Il diritto alla salute portato nelle carceri dagli avvocati

di Valentina Stella Il Dubbio 13 dicembre 2018

Presentato ieri presso la sede del Consiglio Nazionale Forense il progetto pilota 'Cuore di tutti' per la realizzazione del servizio di teleconsulto e screening cardiologico a favore dei detenuti reclusi al Don Bosco di Pisa, a Porto Azzurro sull'Isola d'Elba, e sull'Isola Gorgona, in vista di una diffusione a livello nazionale. L'iniziativa nasce dalla collaborazione dell'Ordine degli Avvocati di Pisa, della Fondazione Scuola Forense - Alto Tirreno e della Fondazione Toscana 'Gabriele Monasterio', con il patrocinio del Consiglio Nazionale Forense, e insieme al Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, della Camera Penale di Pisa, del Soroptimist International Club di Pisa. A fare gli onori di casa l'avvocato Andrea Mascherin, Presidente del CNF: “si tratta di un progetto straordinario per il Consiglio Nazionale Forense e quindi per l’avvocatura italiana perché tocca un tema centrale che è la tutela dei diritti dei soggetti deboli quali sicuramente sono i detenuti e afferma un principio di civiltà: si tratta di soggetti sotto la custodia dello Stato e quando si parla di custodia si parla in uno Stato civile soprattutto di custodia degli aspetti fondanti lo Stato di Diritto e quindi la tutela della dignità, del decoro della persona seppur detenuta. In tutto questo, un passaggio centrale non può non averlo la cura della salute". Nell'esprimere gratitudine agli enti e alle istituzioni che da mesi stanno lavorando al progetto, Mascherin ha concluso: "ringrazio tutte le persone di buona volontà consapevoli della responsabilità che una democrazia avanzata ha nei confronti anche dei soggetti detenuti, una consapevolezza che l’avvocatura italiana ritiene di dover richiamare particolarmente in un momento storico dove forse si ha una visione troppo carcerocentrica di un sistema fondato sulla punizione piuttosto che su una idea di pena rieducativa come molto semplicemente l’hanno concepita 70 anni fa i nostri padri costituenti che certamente avevano un concetto molto chiaro di quella che doveva essere la democrazia in reazione a quello che era un sistema autoritario da cui si veniva fuori all’epoca. Un insegnamento che dobbiamo tener presente; e se a qualcuno in questo momento rischia che possa sfuggire l’avvocatura è qui per ricordarlo e richiamarlo”. A moderare gli interventi l'avvocato Antonio De Michele, Coordinatore della Commissione del CNF in materia di iniziative per le carceri: "l'auspicio di tutti è che questo progetto possa essere trasposto in tutta Italia.  Si ripristinerebbe così quella situazione che purtroppo è venuta meno per evenienze legate al mondo della politica e che ci ha visto sconfortati nel momento in cui la riforma dell'ordinamento penitenziario a cui tutti abbiamo lavorato si è bloccata. Questo progetto fa parte di un percorso di civiltà opposto alle attuali strade che pullulano di 'buttatori' di chiavi. Ed è per questo che mi appello a tutti gli ordini di avvocati affinché possano accogliere, lavorando in sinergia e convincendo le Asl regionali, a fare propria questa iniziativa di telemedicina". A spiegare i dettagli del progetto ci ha pensato il dottor Luciano Ciucci, direttore generale della Fondazione Toscana 'Gabriele Monasterio': "come ente pubblico abbiamo non solo l'obiettivo ma anche il dovere sociale di mettere la tecnologia a disposizione di tutti, anche di chi ha sbagliato. Non bisogna aver paura di fare del bene alle persone che hanno commesso degli errori. Ci auguriamo che questo modello possa essere ripetibile per altre patologie, in altre strutture e regioni. E aiutare altresì ad effettuare all'interno degli istituti di pena ricerche epidemiologiche". Gli obiettivi del progetto pilota sono molteplici, tra cui effettuare sia una diagnosi in ipotesi di primo soccorso nel caso di eventi acuti sospetti, ma anche una serie di controlli programmatici per i cardiopatici