Non verrà consegnato alla Romania “non è garantito lo spazio vitale”





di Valentina Stella per il Dubbio 17 01 2017

Non verrà consegnato alla Romania  il cittadino rumeno, attualmente domiciliato nel bresciano, ma condannato nel suo Paese d'origine per una serie di reati che vanno dal bracconaggio al contrabbando fino al concorso in rapina, commessi nel 2011 proprio nella regione dei Carpazi.  Lo ha deciso pochi giorni fa la Corte d'appello di Brescia in quanto lo Stato richiedente non garantisce nelle celle lo spazio minimo vitale per un detenuto, ovvero  i tre metri quadrati calpestabili. La vicenda ha inizio  lo scorso marzo quando il quarantenne rumeno era finito nel carcere di Canton Mombello in esecuzione di un mandato di arresto europeo. La Corte d’appello ne aveva disposto la consegna alla Romania. Ma nel mese di luglio la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso degli avvocati di fiducia dell'uomo, Alessandro Bertoli e Mauro Bresciani, che hanno evidenziato ai Supremi giudici la mancata richiesta alle autorità rumene da parte della Corte di appello di Brescia delle garanzie sul trattamento penitenziario a cui sarebbe stato sottoposto il detenuto. Infatti ci spiegano gli avvocati "abbiamo dimostrato che la Romania ha un ordinamento penitenziario afflitto da particolari condizioni carcerarie che avrebbero comportato  un concreto rischio di condizioni inumani e degradanti per il nostro assistito, alla luce dei criteri fissati dalla Corte di giustizia U.E. il 5 aprile 2016". Dopo l’annullamento della sentenza con rinvio ad un’altra sezione, la Corte d’appello si è attivata, attraverso il Ministero della Giustizia, per ottenere le dovute garanzie. La  Romania ha fatto sapere che il detenuto avrebbe usufruito di uno spazio minimo individuale di tre metri quadrati in caso di esecuzione della pena in «regime chiuso» e di due metri quadrati in caso di «regime semiaperto o aperto». Per la seconda sezione della Corte d’Appello di Brescia la risposta rumena non garantisce lo «spazio individuale intramurario conforme agli standard europei» che «va individuato in tre metri quadrati calpestabili» perché, essendo il letto normalmente pari a circa 1,5 metri quadrati,  al detenuto resterebbero «in caso di regime chiuso non più di 1,5 metri quadrati e in caso di regime semiaperto o aperto non più di 0,5 metri quadrati sempre calpestabili» in «aperta violazione» di quanto stabilito dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Gli avvocati si dicono molti soddisfatti di questa decisione "anche perché è forse la prima pronuncia nella quale si dà conto della insufficienza  delle garanzie proposte dal Paese richiedente. Tali richieste non partono in maniera automatica ma è onere della difesa proporle. Adesso il nostro cliente è tornato in libertà, mentre la Romania, in tempi ragionevoli, può fornire le assicurazioni dovute che, qualora accolte, potrebbero aprire alla possibilità della consegna dell'uomo alle autorità rumene".  Chiediamo agli avvocati Bertoli e Bresciani se sia quantomeno curioso che l'Italia chieda garanzie alla Romania, quando proprio il nostro Paese è spesso condannato dall'Europa per le condizioni carcerarie.  "L'Italia è  stata più volte condannata a partire dalla famosa sentenza Torreggiani ma il nostro Paese almeno per un certo periodo - forse adesso si sta ripresentando il problema - ha fatto in modo di spostare i detenuti, aprire le celle, trovare cioè un sistema per cui non vi fosse più il sovraffollamento. Viceversa la Romania non solo non ha fatto nulla ma noi abbiamo anche dimostrato nell'ambito di questo processo che il Ministro della Giustizia rumeno aveva mentito alla Cedu sui provvedimenti presi per migliorare la situazione carceraria".  Chiediamo qualche dettaglio in più su questa scandalosa circostanza. "Nel corso della seduta del Consiliul Superiur al Magistraturii lo scorso 6 ottobre il Ministro della Giustizia rumeno, Raluca Pruna, ha ammesso di aver mentito alla CEDU in ordine allo stanziamento di fondi destinati agli istituti penitenziari rumeni". Quali le conseguenze?  "Il presidente dell’Unione Nazionale Giudici della Romania, Dana Girbovan,  - l'equivalente del nostro Csm - ha osservato che le false dichiarazioni rese dal Ministro della Giustizia certamente avranno un forte impatto sulle relazioni con gli altri Paesi dell’Unione Europea in materia di cooperazione giudiziaria", concludono i due legali. 

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