Caso Cucchi, il carabiniere stringe la mano a Ilaria

Di Valentina Stella Il Dubbio 17 aprile 2019

“Mi dispiace”: con queste parole ieri, al termine dell’interrogatorio in Corte d’Assise a Roma, Francesco Tedesco si è rivolto a Ilaria Cucchi. Il carabiniere è imputato di omicidio preterintenzionale ed ha accusato gli altri due militari coimputati nel processo, Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, per la morte di Stefano Cucchi. Al termine dell’interrogatorio l’uomo si è alzato ed è andato a stringere la mano alla sorella del geometra 31enne, morto nell’ottobre del 2009 sotto la custodia dello Stato una settimana dopo essere stato arrestato per droga. È dunque lontano quel gennaio del 2016 quando Ilaria Cucchi pubblicò sulla sua pagina Facebook una foto di Tedesco al mare, che esibiva un fisico palestrato e unto di crema solare in uno striminzito costume, aggiungendo il commento: “Volevo farmi del male, volevo vedere le facce di coloro che si sono vantati di aver pestato mio fratello, coloro che si sono divertiti a farlo, le facce di coloro che lo hanno ucciso…”. Ieri forse l’inizio di un nuovo percorso, segnato dal pentimento e della ricerca della verità. Tedesco, infatti, nella scorsa udienza, a distanza di 9 anni da quella tragica e evitabile morte, aveva rivelato che Cucchi venne ‘pestato’ da Di Bernardo e D’Alessandro. Ieri ai giudici ha aggiunto altri particolari, sfogandosi contro i suoi ex colleghi: “Di Bernardo e D’Alessandro si sono nascosti dietro le mie spalle per tutti questi anni, per dieci anni loro hanno riso e io ho dovuto subire, mi sono stancato. A differenza mia, non hanno mai dovuto affrontare un pm. L’unico ad affrontare la situazione e ad avere delle conseguenze ero io. In tutti questi anni l’unica persona che aveva da perdere ero io, ero l’unico minacciato”. Rispondendo poi alle domande delle difese, Tedesco ha detto perché ha aspettato così tanto per fare le sue rivelazioni. “Cominciai a maturare la convinzione di dover parlare il 30 luglio 2015, quando fui convocato dal pm ma ho voluto aspettare che uscissero le annotazioni mie falsificate e cancellate per corroborare le mie parole”. Subito dopo la morte di Stefano Cucchi “sono stato minacciato di essere licenziato quindi allora non chiesi nulla perché avevo capito l’andazzo. Dopo il 22 ottobre 2009 mi sono trovato incastrato ed ero l’unico ad avere tutto da perdere” ha concluso Tedesco. Intanto, ha reso noto l’Ansa, tre agenti della Polizia penitenziaria -  Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici  - che sono stati assolti in via definitiva nel 2015 , e al momento persone offese, hanno depositato ieri un atto di nomina dei difensori al fine di costituirsi parte civile contro i rappresentanti dell'Arma indagati nel terzo filone dell’inchiesta, quello relativo al depistaggio messo in atto da alcuni carabinieri per celare quanto accaduto a Cucchi. Atto propedeutico, questo, ad ottenere un risarcimento dei danni dagli indagati che dovessero eventualmente essere condannati. Anche la famiglia Cucchi - sempre parte offesa nel nuovo procedimento - ha conferito incarico ai propri legali storici, gli avvocati Fabio Anselmo e Stefano Maccioni, per costituirsi parte civile contro i carabinieri.

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