Contro i negazionisti del metodo scientifico

di Valentina Stella Left 23 agosto 2019


L’anti-vaccinismo, la contrarietà alla sperimentazione animale e agli ogm, il sostegno al metodo Stamina: sono  importanti  fenomeni di massa che hanno diviso e continuano a dividere non solo l’opinione pubblica ma anche i decisori politici, sia in Italia che all’estero.  Secondo un recente sondaggio dell’Eurobarometro, ad esempio,  il 48% degli europei crede a false leggende sui vaccini, ossia che causino spesso gravi effetti collaterali.  In questi casi la comunità scientifica ha stigmatizzato tali prese di posizione, prive di oggettività, ma è stata spesso sotto attacco perché per molti un ragionamento basato sull’evidenza scientifica è solo una opinione, e per di più con la stessa dignità di una affermazione di colui che non ha mai aperto un libro di medicina.  Tuttavia la ricerca medico – scientifica ha il nobile compito di demolire i nostri pregiudizi e migliorare le nostre esistenze. In questi ultimi anni, a causa anche di una diffusione incontrollata sui social network di gigantesche bufale, la credibilità della scienza è  stata minata da parte della disinformazione e del nuovo oscurantismo in cui si moltiplicano i ciarlatani. Le fake news possono addirittura uccidere o ledere gravemente, se solo si pensa ad un bambino morto per una otite curata con l’omeopatia o a casi di rapporti sessuali non protetti da parte di persone affette da HIV per le quali l’HIV non esisterebbe o sarebbe un virus inoffensivo. Potremmo citare centinaia di altri esempi ma quello che c’è da evidenziare  è che per combattere questa pericolosa disinformazione occorre fare rete tra scienziati, politici, società civile, nel comune sforzo di diffondere la verità e combattere la pseudoscienza dilagante sulla rete, aiutando la cittadinanza a capire l’importanza dell’innovazione e supportando la politica a fare scelte sul modello dell’evidence-based policy making. Tutto ciò si rende ancora più necessario in un momento in cui, secondo gli ultimi test Invalsi, il 35% degli studenti di terza media non capisce un testo d'Italiano. Per questo il 5 giugno a Milano è stato presentato il Patto Trasversale per la Scienza, il cui obiettivo principale è “portare le evidenze scientifiche alla base delle scelte legislative e di governo di tutti i partiti politici, trasversalmente. Siamo inoltre - scrivono i promotori -  un mezzo operativo e una cassa di risonanza per tutti i cittadini che vogliono combattere bufale e fake news in ambito medico-scientifico, così come i ciarlatani e gli pseudomedici. Vogliamo promuovere la cultura della scienza e il metodo scientifico attraverso programmi formativi e divulgativi in ambito scolastico, sanitario e mediatico”. Tra i padri fondatori di questo progetto ci sono due illustri scienziati italiani: Guido Silvestri e Roberto Burioni. Il primo è professore ordinario e capo dipartimento di Patologia alla Emory University di Atlanta, uno dei massimi esperti al mondo di HIV e Aids, autore di ‘Il virus buono’ (Rizzoli). Il secondo è Professore Ordinario di Microbiologia e Virologia presso Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, noto divulgatore scientifico, e  autore di ‘Balle mortali. Meglio vivere con la scienza che morire coi ciarlatani’ e ‘La congiura dei somari. Perché la scienza non può essere democratica’ (entrambi Rizzoli).  In questa intervista doppia ci spiegano l’importanza di questo Patto.
Professor Silvestri, cos'è il Patto e da quale esigenza nasce? Quali saranno i vostri passi successivi?  Bisogna partire dalla constatazione che la scienza è un metodo di lavoro e di studio indispensabile per aumentare la conoscenza umana e migliorare la qualità di vita di tutti noi. I benefici che genera hanno un valore universale per il progresso dell’umanità e non possono venire considerati di destra, di sinistra, o di centro. Il Patto Trasversale per la Scienza (PTS) nasce come appello rivolto a tutte le forze politiche italiane perché si impegnino a promuovere e tutelare la scienza. Tra i politici firmatari ricordiamo Matteo Renzi, Beppe Grillo, Antonio Tajani, Beatrice Lorenzin, Elena Fattori, Carlo Calenda, Giorgio Gori, Marco Bella ed un altra ventina di membri dei parlamenti italiano ed europeo. Il passo successivo, già iniziato, è quello di passare dall'appello all'azione. Per questo il Patto si è trasformato in una associazione che ha lo scopo di promuovere  e proteggere la scienza con azioni specifiche, documenti, interventi e interazioni con il mondo della politica e la società civile. Tutti coloro che hanno già sottoscritto o sottoscriveranno l’appello possono diventarne parte attiva, e collaborare al coordinamento delle attività pro-scienza a livello regionale e locale con iniziative mirate sul territorio, a partire dalle scuole e dagli ospedali.
