In Iran torture e pena di morte non risparmiano neanche i minori

di Valentina Stella Il Dubbio 30 maggio 2018

L’ Iran di cui nessuno parla è quello dove i diritti umani sono continuamente violati: torture e pene capitali sono perpetrate brutalmente, nascoste per quanto possibile e non sanzionate. Lo dicono i dati raccolti da Nessuno Tocchi Caino e resi noti la scorsa settimana presso la sede del Partito Radicale in un incontro durante il quale è stata fornita un’anticipazione del Rapporto 2018 “La pena di morte nel mondo”. L’elezione di Hassan Rouhani come Presidente della Repubblica Islamica il 14 giugno 2013 e la sua riconferma alle elezioni del 19 maggio 2017 hanno portato molti osservatori, alcuni difensori dei diritti umani e la comunità internazionale a essere ottimisti. Tuttavia, si legge nel rapporto “il suo governo non ha cambiato approccio per quanto riguarda l’applicazione della pena di morte; anzi, il tasso di esecuzioni è nettamente aumentato a partire dall’estate del 2013. Almeno 3.288 prigionieri sono stati giustiziati in Iran dall’inizio della presidenza di Rouhani ( tra il 1° luglio 2013 e il 31 dicembre 2017) ”.

L’Iran rimane nel 2017 il Paese con il più alto numero di esecuzioni pro capite. L’impiccagione è il metodo preferito con cui è applicata la Sharia: essa avviene di solito tramite delle gru o piattaforme più basse per assicurare una morte più lenta e dolorosa. Come cappio è usata una robusta corda oppure un filo d’acciaio che viene posto intorno al collo in modo da stringere la laringe provocando un forte dolore e prolungando il momento della morte. Essa è spesso combinata a pene supplementari come la fustigazione e l’amputazione degli arti prima dell’esecuzione. La pena di morte non risparmia neanche i minori, in aperta violazione della Convenzione sui Diritti del Fanciullo che pure l’Iran ha ratificato. Nel 2017, sono stati giustiziati almeno 6 presunti minorenni. La Fondazione Abdorrahman Boroumand ha documentato almeno 126 esecuzioni di delinquenti minorenni in Iran dall’inizio del 2000 e fino al 31 dicembre 2017, mentre sarebbero inoltre almeno 80 i prigionieri del braccio della morte in Iran che avevano meno di 18 anni al momento del reato.

Come spiega il rapporto dell’associazione radicale Nessuno Tocchi Caino, il cui segretario è Sergio D’Elia, «in base alla legge iraniana, le femmine di età superiore a nove anni e i maschi con più di quindici anni sono considerati adulti e, quindi, possono essere condannati a morte, anche se le esecuzioni sono normalmente effettuate al compimento del diciottesimo anno d’età». Ma in Iran non c’è solo la pena di morte: torture, amputazioni degli arti, fustigazioni e altre punizioni crudeli, disumane e degradanti sono diffusamente comminate. Non si tratta di casi isolati e avvengono in aperto contrasto con il Patto Internazionale sui Diritti civili e politici che l’Iran ha ratificato

e che vieta queste pratiche. Migliaia di ragazzi subiscono ogni anno frustate per aver bevuto alcolici o aver partecipato a feste con maschi e femmine insieme o per oltraggio al pubblico pudore. Inoltre i rapporti sessuali tra due individui dello stesso sesso continuano a essere considerati crimini e soggetti a punizioni da cento frustate fino all’esecuzione. Secondo l’articolo 233 del nuovo codice penale islamico, la persona che ha svolto un ruolo attivo ( nella sodomia) sarà frustata 100 volte se il rapporto sessuale era consensuale e non era sposata, ma quella che ha giocato un ruolo passivo sarà condannata a morte a prescindere dal suo status matrimoniale. Se la parte attiva è un non- musulmano e la parte passiva un musulmano, entrambi saranno condannati a morte.

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha espresso “preoccupazione per il continuo disprezzo delle garanzie riconosciute a livello internazionale, incluse le esecuzioni compiute senza notifica ai familiari o ai consulenti legali del prigioniero”. Nonostante questo nei primi nove mesi del 2017 il valore delle nostre esportazioni verso l’Iran è stato pari a 1,147 miliardi di euro, le importazioni dall’Iran hanno registrato un marcato incremento raggiungendo il valore di quasi 2 miliardi di euro”. Come rende noto il Tehrantimes il mese prossimo alcune aziende italiane visiteranno l’Iran per ampliare i legami delle energie rinnovabili mentre, ci fanno sapere da Invitalia, che l’accordo Quadro di Finanziamento per un importo complessivo fino a cinque miliardi di euro firmato tra il nostro governo e quello iraniano lo scorso gennaio è in attesa del Dpcm che renderà operativa la società Invitalia Global Investment. Per Elisabetta Zamparutti, componente Comitato per la Prevenzione della Tortura del Consiglio d’Europa per conto dell’Italia, «l’Iran continua ad essere al centro dell’attenzione per la minaccia nucleare alla sicurezza mondiale ma l’Iran, da quarant’anni, è una minaccia alla sicurezza e ai diritti umani del popolo iraniano che vuole un governo secolare e democratico. Per questo quello che bisogna chiedere e pretendere è il rispetto dei diritti umani, più che concentrarsi sulle sanzioni economiche».

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