"Provenzano, il mio pericoloso cliente in coma"
Parla l'avvocato Rosalba Di Gregorio, divenuta il difensore di
fiducia di Bernardo Provenzano subito dopo l'arresto di quest'ultimo l'11
aprile 2006 in una masseria nella contrada Montagna dei Cavalli di Corleone.
Dunque, avvocato Di Gregorio, ci può
dire quali sono le attuali condizioni di salute di Bernardo Provenzano? Provenzano si trova allettato, in una
stanza singola, videosorvegliato tutto il giorno. I valori ematochimici sono
tutti nella norma. Dal punto di vista cerebrale, il paziente risulta gravemente
compromesso, ha il Parkinson, è dipendente per ogni atto della vita quotidiana.
Tecnicamente è risvegliabile ma non
contattabile.
Nel decreto di proroga leggiamo da
una parte le motivazioni di quelli favorevoli al 41 bis per Provenzano - Ministro Orlando, Direziona Nazionale
Antimafia, Procura di Palermo, Cassazione - , dall'altra quelle dei contrari:
procura di Caltanissetta e di Firenze. Solo pochissimi accenni alla stato di salute
del detenuto. Come giudica il provvedimento di proroga? Nelle motivazioni, la procura di Palermo elenca i vari
processi che ha subìto Provenzano, delinea la figura del detenuto e il suo
ruolo nell'associazione mafiosa, la sua storia passata. Cita l'Operazione Perseo del 2008 durante la quale
furono arrestati 99 appartenenti a Cosa
nostra che avrebbero voluto rifondare una sorta di commissione provinciale,
naturale prosecuzione dell'epoca provenzaniana.
Secondo gli investigatori, gli "altri
uomini d'onore, pure di primario rilievo, portano avanti i disegni del boss
detenuto": quindi secondo loro Provenzano deve rimanere al 41 bis per
le sue idee passate. In più, e questo è l'aspetto che più non ho compreso, tra
le motivazioni c'è il fatto che i figli Angelo e Francesco Paolo hanno rilasciato
"inusuali" dichiarazioni
alla stampa nazionale.
Farete ricorso contro l'ennesima
proroga del 41-bis? Si,
il ricorso è già pronto e lo discuteremo insieme alla collega Maria Brucale.
Già nel 2012 l'allora deputata
radicale Rita Bernardini, a seguito di una visita ispettiva nel carcere di
Parma, evidenziava anche che Provenzano "e' in regime di 41-bis in un reparto isolato; sorvegliato a vista 24
ore su 24 a seguito del recente tentativo di suicidio; e' apparso poco lucido e
sicuramente non in grado di rispondere a tono alle domande che gli sono state
rivolte sul suo stato di salute". Una foto di Falcone e Borsellino era
stampata dinanzi la sua cella. E' stato sempre un detenuto eccellente? Direi di sì: sempre in isolamento, non ha mai potuto fare una
richiesta di giornali. Sulla foto di Falcone e Borsellino dinanzi la cella
voglio specificare un fatto forse noto a pochi: nel processo di Capaci,
Provenzano era assistito da un avvocato che dopo la sentenza di primo grado non
ha fatto appello; quindi Provenzano è diventato definitivo per la strage di
Capaci senza difesa. Nel Borsellino ter
invece per ogni udienza c'era un difensore di ufficio: Provenzano si è preso
una condanna in funzione del fatto che il suo gruppo avrebbe commesso la strage
ma ora si sa che non erano implicati perché l'hanno fatta i Graviano, secondo
le dichiarazioni di Spatuzza. Nei processi Tempesta e Golden Market con le
dichiarazioni di Giuffrè e di Brusca ho ottenuto l'assoluzione di Provenzano da
tutta una serie di omicidi per il semplice fatto che è rimasto provato che lui
della commissione provinciale di Palermo, cioè quella che decideva le stragi,
non ne faceva parte perché per il mandamento di Corleone c'era Totò Riina.
