Niente da fare per Radio Radicale. Almeno per adesso

di Valentina Stella Il Dubbio 22 maggio 2019

Gli emendamenti al decreto crescita che chiedevano di prorogare la convenzione di Radio Radicale, ormai scaduta, ieri sera sono stati giudicati inammissibili, a partire da quello della Lega che sembrava poter trovare l’appoggio degli alleati di governo. Così purtroppo non è stato. La norma, all’esame delle commissioni Bilancio e Finanze della Camera, era stata bocciata nella mattinata di ieri, poi il Carroccio aveva presentato ricorso insieme al PD, ma il Movimento 5 Stelle, nonostante qualche voce in dissenso, è rimasto contrario. Non è dunque bastato il sì di tutti gli altri gruppi, perché era necessaria l’unanimità. Tutto ciò ha scatenato una vera e propria bagarre ieri sera nelle commissioni riunite: tutti i gruppi, infatti, sono intervenuti per tentare di convincere il Movimento 5 Stelle, che ha fatto mancare l’unanimità, a cambiare idea. Non poteva essere altrimenti, considerato che proprio qualche ora prima il sottosegretario all’Editoria Vito Crimi aveva ribadito che la posizione del Governo non era cambiata e rimaneva a sfavore dell’emittente radicale. Da quello che si può leggere dal resoconto pubblicato sul sito della Camera della riunione delle commissioni, sembrerebbe che gli emendamenti siano stati respinti per incompatibilità di materia con il dl Crescita; tuttavia Claudio Borghi, il leghista alla presidenza della Commissione Bilancio, “osserva che la responsabilità politica della mancata riammissione degli emendamenti relativi a Radio radicale sia indubbiamente da attribuire al gruppo del MoVimento 5 Stelle, ferma restando la loro indiscutibile estraneità per materia, rilevata dalle presidenze”. Duro comunque l’affondo della dem Silvia Fregolent verso Borghi, accusato di fare “il Ponzio Pilato”.

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