Sovraffollamento in carcere del 130%: superati i 60000 detenuti


Di Valentina Stella Il Dubbio 21 dicembre 2018
“Le misure prese dallo Stato italiano dalla sentenza Torreggiani ad oggi non sono state in grado di affrontare in modo strutturale il problema del sovraffollamento degli istituti penitenziari italiani”: è la denuncia lanciata ieri durante una conferenza stampa del Partito Radicale Transnazionale e Transpartito convocata per presentare un dossier sulle carceri italiane, nell’ambito delle 72 ore di mobilitazione straordinaria per la vita del Partito e di Radio Radicale.  Al 19 dicembre sono 2.827 gli iscritti, ma ne mancano ancora 173 e solo 12 giorni per evitare la liquidazione del Partito Radicale. L’appello degli intervenuti è dunque quello di iscriversi per far continuare a vivere il Partito delle battaglie di Marco Pannella. A prendere parte all’incontro con la stampa, moderato da Alessio Falconio, direttore di Radio Radicale, c’erano Rita Bernardini, Sergio D'Elia, Elisabetta Zamparutti, Giuseppe Rossodivita. A sottoscrivere l’approfondito documento  - inviato alle più alte istanze del Consiglio d’Europa e al presidente della Cedu, Guido Raimondi -  anche l’Unione delle Camere Penali rappresentate ieri  dal Presidente avvocato Giandomenico Caiazza, e dal Responsabile dell'Osservatorio Carcere UCPI, avvocato Riccardo Polidoro.
Di seguito riportiamo e approfondiamo alcune sezioni del documento.
Il dopo Torreggiani
La Corte europea dei Diritti dell’Uomo, con la sentenza Torreggiani  -  adottata  l’8 gennaio 2013 con decisione presa all’unanimità –,  aveva condannato  l’Italia per la violazione dell’art. 3 della Convenzione europea dei diritti umani. Il caso, come è noto, riguardava trattamenti inumani o degradanti subiti da sette persone detenute per molti mesi nelle carceri di Busto Arsizio e di Piacenza, in celle triple e con meno di quattro metri quadrati a testa a disposizione. Con una risoluzione del marzo 2016, il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa aveva dichiarata conclusa la procedura nei confronti dell'Italia in merito alla sentenza Torreggiani accogliendo con favore “l'impegno del governo a proseguire gli sforzi per combattere il sovraffollamento al fine di raggiungere una soluzione duratura a tale problema”. Tuttavia, rileva il rapporto, “dopo un significativo calo iniziale che aveva portato il numero dei detenuti dai 65.704 al 31 dicembre 2012 ai 52.164 al 31 dicembre 2015, cioè a meno 13.540, la popolazione detenuta ha ripreso ad aumentare negli ultimi tre anni passando dai 52.164 al 31dicembre 2015 ai 60.002 al 30 novembre 2018, cioè a più 7.838”.
La mancata reazione di Governo e Parlamento: sovraffollamento al 130,4%
I firmatari del rapporto si chiedono cosa sia stato fatto dagli ultimi due Governi e dal Parlamento per combattere il sovraffollamento. Rilevano, attraverso una cronologia, che va dalla convocazione nel 2015 degli Stati generali dell’esecuzione penale fino all’insediamento dell’ultimo Governo, che “purtroppo, sia stata accantonata dal Governo Gentiloni/Orlando la riforma organica dell'Ordinamento Penitenziario e di come, successivamente, il Governo attuale Conte/Salvini/Di Maio, l'abbia “svuotata”, respingendo la parte più significativa riguardante la possibilità di un più facile accesso da parte dei detenuti alle misure alternative al carcere attraverso l'eliminazione degli automatismi e delle preclusioni che oggi impediscono ai magistrati di sorveglianza di valutare caso per caso la possibilità di concederle o meno”. Il risultato?
