Ciao Paolo. Fine-vita all'italiana


Si è spento Paolo Ravasin, 53 anni, uno dei simboli per la battaglia per il testamento biologico e l’eutanasia: da 15 anni era affetto da Sla, la stessa malattia che ha ucciso il leader radicale Luca Coscioni.
Nel 2008, Ravasin, con un video testamento biologico trasmesso all'Associazione Luca Coscioni, disse "no" all'accanimento terapeutico, certificando la sua intenzione di opporsi a qualsiasi tipo di trattamento forzato. Dichiarò: 'nel momento in cui non fossi più in grado di mangiare o di bere attraverso la mia bocca, oppongo il mio rifiuto ad ogni forma di alimentazione e di idratazione artificiale sostitutive della modalità naturale', richiamando l’articolo 32 della Costituzione italiana che cita “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.
La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. In Italia non esiste una legge sul fine-vita, nonostante il 71,7%  degli italiani sia per il testamento biologico e 58,9% per l’eutanasia legale. Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, ha così commentato i dati Eurispes: “Il rapporto anche quest’anno conferma il quadro di cittadini largamente favorevoli ad allargare lo spazio della libertà e responsabilità individuale su tanti temi che riguardano la salute, la vita e le relazioni affettive e familiari. Gli italiani sono ostinati: continuano a volere maggiori libertà e diritti, contro la politica, ma anche contro il comportamento della televisione”, che fa mancare qualsiasi tipo di dibattito su questi temi.
L’Associazione Luca Coscioni ha però depositato in Parlamento oltre 65000 firme su una proposta di legge di iniziativa popolare per il testamento biologico e la liceità dell’eutanasia, che attende di essere discussa in aula.

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