Giuffrè sostiene che nell''89 Riina gli chiese 'ma Binnu esce di mattina o di sera ?', noi chiedemmo cosa
significasse: Riina voleva fare fuori
Provenzano. Dunque quando gli hanno messo la foto di Falcone e Borsellino
davanti la cella non gli hanno fatto nessuna pressione psicologica.
Viste le gravi condizioni di salute
di Provenzano, per quale motivo in passato gli è stata rifiutata la richiesta
di differimento della pena? E' importante sottolineare che la richiesta di differimento
della pena a Milano non l'ho fatta io. L'ha fatta direttamente il magistrato di
sorveglianza di Milano perché il dottor Casati, cioè il primario, ha voluto
sollevare un problema serio: nel reparto da lui diretto un letto destinato ad
un malato acuto, pagato quindi dalla Regione Lombardia, è occupato invece da un
malato cronico come è Provenzano, che non è curato ma mantenuto in vita. Lo ha
scritto da quando Provenzano è arrivato a Milano: è incompatibile con il
carcere, non solo con il 41 bis.
Avete presentato un ricorso a
Strasburgo per denunciare le condizioni di detenzione inumane e degradanti alla
quali è sottoposto Provenzano? Sì, ma il procedimento è ancora pendente. L'udienza non è
stata ancora fissata.
Attualmente quanti sono i processi
che vedono come imputato Bernardo Provenzano che sono stati sospesi in quanto
quest'ultimo non è nemmeno in grado di partecipare coscientemente al
dibattimento? Che io sappia ne sono sospesi tre. Dal momento
che non fa più nomine di avvocati da quando non è più in grado di capire,
potrebbe avere sparsi in teoria altri processi. Due anni fa abbiamo impugnato
il 41 bis adducendo tutta una serie di certificazioni mediche ma il Tribunale
di Roma ha rigettato la nostra richiesta dicendo che nel momento in cui a
Provenzano era stata notificata la
fissazione di una udienza, al Tribunale risultava che lui si rifiutava di
firmare la notifica stessa. Rifiutare di firmare comporta una manifestazione di
volontà che però non c'era in Provenzano già gravemente malato e incapace di
comprendere. Appena Provenzano è stato trasferito al San Paolo di Milano,
abbiamo fatto una istanza al giudice tutelare di Milano per valutare le
condizioni cliniche del detenuto e stabilire se era meritevole di avere un
amministratore di sostegno anche per ricevere le notifiche. Il giudice ha
emesso il provvedimento e ha nominato suo figlio Angelo amministratore. Il
Tribunale di Milano con questa relazione scritta dal loro magistrato di
sorveglianza dispone una perizia. Io non ho nominato consulenti di parte.
L'esito della perizia è chiaro: "dal
punto di vista cognitivo, il paziente risulta essere gravemente compromesso.
Pur rimanendo vigile, non è in grado di relazionarsi con il personale medico.
Esplora con gli occhi l'ambiente, ma non risponde ad alcun tipo di domanda, se
non confabulando". In più un criminologo ha appurato che non esiste
pericolosità né diretta né indiretta. Lui non è pericoloso come risulta dalle
perizie del Tribunale di Milano, ma in un reparto di lungodegenza i familiari
potrebbero salutarlo prima che muoia. Attualmente lui è dietro un vetro
blindato e non può tenere il citofono in mano. Dopo dieci minuti che i
familiari - la moglie e i due figli -
sono arrivati in ospedale, dove possono recarsi solo una volta al mese,
vanno via perché lui non risponde, non li vede e non apre gli occhi. All'inizio
gli mettevano accanto una guardia del GOM (Gruppo Operativo Mobile) che gli
teneva il citofono sull'orecchio. Le ultime novità sono che da circa un paio di
mesi la guardia non gli porge più il citofono, aprono lo sportello del vetro ma
continuano ad impedire ai familiari di avvicinarsi a lui e toccarlo. Angelo, la
scorsa volta, ha chiesto di chiudere il vetro perché quella pantomima era
inutile.
