“Mi riscatto per...”, avviati al lavoro 4500 detenuti nei primi diciotto mesi

di Valentina Stella Il Dubbio 14 novembre 2019

«Grazie ministro. Per me, per noi detenuti questo progetto è gratificante. Ci fa accedere alla libertà, ci fa avvicinare a quelle persone che ci vedono solo come dei delinquenti ma che così capiscono che possiamo fare qualcosa per loro». Con queste parole un detenuto del carcere di Rebibbia si è rivolto ieri al guardasigilli Alfonso Bonafede al termine di una conferenza stampa indetta per illustrare il nuovo Ufficio centrale per il lavoro dei detenuti, “Mi riscatto per... il futuro”.

In un anno e mezzo si è registrata una implementazione dei progetti di lavoro di pubblica utilità: sono stati sottoscritti 70 protocolli che hanno portato all'avviamento al lavoro di 4.500 detenuti. Un'esperienza partita da Roma, dove i reclusi del carcere di Rebibbia sono stati impegnati nella manutenzione del verde cittadino e delle strade, e proseguita in altri capoluoghi. La tappa successiva è stata nel capoluogo lombardo, con il progetto '' Mi riscatto per Milano''. Hanno poi aderito Palermo, Torino, Napoli e Genova. Da qui la necessità di monitorare tutte le iniziative a livello territoriale e garantire uniformità delle procedure. Il ministro Bonafede si è detto “molto orgoglioso” del progetto: la dimensione più nobile della giustizia è quella che va oltre i perimetri dell'aula di tribunale e del carcere, è quella che riguarda anche la fase esecutiva della pena. Parallelamente al principio di certezza della pena deve esserci quello del rispetto dell'articolo 27 della Costituzione.

Quale migliore rieducazione se non il lavoro? Lavorare fa intraprendere un percorso di reinserimento sociale. Il capo del dap Francesco Basentini ha spiegato cosa ha dato la spinta a questo progetto: «Ogni volta che visito le carceri i detenuti mi chiedono di poter lavorare. Noi abbiamo tradotto questo messaggio in questo progetto e questo grazie anche ai magistrati di sorveglianza. Il lavoro è una leva imprescindibile. Questo ufficio – ha concluso Basentini - è nato proprio per fare da interfaccia tra il mondo economico di fuori e idetenuti, da tramite tra domanda e offerta».

Su questo il ministro ha tenuto a precisare che «questi lavori sono a titolo gratuito, non rubano il lavoro a nessuno, ma restituiscono qualcosa alla società». Abbiamo chiesto al ministro quale fosse la sua risposta a chi, come il Garante dei Detenuti, critichi il progetto perché il lavoro non è tale se non è retribuito: «Apprezzo la volontà di raggiungere obiettivi più ambiziosi - ci ha risposto – ma noi dobbiamo capire e farci carico delle esigenze che ci arrivano dall’intera comunità penitenziaria. Io non posso rimanere fermo se un detenuto mi dice che non vuole passare la sua giornata a guardare il soffitto». Bonafede ha annunciato: «Grazie a un confronto aperto con la maggioranza vorremmo introdurre una nuova formula di pagamento che vada al di là del semplice rimborso e che permetta al detenuto di non avere più debiti con lo Stato».

Nel corso di quest'anno l'iniziativa “Mi riscatto per...” è stata oggetto di particolare interesse da parte dello United Nations Office on Drugs and Crime, che ha promosso la sottoscrizione di un memorandum d'intesa fra Nazioni Unite, Segreteria di governo della Città del Messico e ministero della Giustizia per l'implementazione nel sistema penitenziario messicano del progetto '' Lavori di pubblica utilità'', sulla base del modello italiano.

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