In marcia per la giustizia in nome di Marco Pannella e Papa Francesco

di Valentina Stella (Il Dubbio 08/11/2016)
Il maltempo che si è abbattuto domenica sulla capitale non ha fermato le centinaia di manifestanti che, sfilando dietro lo striscione 'Amnistia', hanno dato corpo e voce, attraverso la musica de "I presi per caso", band di ex detenuti e non,  alla IV marcia per la giustizia giusta organizzata dal Partito radicale in nome di Marco Pannella e Papa Francesco, partita dal carcere di Regina Coeli e terminata a Piazza San Pietro. Proprio il Papa, durante l'Angelus, ha chiesto alle istituzioni di tutto il mondo "un atto di clemenza per i detenuti che si riterranno idonei": 17000 di loro, da molti istituti di pena, hanno digiunato sabato e domenica per condividere, anche da dietro le sbarre, lo sciopero della fame che dal 9 ottobre ha portato avanti Rita Bernardini insieme ad Irene Testa e altri compagni del Partito radicale per chiedere, tra l'altro, la calendarizzazione del progetto di riforma dell'ordinamento penitenziario, arenatosi al Senato. Su questo concorda anche l'onorevole Fabrizio Cicchitto, di Area popolare, che fin da subito ha aderito alla marcia: "è stato un errore inserire questa modifica nel più ampio complesso della riforma penale", e sulla possibilità di un provvedimento di amnistia ha aggiunto che "è un nodo di difficile realizzazione, in quanto occorrono i due terzi del Parlamento per approvarla. Con l'onorevole Marazziti (ndr di Democrazia solidale - Centro democratico) ho presentato un progetto di legge che cerca di dare una soluzione più realistica, limitando l'amnistia a reati fino a quattro anni". Insieme a lui alla marcia, c'era anche l'onorevole del Partito democratico Walter Verini, membro della Commissione Giustizia: "sono qui, come pure l'altra volta con Marco Pannella, perché riconosco ai radicali il grande sforzo di fare da apripista delle coscienze su alcune questioni che non sempre la politica mette al primo posto. Aderire a questa marcia non significa per me dire che sarebbe bello approvare l'amnistia, ma è necessario, tuttavia, migliorare la situazione di vita delle carceri affinché il detenuto possa uscirne rieducato e reinserirsi nella società. La pena non è vendetta". A fargli da eco, arriva Don Ciotti, presidente di Libera, il quale auspica che il carcere divenga "l'extrema ratio" da applicare a chi ha commesso un reato. E accenna anche al 41 bis che "deve essere usato solo per situazioni estreme". Per il sottosegretario Benedetto della Vedova rimediare al problema del sovraffollamento significa approvare in Parlamento la legge per la legalizzazione della cannabis "perché tante persone che sono in galera hanno commesso reati di droga e in più in generale legati alla cannabis". Dunque è stata una marcia trasversale, immagine della sintonia tra laici e cattolici, come testimoniato anche dalle bandiere delle Acli: due facce della stessa medaglia, a favore della dignità dei detenuti, di un carcere rieducativo, di una speranza per una vita socialmente utile dopo la pena.

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