo e sono in fase di definizione sul versante delle concrete condizioni di vita delle persone detenute: dall’autorizzazione all’acquisto dei ventilatori nei reparti detentivi, alle prossime misure in materia di videocolloqui, sino alla circolare sulla prevenzione dei suicidi". Tutto questo può bastare? È un inizio ma dalla prossima legislatura  - Governo e Parlamento - non potranno non affrontare le problematiche carcerarie: dai fatti di Santa Maria Capua Vetere all'aumento dei suicidi, passando per condizioni di (in)vivibilità carceraria disumane e degradanti la politica non potrà voltarsi per l'ennesima volta dall'altra parte. 

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