Bordin, l’addio dalle firme che lui leggeva alla radio

di Valentina Stella Il Dubbio 20 aprile 2019

L’Aula magna della Facoltà teologica valdese, dove si è celebrato ieri il rito funebre laico per rendere omaggio a Massimo Bordin, era talmente gremita che in molti hanno presenziato alla cerimonia dall’esterno. Gli altoparlanti hanno però permesso loro di ascoltare quello che i numerosi oratori intervenuti sul palco hanno detto per dare l’ultimo saluto alla voce storica di Radio Radicale, scomparsa qualche giorno fa a soli 67 anni.  Occhi lucidi sui volti delle persone, ognuna con una propria rievocazione, una propria immagine dell’ex direttore di Radio Radicale. Per chi avesse voluto, come da migliore tradizione radicale, il microfono era aperto per condividere questi ricordi con gli altri.  Accanto alla bara, la compagna Daniela Preziosi, collega del Manifesto, e il figlio Pierpaolo Bordin. Tra le centinaia di persone giunte per l’ultimo saluto, molti giornalisti e politici, gli stessi che per anni sono stati i protagonisti della sua rubrica ‘Stampa e Regime’, non una semplice rassegna stampa ma il racconto della realtà politica e sociale italiana. Per decenni Bordin li ha citati, criticati, condivisi, narrati e ieri si sono ritrovati insieme per rendergli l’ultimo omaggio. Oltre alla numerosa famiglia radicale, c’erano Adriano Sofri, Renata Polverini, Ugo Sposetti, Roberto Giachetti, Fausto Bertinotti, Riccardo Magi, Mario Mori, Antonio Polito, Marco Damilano. Commosso il ricordo di Emanuele Macaluso, ex direttore dell’ Unità e storico esponente del Partito comunista italiano: “mancherà a tutti, non ne sentiranno la mancanza solo gli imbecilli”.  L’ex direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli, ha voluto rendere onore a Bordin ricordando che, “in un momento in cui c’erano forti divergenze tra Massimo e Marco Pannella, gli avevo offerto di passare con noi al Corriere, per occuparsi della nostra web radio. Rifiutò, anche se lo avremmo ricoperto d’oro, per rimanere con la sua tribù. Dimostrò grande superiorità morale”. Invece è proprio il rapporto di Massimo Bordin con Marco Pannella  e le loro conversazioni domenicali a caratterizzare il ricordo che ne ha dato l’esponente del Partito Radicale Rita Bernardini. Piero Sansonetti ha sottolineato: “Non ho visto nessun leader di partito (a parte i radicali). Perché? Temo per ignoranza. I leader politici non sanno cos’è la politica. Sanno solo cos’è il potere. Odiano la politica. Non potevano amare Bordin che era politica pura”. Per l’attuale direttore di Radio Radicale Alessio Falconio Massimo Bordin “è stato un grande maestro, che con grande umiltà impartiva preziosi insegnamenti. Lascia un vuoto umano e professionale enorme, noi ora dobbiamo combattere proprio perché glielo dobbiamo”. Più che un funerale, il rito di ieri è stato un omaggio alla storica emittente radiofonica e al servizio pubblico che svolge da 43 anni. Se il Governo insiste a non voler rinnovare la convenzione, le opposizioni in Parlamento e la società civile vogliono scongiurare il bavaglio. “Siamo di fronte a un momento che è contemporaneamente tragico e farsesco -ha detto Fabrizio Cicchitto- perché un gruppo di fascisti vuole chiudere una radio che trasmette le sedute parlamentari, che ha sempre dato spazio alla voce di tutti. L’uccisione di radio radicale sarebbe testimonianza di un processo di autoritarismo che va avanti con grande pericolo”, ha concluso Cicchitto. Emma Bonino ha sottolineato come “mancherà la voce di Massimo che ogni giorno accompagnava e rendeva chiari, grazie alla rigorosa oggettività da giornalista, i fatti dell’attualità politica”.    

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