Professor Burioni, come si definisce la 'pseudoscienza' e perché si crede alle fake news in materia scientifica e medica? La pseudoscienza è tutto quello che non passa attraverso la severa selezione della comunità scientifica. Il motivo per cui è facile credere alle fake news è dovuto a molti fattori. Il principale è che la nostra mente non è un organo perfetto e cade facilmente in alcuni errori che ci vengono istintivi, come per esempio stabilire un falso rapporto di causa-effetto tra due fatti che avvengono uno dopo l’altro. Il ragionamento scientifico è quello giusto, ma è profondamente innaturale.
Professor Silvestri, qual è nel nostro Paese il rapporto tra scienza e politica, visto da chi lavora da anni all’estero? Il rapporto tra scienza e politica in Italia è molto complicato. Negli ultimi decenni ci sono stati molti casi in cui idee pseudoscientifiche – dall’anti-vaccinismo al negazionismo dell’AIDS alle terapie senza alcuna base clinica e scientifica – hanno trovato sponda in qualche forza politica, con il grave rischio di provocare seri danni alla salute pubblica. Per migliorare questa situazione noi crediamo che si debba lavorare affinché tutte le forze politiche, nessuna esclusa, promuovano la scienza e combattano i deliri delle pseudoscienze. Noi crediamo che questo approccio sia molto più efficace  di quello, purtroppo in uso, di assegnare "bollini" di scientificità a priori ad un partito piuttosto che a un altro (o, ancor peggio, di inventarsi piccoli partitini pro-scienza). Con questi metodi si mette la scienza nel terreno della partigianeria politica, e questa è una cosa assolutamente da evitare. È importante notare che il modello per questo attivismo "trasversale" per la scienza nasce proprio dagli Stati Uniti, dove è stato impiegato con grande successo da Research!America, una associazione che da decenni promuove la scienza nel nostro Paese. Ed è con grande  soddisfazione che abbiamo recentemente avuto l'endorsement ufficiale di Research!America alle attività del Patto.
Professor Burioni, quali sono le cure e gli anticorpi contro le fake news scientifiche? Un impegno di tutti nel contrastarle: si è visto che la discesa in campo di medici e scienziati ha fatto la differenza nel campo delle vaccinazioni. Peccato che in questo impegno siano rimasti soli, visto che le istituzioni che avrebbero mezzi e risorse umane per rendere più efficace questa azione (Ministero, case produttrici di farmaci e altri) non si sono viste.
Professor Silvestri, come può la politica sostenere la scienza?  Semplicissimo. Deve ricordarsi che la scienza è di tutti e per tutti, e che sulla scienza (e sulla salute) non si devono fare opportunismi politici e/o ricerca del consenso ad ogni costo. Poi, sullo specifico dei temi, i politici devono interagire con la scienza, sia a livello di singoli scienziati che di associazioni, società scientifiche, istituzioni scientifiche nazionali ed internazionali. Se è vero che è la politica a decidere, è ancor più vero che sui temi di carattere scientifico queste decisioni devono essere prese sulla base dei fatti e non delle fake news.
Professor Burioni, quali sono le maggiori fake news in scienza e medicina?  Nel campo che mi riguarda, senz’altro la correlazione tra vaccinazioni e autismo. È tanto falsa quanto dire che la terra è piatta.
Un’ultima domanda per entrambi: il metodo scientifico può essere alla base della democrazia? Silvestri: Non so se il metodo scientifico possa essere "alla base" della democrazia, ma sono profondamente convinto che lo scarso utilizzo del metodo scientifico (e quindi dei dati, delle osservazioni oggettive ed indipendenti, dell'uso di ipotesi falsificabili e di esperimenti ripetibili e ben controllati, etc) sia uno dei fattori che mettano le nostre democrazie a rischio di andare verso derive populiste ed autoritarie. Infatti la scienza è probabilmente il migliore antidoto alla propaganda ed alle manipolazioni che, storicamente, hanno permesso l'esistenza di regimi in cui sono stati ignorati o peggio calpestati valori centrali dell'umanità, come libertà e giustizia sociale. Burioni: Sono due cose diverse. Per misurare la velocità di un’automobile ci vuole la scienza. Per decidere i limiti di velocità ci vuole la democrazia.

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