La procura di Palermo scrive nel 2014
che Provenzano è "costantemente
tuttora destinatario di varie missive dal contenuto ermetico, cui spesso sono
allegate immagini religiose e preghiere, che ben possono celare messaggi con la
consorteria mafiosa". Di cosa si tratta? A me invece hanno scritto due donne,
mi pare una fosse belga, dicendo che erano le figlie di Provenzano. Altre in
cui mi si chiede di essere messi in contatto con Provenzano per fare affari
insieme. Purtroppo il mondo è pieno di mitomani. E non è l'unico caso: mi sono
arrivati pacchi di lettere da parte di una ragazza inglese che prima si è
presentata come amica e poi come moglie di un altro mio cliente, Pietro
Aglieri; la donna mi mandava pure gli scontrini della spesa per farseli
rimborsare dal presunto marito. Insomma, il mondo è pieno di pazzi. Qualcosa
del genere sarà avvenuto anche al 41 bis, ma lì, come sanno tutti, c'è il
controllo e la censura della posta da parte degli agenti del GOM. E inoltre
allo stato attuale Provenzano non è in grado di leggere e capire la posta.
Il 41 bis è nato come misura
emergenziale, cautelare e preventiva. Oggi invece sembra assumere una funzione
punitiva, di cui si fa un uso politico? Lei che parere ha? Per me il 41 bis resta
incostituzionale. E' l'istituzione di un regime di doppio binario di
carcerazione ingiusta e incostituzionale. La prevenzione del problema, se lo
Stato è capace, deve farla all'esterno e non limitando i diritti di quelli
all'interno, già vinti. Anche perché lo Stato ha la prova, e lo ribadisce più
volte, che le associazioni criminali, e cosa nostra in particolare, hanno la
capacità di rigenerare i quadri di comando.
Nicola Gratteri ha dichiarato che il
41 bis potrebbe essere superato solo in un mondo senza mafia e terrorismo. Lei
come commenta? Resterà un provvedimento eterno? Certo, altrimenti l'antimafia che fa! Quando
morirà Provenzano, come gli altri, imbalsamatelo e mettetelo in una sezione del
41 bis con le guardie in pensione e tenetelo lì. Così abbiamo spiegato allo
Stato che il nemico è sempre quello, e gli altri possono farsi i fatti loro
all'esterno.
Piero Ichino insieme ad altri
senatori ha presentato una interrogazione al Ministro Orlando sul 41 bis. Si
legge "il ministro valuti
l’opportunità di adottare linee-guida le quali [...]in ossequio rigoroso al
principio contenuto nell’articolo 27 della Costituzione". Lei cosa ne
pensa? Ed è possibile rieducare un boss? Prima dobbiamo iniziare ad applicare l'articolo 27
nelle carceri normali senza illuderci di poter pensare di poterlo fare nel 41.
Sarebbe un grosso passi avanti ma con la situazione carceraria che abbiamo mi
pare quasi ridicolo.
Nel Suo libro co-firmato con Dina
Lauricella "Dalla parte sbagliata",
Lei scrive che soprattutto durante i processi del '92 per le stragi, spesso
l'avvocato dei mafiosi era additato come fiancheggiatore dell'antistato. E'
ancora così? Da parte nostra la percezione è
sempre la stessa, nella misura in cui che se sei il difensore di un soggetto ti
si identifica con quel soggetto. Da sempre come avvocati abbiamo costituito
quella sorta di barriera, di limite: da una parte stringiamo la mano al signor
Procuratore della Repubblica, dall'altra parte al nostro cliente. Nessuno
capisce che segui quella importantissima linea di discrimine, di separazione,
di filtro per cui arrivato ad un certo punto ti si dovrebbe riconoscere il
merito di essere individui che nonostante abbiano contatti con certi soggetti
rimangono persone perbene. Questo non piace perché se questo fosse chiaro,
acquisiresti nella dinamica processuale una importanza notevole. E comunque
invece la bilancia deve pendere sul collega pubblico ministero. Devo dare atto
che nell'attuale processo di Caltanissetta con il presidente Antonio Balsamo
non abbiamo percepito per tutta la celebrazione del processo nessun tipo di
discriminazione, di differenza. Siamo tutti insieme lì senza distinzioni di
parti per l'accertamento di una verità che per 20 anni hanno messo sotto i
piedi. Quello è un processo campione.
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