«Buoni risultati grazie alla Banca dati del Dna»

di Valentina Stella Il Dubbio 15 gennaio 2018

Proprio un anno fa da queste pagine vi raccontavamo dell’inizio della procedura di inserimento dei profili del Dna dei detenuti nella Banca dati nazionale Dna, istituita nel 2009 presso il Ministero dell’Interno- Dipartimento della Pubblica Sicurezza, insieme al Laboratorio Centrale per la Banca Dati Nazionale del Dna. Si era dato il via ad un importante e innovativo passo in avanti nella soluzione di casi criminali complessi, in quanto da allora si è reso possibile confrontare il Dna ottenuto dalle tracce biologiche rinvenute sulla scena del crimine con quello ricavato dai campioni salivari prelevati alla popolazione detenuta e archiviati nell’apposita banca dati. Per approfondire abbiamo parlato con la dottoressa Grazia De Carli, direttore del Laboratorio centrale Banca Dati nazionale del Dna.

Dottoressa innanzitutto a chi viene prelevato il Dna e in che modo?

Ad un ampio numero di soggetti, in quanto sono esclusi solo coloro che hanno avuto imputazioni di reati finanziari o nei confronti della pubblica amministrazione. Il prelievo è effettuato attraverso un tampone orale a secco che viene strofinato sulla parte interna della guancia o sulle gengive. Esso viene effettuato all’atto della scarcerazione, perché quando è partita la normativa c’era già una popolazione detenuta. I prelievi del campione biologico vengono effettuati presso gli Istituti penitenziari nelle cosiddette “stanze bianche igienizzate”.

Questi spazi sono stati adeguatamente predisposti per evitare il rischio di contaminazione ma anche per assicurare che le stesse operazioni siano eseguite nel rispetto della dignità e della riservatezza di chi vi è sottoposto. A gestire l’operazione vi è personale altamente qualificato del Corpo di Polizia Penitenziaria, per lo più biologi e informatici. La polizia Penitenziaria per la prima volta dà un nuovo impulso alle attività di indagine. I profili genetici estratti vengono poi inseriti nella Banca dati nazionale del Dna attraverso il sistema Codis, fornito dall’Fbi.

Poi cosa succede?

Così è possibile procedere al successivo confronto con i profili del Dna non identificati acquisiti dai reperti biologici trovati sulla scena del crimine dalla polizia giudiziaria al fine di facilitare l’identificazione degli autori dei delitti. La Banca dati Dna consente inoltre all’autorità giudiziaria e alla polizia giudiziaria di interrogare e ricevere interrogazioni di profili

del Dna dalle omologhe banche dati internazionali per le finalità di collaborazione internazionale di polizia in adesione al Trattato di Prüm ed alle cosiddette “Decisioni di Prüm” allo scopo di contrastare il terrorismo e la criminalità transfrontaliera. Se a seguito del confronto in via automatica i due profili si riscontrano uguali, si ottiene il cosiddetto “match”.

Quali i risultati ottenuti?

Ad oggi i profili genetici inseriti hanno prodotto 47 “match” fra tracce biologiche rinvenute sulla scena del crimine e campioni salivari prelevati alla popolazione detenuta e due di questi hanno trovato riscontro in ambito internazionale combaciando con i profili di Dna inseriti dalla Polizia di un altro Stato estero a seguito di consultazione e raffronto.

Quindi si tratta di una Banca Dati interforze potremmo dire?

Non ci sono più banche dati del Dna distinte per ogni singola forza di polizia, ma i dati confluiscono in un’unica banca dati nazionale Dna, con evidenti risparmi di costi di gestione e la possibilità di poter incrementare l’opportunità di legare casi prima non collegati a livello investigativo.

Per quanto tempo vengono conservati i dati?

Il profilo ricavato dal campione è conservato per un massimo di 30 anni, mentre il campione biologico 8 anni.

Cosa accade quando un detenuto a cui è stato fatto il prelievo viene poi dichiarato innocente?

A seguito di assoluzione con sentenza definitiva perché il fatto non sussiste, perché l’imputato non lo ha commesso, perché il fatto non costituisce reato o perché il fatto non è previsto dalla legge come reato, è disposta d’ufficio la cancellazione del profilo del Dna e la distruzione dei relativi campioni biologici.

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