Sovraffollamento e posti regolamentari
“Secondo i dati forniti dallo stesso Ministero della Giustizia al 30 novembre 2018, i posti regolamentari sono 50.583, cioè 7.129 posti in meno di quelli preventivati nel “Piano carceri”. Il dato dei posti regolamentari inutilizzabili è stato riaffrontato recentemente dal Capo del DAP Francesco Basentini che, il 26 ottobre 2018 intervenendo al Convegno organizzato dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Napoli, ha affermato che “i posti veri”, e quindi la capacità effettiva di ricezione, sono 4.600 in meno rispetto ai circa 50.000 regolamentari”. In teoria nei 190 istituti penitenziari italiani, al 30 novembre 2018, sarebbero stati ristretti 60.002 detenuti in 50.583 posti regolamentari con un sovraffollamento del 118,6%. In pratica al 30 novembre 2018, 60.002 detenuti erano “sistemati” in 45.983 posti, con un sovraffollamento nazionale pari al 130,4%.
Dentro le carceri
Il carcere maggiormente sovraffollato è quello di Brescia con un tasso di sovraffollamento del 204,2%. Di seguito alcuni dati che però “non tengono conto del dato dei 4.600 posti in meno, perché le schede dei singoli istituti penitenziari pubblicate sul sito del Ministero della Giustizia (curate dal direttore del carcere) non sono aggiornate al riguardo. 94 istituti penitenziari registrano un sovraffollamento che va dal 120,7% al 204,2%. In questi 94 istituti sono presenti 37.506 detenuti in 26.166 posti con un sovraffollamento medio del 143,3%. Quindi il 62,5% della popolazione detenuta vive in un sovraffollamento di gran lunga superiore alla media nazionale”.
Morte e suicidi in carcere
“I suicidi in carcere sono sensibilmente aumentati negli ultimi due anni e rischiano di tornare ai livelli del periodo che ha preceduto la sentenza Torreggiani. In questo 2018 è stato particolarmente doloroso constatare che fra i “morti in carcere” si siano dovuti contare anche due bambini piccolissimi, Faith (sei mesi) e Divine (1 anno e mezzo), uccisi dalla madre appena carcerata nell'Istituto femminile di Rebibbia, in evidente stato di alterazione psichiatrica. Quest’anno, secondo Ristretti Orizzonti, ci sono stati 140 decessi, di cui 63 suicidi”. Nel 2016 erano stati 45, nell’anno successivo 52.
I liberi sospesi
“Un fenomeno che viene del tutto sottovalutato è quello dei cosiddetti “liberi sospesi”. Si tratta di decine di migliaia di persone condannate a pene detentive inferiori ai 4 anni (o 6 se tossicodipendenti) e che hanno ottenuto dalla Procura la “sospensione” dell'esecuzione della pena. Queste persone rimangono anche per anni in attesa di una pronuncia da parte del Tribunale di Sorveglianza chiamato a decidere se affidarle ai servizi sociali oppure se mandarle in carcere. Sul numero complessivo dei “liberi sospesi” non si hanno dati ufficiali complessivi, ma dalle notizie che sono state diffuse dal Tribunale di Sorveglianza di Milano e dagli Uffici Giudiziari di Napoli è possibile presumere un dato nazionale che si avvicina alle 100.000 persone. La Magistratura di sorveglianza e gli Uffici per l'Esecuzione Penale esterna non riescono a far fronte alla mole di istanze di cui dovrebbero occuparsi e il problema dei “liberi sospesi” finisce sempre nella coda finale dei casi da affrontare, in primo luogo di chi già si trova in carcere".
Conclusioni
“Il sovraffollamento, è quasi superfluo dirlo, determina una sistematica violazione dei diritti fondamentali delle persone detenute che sono costrette a vivere in ambienti insalubri e fatiscenti, che non vedono riconosciuto il loro diritto alla salute, che trascorrono nell'ozio la maggior parte del tempo senza concrete responsabilizzanti possibilità di studio e di lavoro, che sono private financo degli affetti familiari non solo perché l'Italia è fra quei Paesi europei che non consentono ai coniugi (o ai conviventi) di avere rapporti e incontri intimi, ma anche perché frequentemente i detenuti vengono ristretti in carceri situate a centinaia di chilometri di distanza dalla zona di residenza, il che impedisce persino di curare l'affettività con i figli minori. Giova ricordare, a proposito di affettività negata, che ciascun detenuto in Italia, ha diritto a soli 10 minuti di telefonata a settimana che devono essere consumati in una sola volta”.

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