cronici e infine predisporre indagini clinico-scientifiche di supporto per lo sviluppo di un programma di screening delle patologie cardiovascolari. I vantaggi saranno notevoli, il progetto, infatti, consentirà di evitare, almeno in una prima fase, il trasferimento in altre strutture sanitarie dei reclusi, se non vi sono condizioni di effettiva emergenza clinica riducendo così in maniera significativa i tempi di risposta diagnostica oltre che i costi organizzativi per il trasferimento del detenuto con particolare riguardo per sedi particolarmente disagiate, quali ad esempio gli istituti collocati nelle isole minori; di assicurare l’immediato trasferimento in un centro idoneo in caso di emergenze cardiologiche; di realizzare una attività di prevenzione delle patologie cardiovascolari nei detenuti. Motore del progetto l'avvocato Alberto Marchesi, Presidente dell'Ordine degli avvocati di Pisa: "il carcere deve essere un luogo dove si vive dignitosamente; ed è con questo tipo di iniziative che noi avvocati assumiamo un ruolo sociale a favore delle persone più deboli ma anche verso gli operatori e il personale di polizia penitenziaria a cui molto probabilmente sarà esteso il servizio di screening cardiologico". E conclude: "credo che ciascun avvocato abbia il dovere di diffondere nei confronti dell'opinione pubblica, a fronte di una situazione nella quale si stanno imponendo - non tanto con la forza ma con la mancanza di conoscenza - ideologie repressive e punitive, quelle idee perfettamente coerenti con la Carta Costituzionale e gli ordinamenti sovranazionali”. Per l'avvocato Emilia Rossi, componente del Collegio del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale "il progetto è molto importante perché tocca il diritto primario tra i diritti fondamentali, ossia la tutela della salute. Il carcere raccoglie malattie perché accoglie persone con vissuti di povertà e incuria; ma allo stesso tempo il carcere produce malattia per le precarie condizioni materiali in cui si ritrovano a vivere i reclusi ma anche perché la privazione della libertà fa ammalare". E lancia poi l'allarme sul sovraffollamento: "questa mattina (ieri, ndr) siamo a 60184 detenuti. Ieri sera eravamo a 60154. Ossia vi è stato un aumento di 30 detenuti in una notte. E solo quindici giorni fa eravamo a 59990. Questi numeri crescenti creano importanti interrogativi su come possano essere garantite ai ristretti le condizioni di umanità nelle carceri". Accanto a ciò l'avvocato Rossi traccia comunque una nota positiva rispetto alle modifiche dell'articolo 11 dell'ordinamento penitenziario che prevede il principio della parità tra detenuti (e internati) e soggetti liberi nella tutela del diritto alla salute. Per la Fondazione Scuola Forense Alto Tirreno che racchiude gli ordini degli Avvocati di Pisa, Livorno, Lucca, Massa Carrara e La Spezia è intervenuto il Presidente, avvocato Alessandro Cardosi: " ‘Cuori di tutti’ ha tre significati principali: il cuore è un organo che appartiene a tutti, che sancisce eguaglianza tra le persone come fa l'articolo 3 della Costituzione, che tutela quindi anche i detenuti. Poi il cuore è quello di tutti quelli che gravitano nel mondo penitenziario, quindi sia dei detenuti che dei detenenti a cui sarà rivolto il servizio. L'ultimo significato è quello relativo al cuore dell'avvocatura che si impegna in queste iniziative meritevoli". Hanno concluso la presentazione del progetto gli interventi delle dottoresse Angela Venezia (Direttore Ufficio III detenuti e trattamento – Provveditorato Regionale Amministrazione Penitenziaria Toscana-Umbria) e Paola Montesanti (direttore dell’Ufficio IV Servizi Sanitari, della direzione generale detenuti e trattamento del Dap), le quali hanno ribadito come il Dap è sempre orientato, nei limiti delle competenze, alla tutela della saluta dei detenuti che molto spesso proprio in carcere per la prima volta incontrano un medico e ricevono le cure.

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