Le 8 proposte dei radicali per rifare lo Stato di diritto

di Valentina Stella Il Dubbio 30 maggio 2018

Da domani partirà in tutta Italia la raccolta firme promossa dal Partito radicale su otto proposte di legge di iniziativa popolare per riformare giustizia, sistema elettorale, servizio pubblico dell’informazione. Servono almeno 50mila firme certificate su ogni proposta, nel giro di 6 mesi. Al termine verranno depositate in Senato dove, ha spiegato ieri in conferenza stampa il segretario di Nessuno tocchi Caino Sergio D’Elia, «si avrà la certezza che vengano discusse, in virtù di una recente modifica del regolamento». I temi sono quelli storici del partito di Marco Pannella: amnistia e indulto concessi con la maggioranza assoluta del Parlamento, riforma dell’ergastolo ostativo, del 41 bis e delle norme sull’isolamento diurno in quanto, come ha ricordato Elisabetta Zamparutti, «non esiste Stato di diritto se una misura emergenziale diviene ordinaria» ; e ancora, abolizione degli incarichi extragiudiziari per i magistrati; revisione delle misure di prevenzione e delle interdittive antimafia; revisione delle procedure di scioglimento dei Comuni per mafia perché, come ha sostenuto l’avvocato Giampaolo Catanzariti, «le misure attuali hanno fallito, visto che ci sono Comuni sciolti per ben 3 volte a causa di infiltrazioni criminali» ; cancellazione del monopolio della Rai e sua messa all’asta; in ultimo, elezione del Parlamento con il sistema uninominale secco e del Parlamento europeo con il collegio unico nazionale e proporzionale puro. Accanto ai radicali ancora una volta i penalisti: Vincenzo Comi, vicepresidente della Camera penale di Roma, annunciando la piena adesione anche del segretario Ucpi Francesco Petrelli, ha spiegato: «Noi non siamo un sindacato ma un’associazione che tutela i diritti fondamentali dei cittadini coinvolti nel processo penale, quindi

per noi è stato automatico aderire all’iniziativa del Partito radicale, i cui obiettivi sono in linea con la realizzazione dello Stato di Diritto». Gli ha fatto eco l’avvocato Giuseppe Belcastro: «Il nostro impegno accanto ai radicali rappresenterà anche il tentativo di una riforma culturale. Nel contratto fra Lega e 5 Stelle sulla giustizia c’è una controriforma rispetto agli approdi scientifici condivisi sulla questione penitenziaria.

Credo che chi ha redatto quel capitolo non abbia mai visitato, ad esempio, un reparto del 41 bis».

Secondo Rita Bernardini, componente della presidenza del Partito radicale, la riforma è tanto più urgente quanto più assoluto è «il disinteresse di tutte le forze politiche nel voler affrontare i problemi della giustizia che toccano da vicino migliaia di cittadini. Il popolo italiano si è più volte espresso a favore di un sistema uninominale», ha poi ricordato Bernardini, «ma il regime lo ha tradito, optando ora per leggi anticostituzionali ora per altre che mantenevano la quota proporzionale, svilendo il rapporto diretto tra eletto ed elettore».

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