Appello dei Garanti
Angela Stella Unità 12 dicembre 2025
“Non c’è più tempo! Bisogna fermare la strage di vite e di diritti nelle carceri italiane”: questo l’appello lanciato ieri dai Garanti territoriali dei diritti delle persone private della libertà personale durante un convegno al Senato dal titolo “Dignità e diritti in carcere. Verso il Giubileo dei detenuti, le proposte dei Garanti”, durante il quale hanno ribadito altresì la necessità “di gesti di clemenza, di speranza e di una legge ordinaria per superare il sovraffollamento carcerario”. Oggi siamo sempre più vicini alla soglia critica dei 66.000 detenuti che ci costò, nel 2013, la condanna da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo. E tutto questo mentre il sovraffollamento tocca percentuali altissime: oggi siamo giunti al 133% a livello nazionale, con punte del 220% a San Vittore, del 212% a Foggia, del 205% a Lucca e del 201% a Brescia e a Lecce. In più dall’inizio dell’anno sono 74 i suicidi dietre le sbarre. “Dopo Cipro e la Francia – si legge nella nota dei Garanti - l’Italia rimane il terzo Paese nella classifica del sovraffollamento (Report Eurostar per il 2023), grazie soprattutto all’insufficienza delle strutture. Ma non c’è tempo per aspettare la realizzazione del Piano Carceri”. Che fare allora? “L’adeguamento della pena ai parametri costituzionali esige serie riforme strutturali più a lungo termine, al fine di prevenire future derive incostituzionali come quella attuale” scrivono i Garanti per i quali è necessario agire su più fronti: intervenire sulle criticità che escono dal Codice penale e da quello processuale, valorizzare modalità extra murarie di esecuzione pena, anche ampliando gli attuali margini delle misure alternative alla detenzione, lavorare sulla disciplina della recidiva e sulle ipotesi di depenalizzazione, con la consapevolezza che tutto questo “perde di senso se si continua di anno in anno ad introdurre una serie sempre più corposa di reati puniti sempre e soltanto con pena detentiva, che appesantiscono inevitabilmente il sistema penitenziario senza nulla apportare in termini di sicurezza sociale”. In altri termini, “occorre che la politica, attraverso un approccio libero dalle tentazioni elettoralistiche, esca dal pantano dell’errata equazione: severità della risposta punitiva = sicurezza sociale”. “Crediamo – dicono ancora i Garanti - che ci sia bisogno anche di una legge ordinaria per superare nell’immediato il sovraffollamento, per mettere in campo risposte concrete per coloro che devono scontare meno di due anni, o, addirittura, meno di un anno, così come è stato fatto dal Governo Berlusconi nel 2003 o sempre dal Governo Berlusconi nel 2010”. Bisogna pensare anche al “numero chiuso nelle carceri”, una proposta, caldeggiata anche dal deputato di +Europa Riccardo Magi, che si basa sul principio secondo cui non è possibile far entrare un detenuto in un istituto se non vi è un posto letto disponibile e conforme agli standard di abitabilità e dignità. “D’altronde, la terribile fama delle carceri italiane ha ormai superato i confini nazionali: pochi giorni fa il Tribunale di Monaco di Baviera ha sospeso il procedimento di consegna di un detenuto in esecuzione di un mandato di arresto europeo, chiedendo all’Italia rassicurazioni sulle possibili condizioni di detenzione” ricordano sempre i Garanti. Nel frattempo, “non possiamo più assistere ignavi alle morti quotidiane di uomini e diritti: il carcere in Italia è oggi diventato un contesto di privazione di diritti in un contesto di privazione della libertà, in palese violazione del terzo comma dell’art. 27 Cost. e dell’art. 3 Cedu. Bisogna che la politica intervenga ora! Lo chiedono tutte le coscienze oneste. Almeno la liberazione anticipata speciale – con cui l’Italia riuscì a superare l’emergenza sovraffollamento dopo la sentenza “Torreggiani” della Corte Edu - appare per molti versi in linea con le attuali emergenze, ma di contenuto effetto deflattivo. Una riduzione semestrale di 75 giorni, in luogo dei 45 giorni contemplati oggi, da concedere con tempistiche prioritarie, già sortirebbe l’effetto di ridurre sensibilmente le criticità carcerarie”. E infine: “Papa Francesco ha chiesto ai governi di concedere ai detenuti, durante questo Giubileo della speranza, il condono delle pene: ‘Penso ai detenuti che, privi della libertà, sperimentano ogni giorno, oltre alla durezza della reclusione, il vuoto affettivo, le restrizioni imposte e, in non pochi casi, la mancanza di rispetto. Propongo ai governi che nell’Anno del Giubileo si assumano iniziative che restituiscano speranza’. Chiediamo speranza e umanità. Adesso”. A tal proposito da venerdì 12 a domenica 14 dicembre si terrà a Roma l'ultimo grande evento giubilare, il Giubileo dei Detenuti. L'evento, spiega una nota, al quale sono iscritti circa 6.000 pellegrini, è rivolto ai detenuti, con i loro familiari, agli operatori delle carceri, alla polizia e all'amministrazione penitenziaria. Intanto ieri le opposizioni hanno ribadito, nell'Aula della Camera, la richiesta di una informativa urgente del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sul sovraffollamento carcerario. “La situazione delle carceri si aggrava giorno dopo giorno nell'indifferenza di governo e maggioranza", ha detto nel suo intervento il deputato del Partito democratico, Federico Gianassi. Mentre sull’altro fronte il sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove, parlando con "Il Foglio" nel video podcast Divergenze Parallele, ha bocciato la proposta del mini indultino natalizio proposto del presidente del Senato, Ignazio La Russa: “Non siamo d'accordo nè come governo, nè personalmente, su una proposta di svuotamento carcere” ha specificato il numero tre di via Arenula. Proprio la seconda carica dello Stato, nell’incontro pre natalizio con i giornalisti ha ammesso: “La presidente del Consiglio ha ritenuto di non fare un mini mini mini indulto che avevo proposto. Se ora devo dire una cosa che mi tirate fuori con le tenaglie, dico di lavorare sugli strumenti che hanno i giudici di sorveglianza Due di loro sono venuti per caso al ristorante a dirmi ‘siamo sotto numero in modo impressionante, ci sono pile di pratiche per le quali potrebbero dare benefici o la scarcerazione anticipata’. Ogni volta che ho fatto una proposta ho avuto uno schiaffo in faccia, ma non metto la testa sotto la sabbia e allora dico allarghiamo le regole per i domiciliari, aumentiamo i giudici di sorveglianza con norme temporanee". Questa volta al posto di uno schiaffo in faccia avrà una stretta di mano?
Commenti
Posta un commento